Un tempo si usava dire agli amici “Vediamoci in piazza…”. Oggi, invece, spesso ci si incontra in rete. Sempre più comune e frequente l’uso di facebook e di altri social network (per es., Myspace e Twitter) come luoghi di ritrovo e di incontro.
Tanto per i più giovani quanto per i meno sembra che la vita reale, fatta di rapporti veri e di contatti fisici, abbia trasferito la sua residenza nel mondo virtuale. La rete, di fatto, consente di superare le barriere del tempo e dello spazio e consente di vivere sé stessi in rapporto agli altri senza vincoli di ruolo, di convenzioni, di identità di genere: si può diventare chi si desidera. Questo aspetto infonde a chi intrattiene rapporti virtuali un senso di onnipotenza. E’, peraltro, possibile avviare relazioni velocemente e senza troppe difficoltà emotive.
Fino a qualche anno fa ci si preoccupava per i soggetti che abusavano di sostanze come alcool, eroina, cocaina, oggi si assiste a nuove dipendenze: quella dai videogiochi, dalle nuove droghe, da internet.
Proprio così! Si può diventare dipendenti dalla rete e, nello specifico, mi interessa parlare della dipendenza da face-book.
Immagino le espressioni perplesse di quanti tra voi si connettono alla ricerca di nuove amicizie, vivendo facebook come un passatempo, un diversivo per incontrare vecchi e nuovi amici, per condividere informazioni, foto o altro ancora.
Non voglio affatto dire che chiunque si connetta ed utilizzi facebook o altri social networks sia dipendente ed abbia sviluppato un problema di cui prendere coscienza. Ci sono però alcuni segnali che devono mettere in allarme rispetto ad un utilizzo patologico di internet da parte di quanti hanno perso il controllo e trascorrono molte più ore in rete che nella vita reale.
Quali sono i segnali della dipendenza da facebook o da altri social network? I sintomi di questa nuova dipendenza sono da rintracciare sul piano comportamentale, su quello psichico e su quello psicosomatico.
Da un punto di vista comportamentale, per es., chi sta sviluppando una dipendenza o l’ha già sviluppata trascorre l’intera giornata a connettersi, ad aggiornare il proprio profilo e a verificare se ci sono messaggi, se altri si sono associati alla propria pagina; spesso non mangia e non dorme. La vita su facebook diventa per lui/lei più importante di quella di tutti i giorni. Arriva tardi al lavoro, agli appuntamenti con persone significative, interrompe tutte le proprie attività di lavoro e di studio, concentrando la sua intera attenzione su internet e sui rapporti sociali avviati in rete ed abbandonando sempre più quelli della vita di tutti i giorni.
Di notte non smette di pensare a ciò che succede in rete e si connette continuamente per lasciare tracce di sé. Il suo modo di esistere è quello di essere in rete. Facebook assume nei suoi pensieri il peso di una vera e propria ossessione, il primo pensiero del mattino e l’ultimo della sera. Se non è in rete, non esiste; vive solo se intrattiene messaggi su internet e se viene rifiutato come amico da qualcuno, sta male.
Quando il soggetto non riesce a connettersi, per impegni vari o per impossibilità tecniche, può presentare: ansia, pensieri fissi, depressione, paura, attacchi di panico, insicurezza, suscettibilità, problemi di sonno. Il soggetto, dunque, sta male psichicamente e fisicamente.
Ed, infatti, come accennavo ci sono alcuni segnali molto importanti che riguardano lo stato psicologico del soggetto che avverte un forte senso di inadeguatezza nelle relazioni sociali della vita reale tanto più quanto più si sente onnipotente in rete. Nella vita reale una persona dipendente da internet si sente frustrata ed incapace di concentrazione e di una buona riuscita nei rapporti con l‘Altro, di contro, avverte un senso di sicurezza, di socialità, di forte personalità nel relazionarsi via internet.
Nella vita di tutti i giorni appare apatico ed insofferente come se portasse dentro un senso di disperazione e di imminente catastrofe. Comincia a non assumere più la propria personalità ma a manifestare identità diverse dalla propria e da se stesso. Nel tempo i sintomi di dipendenza assumono il carattere di sintomi fisici: nausea frequente, disturbi dell’alimentazione, cefalee, ipersudorazione, dolori muscolari, tensioni, tachicardia, vista annebbiata, difficoltà a mettere a fuoco.
A causa dei disturbi citati il soggetto che dipende da facebook fatica ancor più a condurre le abituali attività, riducendo, man mano, interessi ed attività e diventando depresso e spaventato dal proprio stato d’animo. La dipendenza da internet lo consuma pian piano come l’uso di una droga induce un decadimento fisico e psichico.
A livello cerebrale connettersi provoca il rilascio di una maggiore quantità di sostanze psicoattivanti come quando si assume una sostanza; a livello mentale si apprendono meccanismi e schemi ricompensatori che portano al riutilizzo continuo e crescente di face book esattamente come accade a chi consuma sostanze.
E’ chiaro che una persona che si ritrovi ad instaurare una simile dipendenza vive un disagio che lo ha portato ad inventarsi una vita lontana dalla realtà, trasponendo tutto sul piano virtuale. Spesso si rintracciano alla base della ricerca di questi rapporti distanti e poco profondi un problema nell’accettazione del sé ed evidenti difficoltà ad avviare relazioni con le persone della vita reale.
Come accade per tutte le dipendenze occorre innanzitutto riconoscere che c’è un problema che nasce da un disagio molto profondo e farsi aiutare da uno psicoterapeuta.
Analogamente a chi si rifugia in un altro mondo assumendo alcool o droghe oppure giocando ai videogiochi anche chi evade nel mondo virtuale, dimenticando la vita reale, ha probabilmente scelto una strategia di fuga da una crisi che non è riuscito ad affrontare in altro modo, sperimentando un senso di sicurezza che non è reale ma fittizio.
Il percorso è difficile ma vale la pena intraprenderlo per ritrovare sé stessi e ritornare alla vita reale fatta di gioia e di dolore, di ragioni e di emozioni e, soprattutto, di rapporti attraversati da sguardi, abbracci e da tante altre sfumature che i contatti in rete riescono a trasmettere in modo fittizio e non naturale.
Giuliana Larato, psicologa dell'età evolutiva, psicoterapeuta della famiglia e delle relazioni