Politica

Domenica e lunedì 6 e 7 maggio nella tornata di voto amministrativo che riguarderà 147 comuni comuni siciliani, tra cui i comuni capoluogo Palermo, Agrigento e Trapani, ci saranno anche tre realtà del nostro comprensorio che rinnoveranno sindaco e consiglio : Altavilla Milicia, Ficarazzi, Santa Flavia.

Il voto in queste realtà non è indifferente per noi cittadini di Bagheria e per tante ragioni.

A partire dal fatto che alcuni dei più importanti servizi, da quello della raccolta e smaltimento rifiuti alla gestione della distribuzione idrica, ai servizi sanitari sono ormai comprensoriali.
La velocità degli spostamenti e la commistione di interessi consente di guardare al nostro intorno come ad un sistema  integrato in cui si muovono circa 100.000 abitanti.
Altavilla, Ficarazzi e Santa Flavia, e Casteldaccia , in cui però non si vota, hanno alcuni elementi di comunanza nello sviluppo recente che li caratterizza e di converso nella crisi che ormai, come Bagheria, queste realtà stanno attraversando.

Quando nei primi anni ’90 la spinta edilizia a Bagheria si esaurì, per le indagini della magistratura e gli scioglimenti dei consigli comunale, ad accogliere amorevolmente le imprese orfane di autorevoli tutele negli uffici tecnici furono i comuni vicini.

Per avere un’idea di quello che è accaduto basti pensare che nel 1991 Bagheria aveva di poco superato i 50.000 abitanti.

Ficarazzi, Casteldaccia, e Santa Flavia erano ancora largamente al disotto dei 10.000 abitanti, e Altavilla sotto i 5.000. e rappresentavano più o meno il 25% della popolazione del Distretto, oggi i tre comuni succitati ospitano 13.000 -14.000 abitanti, ed Altavilla 7.000; Bagheria invece negli ultimi quattro-cinque anni ha una popolazione stabile sui 55.000 abitanti o poco più.

A conti fatti Bagheria è cresciuta in 20 anni del 10%, mentre questi comuni vicini sono cresciuti mediamente del 50% ed oggi rappresentano il 40% della popolazione del comprensorio.

Sono stati investiti cioè da fenomeni di forte crescita urbanistica che Bagheria conobbe sin dagli anni ’70 e ’80, e che in queste realtà sono arrivate dopo dieci o quindici anni; hanno manifestato pertanto una forte capacità attrattiva su chi dovendo lavorare nel capoluogo ha preferito, per una serie di motivi, fissare la propria residenza nei comuni vicini, sia ad ovest che ad est di Palermo.

Naturalmente oggi si trovano a dover gestire problematiche molto simili a quelle legate ad uno sviluppo urbanistico e demografico spesso tumultuoso del territorio e della popolazione, avvenuto senza un contestuale incremento di strutture e di servizi, soprattutto sociali.

Peraltro di questa crescita che sembrava dovesse durare sempre, si sono giovati i sindaci di quegli anni che avendo governato processi di crescita e di espansione, sono stati sino a d un certo punto rieletti con percentuali “bulgare”.

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Salvatore Scaletta ad Altavilla, Pietro Sanfilippo a Santa Flavia, Giuseppe Cannizzaro a Ficarazzi, tutti e tre peraltro medici, e Giovanni Di Giacinto a Casteldaccia sono la riprova di quanto diciamo.

Ormai però da almeno cinque-quattro anni a questa parte la spinta propulsiva dell’edilizia si è venuta esaurendo e i nodi stanno venendo al pettine.

I tre comuni in cui si vota, pur conservando dei tratti comuni rispetto a questo tipo di trasformazioni, si presentano al voto partendo da situazioni diverse.

Ad Altavilla, per esempio, Nino Parisi , già presidente del precedente consiglio comunale, che ha costruito la propria candidatura portando avanti già da tempo un proposta di alternativa, rappresenta in qualche modo il dinamismo e la voglia di fare di alcuni settori produttivi della società

E’ stato l’alfiere della contrapposizione del ruolo del consiglio comunale al sindaco Camarda, cui veniva imputato un sostanziale immobilismo, e il fatto di non aver saputo imprimere quella svolta e quel movimentismo che la situazione richiedeva.

Pino Virga l’altro candidato, rappresenta il tentativo di una riorganizzazione dei gruppi sociali e di interesse, che già quattro anni fa avevano espresso la candidatura di Camarda; anche se va osservato che in una realtà come Altavilla, vecchio e nuovo, così come destra e sinistra, sono termini che rischiano di essere fuorvianti rispetto alla comprensione dei processi che maturano.

E non è un caso che Davide Faraone, il rottamatore-rinnovatore, uomo del PD rivelazione alle primarie per il sindaco di Palermo, sia venuto ad Altavilla a sostenere la lista di Parisi, che viene percepito come un fattore di rinnovamento della politica.

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Altavilla è il comune in cui sono più visibili le trasformazioni socio-economiche degli ultimi decenni: l'aspetto dei negozi cittadini, il numero e la qualità della auto, la presenza di un numero enorme di imprese edili e dell'artigianato connesso all'edilizia, una settantina.

Ora anche quà la crisi morde.

 Ma è questo il tema implicito, trasversalemente presente, nei tre comuni al voto. La credibilità e la forza di una proposta politica che attui il rilancio dell'economia.

A Santa Flavia la situazione se vogliamo è più complessa: sin dalla fine degli anni ’70 Santa Flavia con le sue frazioni più importanti, Porticello, Sant’Elia, ecc… sembrò rappresentare un modello vincente: una realtà territoriale che assieme al settore tradizionale trainante della pesca, in quel periodo particolarmente ricco, riusciva a far crescere un settore legato alla ricettività e alla ristorazione e al turismo che giovarono all’economia della comunità: coniugare vecchi modelli produttivi e nuove frontiere del turismo e dell’accoglienza sembrarono il segreto per una crescita senza fine.

Il prezzo è stato un uso intensivo e spregiudicato del territorio, che ancora oggi i flavesi pagano.

Poi anche quà il meccanismo si è inceppato: per le normative comunitarie che stanno rischiando di far affondare il settore della piccola pesca artigianale che in Porticello ha uno dei suoi centri più importanti sulla costa tirrenica, l’incapacità della classe politica a governare questi processi facendo crescere servizi e infrastrutture non effimere a servizio del turismo, con il risultato che quel Trizzanò prefigurato come nuova Capri e Portofino, ora anche il venerdì e il sabato sera mette parecchia tristezza.

Antonio Napoli, pur impaniato nella sua vicenda giudiziaria, chiede la riconferma per completare il lavoro già iniziato, Salvatore Sanfilippo si muove sul sostegno di uno straordinario consenso popolare soprattutto a Porticello, Giusi Gerratana che, pur partita un po’ in sordina, è riuscita a porre al centro della campagna elettorale alcuni temi politici di fondo, il campo sportivo, il mercato ittico, la condizione dei pescatori, e potrà rappresentare una dignitosa terza forza, soprattutto se il gruppo che sta crescendo insieme a lei continuerà a fare politica anche al di là del momento elettorale.

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A Ficarazzi dove la situazione è più aperta, ci sono ben quattro i candidati a contendersi il ruolo che Cannizzaro ha occupato per due sindacature.
Pino Macchiarella sindaco sino al 1999 quando dovette subire un inopinato scioglimento, così come lo furono allora quello dei consigli di Bagheria e Caltavuturo, ritiene di poter richiamare alle armi i giovani e i protagonisti di quindici anni fa, che consentirono, in una situazione politica però del tutto diversa, la sua ascesa allo scranno di primo cittadino.
Ino Trizzino, oggi presidente del consiglio, Salvo Bisconti assessore in carica, e Paolo Martorana, assessore sino a qualche mese fa sono gli altri tre candidati a sindaco.

Candidati che sono stati in parte e per certi periodi partecipi della esperienza Cannizzaro, dalla quale però un po’ tutti, vuoi per il distacco dimostrato dal sindaco uscente di Ficarazzi in questi ultimi anni di sindacatura ed in questa campagna elettorale in particolare, tendono a prendere le distanze.
Sembra di capire che l’impossibilità di una sua ricandidatura, oltre che la stanchezza per un ruolo, quello di sindaco, oggi fardello pesante, abbiano spinto Cannizzaro a seguire da lontano la competizione elettorale, senza dare indicazioni sul delfino che vorrebbe gli succedesse.

Le previsioni in tutti e tre i comuni sembrano abbastanza scontate, ma l’esperienza dice che le migliori “previsioni” sono quelle che si possono fare dopo aver contato il lunedì sera le schede.


 

Il 6 e 7 maggio i cittadini flavesi, più che in altre occasioni elettorali, saranno chiamati ad una scelta importante, che avrà notevole influenza sul futuro della vita, dell’economia e dello sviluppo della nostra cittadina.

Gli elettori di Santa Flavia, Porticello, Solanto, Sant’Elia, Bellacera, Ranterìa, si troveranno di fronte ad un bivio: imboccare con coraggio e fiducia la strada del cambiamento o credere ancora una volta alle false promesse e alle sirene, con il rischio però stavolta di ritrovarsi nel giro di qualche mese di fronte ad una grave paralisi amministrativa che affonderebbe definitivamente la nostra comunità.

Io sono un medico e amo il mio lavoro, mi spendo per la salute dei miei pazienti, ma amo anche il paese dove sono nato, dove sono nati i miei figli e dove voglio che crescano e rimangano.
Per questo voglio mettere a disposizione dei miei concittadini quella capacità che si matura anche nel mio lavoro, quella cioè di lavorare in gruppo, di dare valore al lavoro degli altri, di ottenere risultati concreti e visibili.

Per me la politica è, e resterà sempre, passione e servizio, e non sarò mai un politico di professione.

Il mio programma per il governo della città nasce dalle cose che vedo e dalle persone che incontro ogni giorno; nasce dalle condizioni di vita, di lavoro, di disagio e di vera e propria sofferenza che riscontriamo tra i nostri compaesani: il futuro dei pescatori, il lavoro dei giovani, una cittadina ospitale e accogliente.

Qualcuno si è scandalizzato quando ho detto che bisognava ripartire dalle piccole cose e mi ha "richiamato" dicendomi che invece bisognava sognare in grande.

Così come, secondo l’adagio cinese, anche un lungo viaggio comincia sempre con un primo piccolo passo, così anche i grandi progetti si costruiscono cominciando a realizzare le piccole cose, le fondamenta.

Qualcuno mette in giro la voce che per fare il sindaco occorre stare tutto il giorno in giro ed avere la parlantina sciolta, forse per potere imbrogliare più facilmente la gente.

Al momento del voto occorrerà ricordarsi che noi stiamo invece pagando caramente le conseguenze di una presenza solo formale ed invadente e di una sostanziale assenza rispetto alle problematiche vere da risolvere, da parte del sindaco uscente.

In politica non vale il vecchio proverbio che “l’occhio del padrone ingrassa il cavallo”.

Vale non tanto la capacità di mostrarsi ma la capacità di essere, vale cioè la sostanza molto più della forma, e conta soprattutto saper "fare squadra".

Per questo, qualora venissi eletto, avrò alcuni punti di riferimento cardinali:

-valorizzazione delle risorse umane interne all’ente comunale

- metterò in campo una squadra di persone preparate ed efficienti, e non di assessori presi a casaccio di qua e di là per accontentare qualche gruppetto politico o di interesse o qualche camarilla locale

- pieno controllo dei processi amministrativi, dalla formazione di una determina alla sua applicazione

- rapporto di rispetto e di armonia nei confronti del consiglio comunale, e non come è stato in questi cinque anni, di perenne scontro e conflitto.

- attuerò una riduzione dei costi della politica

Io non sarò il sindaco tuttofare e spicciafaccende, io vorrò essere il “primus inter pares”, che coordina il lavoro di una squadra in cui tutti gli elementi debbono girare e funzionare al meglio e al massimo.

E’ questa la funzione del sindaco, non altra.

Dovrò certo imparare, e imparerò, così come ho imparato con la mia tenacia cose anche più difficili.

Imparerò a rappresentare degnamente, e in tutte le sedi, la mia comunità, a difenderne i diritti e le ragioni, a renderne concrete le aspettative.

Lo assumo come impegno d’onore. Io, come ho già avuto modo di dire, darò risposte.

 

nella foto di copertina da sx Salvatore Sanfilippo e Pietro Sanfilippo, già sindaco di Santa Flavia

Ormai prossimi al dissesto finanziario del comune, anche per gli ingenti costi della politica che continuano a lievitare per gettoni di presenza a sedute inutili ed inconcludenti del Consiglio comunale, molte attività commerciali a Bagheria sono fallite e gli stessi Bagheresi vengono costretti a sacrifici che ormai stanno superando la loro capacità di sopportazione.

La politica sembra ormai l'unica attività che non subisce la crisi economica.

Mentre, il Sindaco Lo Meo ha preferito imporre ai Bagheresi il raddoppio della TARSU senza la predisposizione di un piano locale di gestione dei rifiuti che consenta di riutilizzare, riciclare e recuperare i rifiuti urbani e speciali, abbattendo almeno del 50% i costi di conferimento in discarica consentendo un risparmio di oltre 2.500.000 euro, come da me sostenuto ripetutamente, e mai contraddetto, durante le elezioni amministrative.

Il Sindaco non ha adottato sistemi di premialità e misure di perequazione per le fasce sociali più deboli.

Nulla ha fatto per adeguare la macchina amministrativa comunale alla lotta verso ogni forma di evasione della TARSU che viene valutata attorno al 40%, una enormità ed una vergogna. Infatti, il pagamento da parte di tutti i Bagheresi delle tasse dovute avrebbe il benefico effetto di una riduzione delle stesse aliquote a vantaggio di tutti.
Invece, i Bagheresi sono, sempre più, spettatori passivi, in un crescendo di disperazione.

L'insieme di queste misure (raccolta differenziata,, lotta all'evasione TARSU, misure di premialita’ e di perequazione per le fasce sociali più deboli) avrebbe evitato il raddoppio della TARSU.

Il Sindaco - poiche’ non è in grado di risolvere i veri e gravi problemi che affliggono da tempo il consorzio - abbia almeno il buon senso di non infierire sui deboli, additando i lavoratori COINRES come unica causa dei mali, in questo momento di grave disagio economico, ancor più esasperato dall’aumento della TARSU.
Il Sindaco sostiene che ogni lavoratore amministrativo ha un proprio foglio di presenza che gestisce autonomamente e che questo personale, seppur eccedente, in gran parte, abbia percepito e continua a percepire, ormai quasi istituzionalmente 200 ore di straordinario pro-capite.

Omette di dire ai Bagheresi che chi ha svolto attività straordinaria è stato regolarmente autorizzato e il Consorzio non può, già da tempo, pagare neppure un’ora di straordinario senza l’autorizzazione e i controlli del Comune.
Invece di abbaiare alla luna, intervenga in modo strutturale nell’ottimizzare l’impiego della forza lavoro durante il normale orario di lavoro al fine di ottenere un notevole risparmio di straordinari.

Ecco, allora, 4 spunti a futura memoria:

1) gli amministratori di Bagheria sono espressione vischiosa di una politica ribaltonista tutta volta all’occupazione del potere, senza progettualità ed ostaggio di accordi ed equilibri di partiti;
2) i partiti, usciti vincitori dalle elezioni stanno chiedendo il corrispettivo, nei suoi molteplici aspetti;
3) abbiamo motivo di credere che non verrà operato alcun taglio dei costi della politica, su cui si gioca la carta della credibilità, e riteniamo che la questione morale si coniugherà con i costi della politica, in quanto costo indiretto della stessa politica;
4) gli attuali amministratori non proteggeranno Bagheria dal declino economico, morale e sociale, specie in un momento, come l’attuale, di crisi.

Il tema della credibilità sarà martellante e si tradurrà nell'auspicio di un governo della città affidato a persone autorevoli, non vincolate a nomination di partito.
Ipotesi al momento non sul tappeto .

 

                                                                                   Bagheria, lì 1 maggio 2012

                                                                                   Dott. Vincenzo Provino - Patto per lo sviluppo e la legalità
 

C’è un dato tra tanti che sta mettendo in serio allarme il ragioniere capo del Comune,  che toglie il sonno al sindaco e all’intera giunta e che avvicina pericolosamente l’ombra del dissesto finanziario che potrebbe, assieme alle finanze comunali, travolgere anche la classe politica uscita dal voto dello 29 maggio 2011.

Ed è che l’introito derivante dal raddoppio della Tarsu nel 2011, in seguito alla famosa determina dell’agosto scorso, sino a qualche settimana fa era di poco meno di 200.000 euro a fronte di un incasso previsto di circa 5.000.000 di euro.

Non solo, ma tra qualche settimana comincerà ad arrivare la Tarsu 2012 che sarà già raddoppiata rispetto a quella del 2010.

Per capirci: una famiglia media che pagava 200 euro di Tarsu nel 2010 di Tarsu si è vista arrivare il raddoppio per il 2011, altri 200 euro cioè, tra gli ultimi mesi del 2011 e i primi del 2012; nel giro dei prossimi mesi si vedrà arrivare la TARSU 2012, cioè altri 400 euro.


A ciò si aggiungano, i minori introiti derivanti dalle multe dei VV.UU., l’ormai quasi nullo recupero della TOSAP , una delle tasse più evase ( scarrozzi, suolo pubblico e affini), che fanno il paio con la riduzione di trasferimenti previsti in quanto comune non virtuoso, ed il quadro è (quasi) completo.

Ed ecco perché formare il bilancio preventivo 2012 sarà impresa pressocchè impossibile, atteso sempre che se il 25  maggio prossimo il Tar nel giudizio di merito dovesse dar torto al comune di Bagheria circa l’impugnativa della nomina del commissario ad acta per il recupero coattivo del 1.800.000 euro che il comune deve al Coinres, la frittata sarà completa.

Senza dimenticare che tra le poste “attive” di bilancio si continuano a mettere le entrate solo fittizie dei 4.000.000 di euro di crediti che il comune vanta dall’EAS, e  i famosi 3.000.000 di risarcimento della sentenza Aiello, che chissà se, e quando vedremo.

Ma la rabbia della gente nel consiglio aperto di lunedì, non è da sottovalutare, perché il sordo brontolìo sotterraneo che pervade ormai l’intero corpo economico e sociale del paese e non solo a Bagheria, è foriero di ben gravi conseguenze.

.Ed è proprio la situazione dell’intero paese che ci faceva pensare alla storiella del contadino che voleva insegnare all’asino di restare senza mangiare quando non lavorava, e prese a poco a poco, giorno dopo giorno, a ridurre la biada per abituarlo.
E’ vero, l’asino imparò a mangiare sempre di meno, ma proprio quando il contadino aveva raggiunto il suo scopo e l’asino aveva imparato a sopravvivere senza mangiare, ahimè, l’asino morì.

Ci veniva in mente questa storiella , al consiglio comunale di lunedì sera autentico “sfogatoio” di rabbia e protesta, in cui rischiava di venir fuori una miscela a esplosiva, di tanti pensionati ed erano la maggior parte , che proprio non ce la fanno più e le ragioni dei dipendenti del Coinres, uno dei quali ha spiegato al microfono, che in tre mosse è tutto risolto, e la politica che fa la parte del pesce in barile o peggio fa demagogìa.

L’assemblea dell’altra sera era disposta ad accettare un solo "ragionamento", e cioè quello della  demagogìa.

Chiunque si sforzasse di introdurre un elemento di razionalità veniva immediatamente zittito: difficile per chiunque potere intervenire in quella situazione.

La gente presente voleva ascoltare, per necessità e per bisogno, una sola proposta: “ Non paghiamo e facciamo ricorso", magari ad un organo “incompetente” come la Commissione Tributaria regionale e poi si vedrà.

Non spingeva all’ottimismo l’assemblea aperta anche per un’altra serie di motivi, anche per la politica che in presenza di un linguaggio e di atteggiamenti aggressivi e minacciosi non se la sente di parlare chiaro.

Per cui quelli che governano usano i toni diplomatici, quelli dell’opposizione fanno le scene madri di strappare le cartelle, e il sindaco Lo Meo, rispetto alle decisioni coraggiose che ha assunto e che vorrebbe portare avanti, si ritrova sostanzialmente solo.
 

Vincenzo Lo Meo, è giusto dirlo, in questa vicenda sta facendo una battaglia giusta e coraggiosa ma solitaria: avrebbe bisogno di un consiglio comunale che al di la dei ruoli di maggioranza e di opposizione parlasse con chiarezza e lo sostenesse, cosa che non avviene.

Il pretesto è sempre il solito: "noi lo dicevamo", "noi lo avevamo previsto", quindi adesso dai guai, il sindaco si tiri fuori da solo.

Questa non è politica, questo è piccolo cabotaggio meschino e furbesco che si ritorcerà contro chi lo pratica.

Poco conta che in questa vicenda tutti, ripetiamo tutti, ai diversi livelli di responsabilità, in consessi politici diversi ed in tempi diversi, hanno accumulato le stesse gravissime responsabilità, dalla Regione alla Provincia ai Comuni, per aver creato questi ATO, in cui i sindaci erano controllori e controllati, per averli trasformati in comodi uffici di collocamento, per avere fatto demagogia e per avere foraggiato le imprese di mafia, per avere reso invivibili le nostre città.


 

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