Politica

Trapelano nelle dichiarazioni dei responsabili della politica cittadina le incertezze e le preoccupazioni per quanto potrà accadere nelle prossime settimane, dato per scontato che IRPEF  e IMU non potranno essere ritoccate per tentare di salvare quel tanto sospirato pareggio di bilancio che adesso diventa una chimera.

"Ho tentato in tutti i modi di fare intendere- ci dice Lo Meo- malgrado il clima non favorevole dell'aula, che la nostra proposta era l'unica che avrebbe dato una prospettiva alla nostra comunità: approvare gli incrementi di IMU e IRPEF ci avrebbe consentito di "pilotare" il dissesto con il concorso dello Stato che mette a disposizione di comuni "virtuosi" ( quelli cioè che avrebbero messo in campo tutte le misure atte ad evitare il dissesto, e quindi il ritocco delle aliquote IMU e IRPEF ai massimi n.d.r.) un finanziamento straordinario tratto dal fondo di rotazione dello Stato, rimborsabile in dieci anni e che per Bagheria poteva arrivare sin oltre i cinque miulioni di euro.

"Poteva essere questa - continua Lo Meo - l'unica ancora di salvezza per il nostro comune". "Adesso saremo costretti a portare in giunta prima e in consiglio dopo un bilancio non in pareggio e questo ci esporrà ad un confronto con la Corte dei conti, con conseguenze che oggi non riusciamo  a prevedere".

"Il consiglio era stato chiamato a dare una prova di grande coraggio e responsabilità che, per un concorso di circostanze, e non ultima la considerazione delle condizioni di disagio economico di migliaia di famiglie, è purtroppo mancata. Lunedì valuterò il da farsi"- conclude il sindaco

Di tutt'altro tono la dichiarazione di Gino Di Stefano, capogruppo del  Cantiere Popolare, che in consiglio ha avuto vivaci scambi con il sindaco " La politica ha fallito la prova, il sindaco Lo Meo e la sua maggioranza si sono rivelati non all'altezza della situazione. Meglio sarebbe a questo punto che tutti facessimo un passo indietro".

 Per chiudere con Daniele Vella: "Tra le forze della maggioranza siamo stati gli unici a parlare il linguaggio della responsabiltià: avevamo chiesto con il nostro emendamento su IRPEF e su IMU, (quest'ultimo poi non più presentato n.d.r.) di non intervenire in maniera indiscriminata sui bilanci delle famiglie, ma di graduare l'aumento delle imposizioni in base al reddito.

Questo emendamento, che poteva rappresentare una soluzione sostenibile per coniugare rigore ed equità non è stato appoggiato dalle forze di maggioranza, ed è per questo che ci siamo sentiti svincolati dal rispetto degli obblighi di appartenenza alla coalizione."

 

Alcune riflessioni sulle elezioni regionali 2012. Cifre e dinamiche che forniscono un quadro in chiaroscuro della Sicilia, in cui persistono ancora vecchie logiche e vecchi sistemi, ma dove allo stesso tempo ci sono i segnali – e questa volta segnali tangibili – di una possibilità vera di cambiamento.

A livello regionale la metà degli elettori non ha votato, mentre i numeri del Movimento Cinque Stelle – insieme alle preferenze ottenute da facce pulite come Fabrizio Ferrandelli (7.906 preferenze) – rappresentano un risultato chiaro e importante: in Sicilia il voto di scambio non è più forte come un tempo.

A Casteldaccia per esempio il movimento di Grillo ha ottenuto circa 900 voti per Cancelleri presidente e circa 700 per la lista provinciale. In questi numeri, e nei 200 voti disgiunti, ci sono altrettanti cittadini che hanno votato esprimendo un purissimo voto d’opinione, che non può essere ridotto a semplice voto di protesta.

110 voti a Ferrandelli e 211 al casteldaccese Bartolo Amato, altro volto nuovo della politica, candidato con Futuro e Libertà, che non ha raggiunto i numeri per un posto all’Ars, ma che ha ottenuto tutti i suoi voti senza promettere nessun favore personalistico e affidandosi dunque al voto d’opinione.

Astenuti, Movimento 5 Stelle, candidati al di sopra di ogni sospetto come Ferrandelli e Amato. Tutti elettori che, in un modo o nell’altro, non si sono piegati al voto di scambio.

Forse perché non c’è più niente da scambiare, i conti pubblici sono in rosso e i vecchi padroncini della politica clientelare – le vecchie facce, i vecchi nomi, gli esponenti dei vecchi blocchi di potere - non possono più considerare la borsa di Mamma Regione come un patrimonio personale grazie a cui elargire prebende e favori personali. Quel che è sicuro è che non possono più contare sul bacino di elettori di un tempo.

Quel che si chiede alla politica, ora, è di pensare davvero al bene comune e al futuro di questa terra. Non di “dare lavoro” ma di creare le condizioni affinché si sviluppino imprese, produzione e occupazione. Di spendere in modo intelligente i fondi europei, tagliare gli sprechi e non fare più favoritismi a questo o quel potentato.

Ma la vecchia politica ancora persiste e la strada per il cambiamento è difficile e piena di ostacoli.

Il sindaco di Casteldaccia Giovanni Di Giacinto ottiene 3148 preferenze, di cui 1.336 solo a Casteldaccia, e diventa l’unico deputato regionale eletto nella lista Crocetta di Palermo. Evidentemente la sua malapolitica degli ultimi dieci anni, fatta di clientelismo spinto, piccoli favori e appoggio ai blocchi di potere dominanti, ha pagato.

Chiaro che, nel suo caso, l’incidenza del voto d’opinione è bassissima, visti i suoi comizi frequentati soprattutto da gente interessata e non certo da elettori liberi di esprimersi.

Nella giornata delle elezioni, a Casteldaccia, i suoi mastini napoletani sostavano davanti ai seggi, appostati per controllare il buon andamento delle votazioni. Mentre Bagheria ha eletto due deputati grillini, Casteldaccia ha portato alla Regione il suo padre padrone che ha spadroneggiato nell’ultimo decennio.

Non basta pubblicare su Facebook le foto con Rosario Crocetta, col ridicolo slogan “La rivoluzione dei sindaci”, per rifarsi la verginità politica e garantirsi l’impunità da anni e anni di violazioni accertate dagli organi competenti.

Se il cambiamento arriverà, se “il rispetto della dignità” e la “rivoluzione” annunciata da Crocetta si attuerà veramente in Sicilia, i primi a cadere saranno politici come Giovanni Di Giacinto.

Ne vedremo delle belle.

 

Lorenzo Canale,

consigliere comunale di Casteldaccia

 

 

Colpo di scena nella seduta di consiglio di questa sera a Santa Flavia: il consiglio comunale con 8 voti contrari contro 5 favorevoli ha bocciato la proposta di nuovo regolamento IMU.

La giunta del sindaco Salvatore Sanfilippo che aveva recepito l'indicazione dei funzionari e dell'assessore alle Finanze, aveva portato in consiglio la proposta di aumentare da 4 a 5 l'aliquota IMU sulla prima casa e dal 7.6 al 10 quella sulla seconda casa. 

In consiglio è stato presentato un emendamento poi respinto che prevedeva di lasciare inalterata e al minimo la tassazione sulla prima casa aumentando solo quella sulla seconda abitazione. 

A questo punto si è votato sulla proposta della giunta che è stata come dicevamo respinta: Santa Flavia va inevitabilmente verso un bilancio che non rispetta il patto di stabilità e forse quindi ci si avvia verso la situazione di pre-disssesto finanziario dell'Ente comunale. 

Il dibattito si è quindi riscaldato e sono cominciate a volare parole grosse anche per la presenza di dipendenti e di un numeroso pubblico.

Il consiglio ha quindi rinviatoa domani pomeriggio la discussione che riguarda la proposta di aumento della Tarsu del 65%. 

Nello stesso pomeriggio di oggi martedì il sindaco Sanfilippo aveva notificato, prima dell'inizio del consiglio, ai quattro assessori della sua giunta l'azzeramento dell'organo; Sanfilippo non fa mistero dell'intenzione di varare una giunta tecnica, in considerazione delle presunte incapacità della giunta politica di affrontare in maniera adeguata i problemi della comunità. 

Almeno questa sembra essere nell'assenza di comunicazioni ufficiali la motivazione. 

Brusca accelerazione delle vicende politiche che stasera vedevano il consiglio impegnato nell'esame della proposta di nuovo regolamento IMU e IRPEf comunale.

Il partito Democratico, era quasi scoccata la mezzanotte del fatidico 31 ottobre, data ultima per potere approvare gli aumenti, dichiara di lasciare la maggioranza e abbandona i lavori d'aula.

Per tutta la serata hanno fatto prevalere il senso di responsabilità e di appartenenzaad una coaòlizione, ma quando hanno visto esponenti dell'UDC defilarsi e lasciare sguarnito la trincea del risanamento e del rincaro delle aliquote hanno mollato dichiarando che si lasciano le mani libere e non si sentono più vincolati a questa maggioranza politica.

Oltre all'emendamento del P.D. che prevedeva per l'IRPEF comunale un incremento per fasce di reddito, è stata bocciata anche la proposta presentata dalla giunta; ora, siamo oltre la mezzanotte, si è passati a parlare dell'IMU, ma a questo punto è chiaro che anche per l'IMU la proposta della giunta verrà bocciata

Siamo quasi alla conclusione di una seduta agitata quella che porterà alla bocciatura della proposta presentata dalla giunta di nuovo regolamento IMU e IRPEF comunale:frequenti interruzione dei lavori, interventi dai banchi del pubblico che a “pieno titolo” intervengono di fatto nella discussione nel tentativo di afre recedere come poi avverrà, il consiglio dall’esprimere un voto favorevole.

Ogni tanto si leva il coro dimissioni dimissioni, quando il sindaco inutilmente la prima volta cercherà di giustificare i motivi delle proprie determinazioni.
Scambi sotto la cintura tra maggioranza e opposizione, soprattutto tra il sindaco e Gino Di Stefano, capogruppo del PID si scambiano accuse e controaccuse.

In buona sostanza le posizioni si possono così riassumere: da un parte il sindaco Lo Meo con solo un pezzo della sua maggioranza, il PD soprattutto,  che nel tentativo, quasi disperato, di salvare il salvabile, andare cioè al pre-dissesto pilotato, che consentirebbe di attingere ad un fondo di rotazione che per Bagheria arriverebbe a 5.500.000 di euro restituibili in dieci anni c e che darebbero un pò di ossigeno alle esauste casse comunali, chiedono con molto coraggio, considerato il clima, di accogliere la proposta di aumento di IMU e IRPEF, condizione necessaria, ma non si sa però se sufficiente a salvare la nave dal naufragio.

Ribadisce il sindaco di avere messo in atto provvedimenti di risparmio e di razionalizzazione della spesa e cita la determina sugli oneri concessori non più negoziabili con opere da realizzare a carico del concessionari; il piano di razionalizzazione nell’uso dei locali comunali e le conseguenti disdette di contratti di affitto; la vendita delle case popolari, l’internalizzazione dei servizi di pulizia, il piano pubblicitario, l’azzeramento delle indennità degli assessori

Al centro una serie di interventi ragionevoli di consiglieri del PDl, ma non solo, che cercano di capire se questi sacrifici che ci si avvia richiedere ai cittadini saranno sufficienti a garantire il pareggio di bilancio: ma su questo e per diversi motivi, non arriva dal dirigente di settore, Vincenza Guttuso una risposta netta,e non potrebbe d’altronde essere possibile e per una serie di motivi anche fondati.

Cè poi in consiglio una componente più radicale: si va allo scontro frontale con l’amministrazione e il sindaco, si va al dissesto, si vada alle dimissioni o al foglio di via che darebbe l’Assessorato agli Enti locali o la Prefettura agli amministratori , ma con la prospettiva delle dimissioni di Lo Meo e di nuove elezioni per poter cambiare il manovratore.

E’ una partita decisiva quella che si sta giocando stasera tra i partiti e che peserà tanto sul futuro della nostra comunità.

Il Partito democratico nel tentativo di indorare la pillola presenta un emendamento che mira a calmierare le proposte della giunta: prevede delle fasce di reddito per l’aumento del l’Irpef comunale, e per l’IMU la soglia minima per laprima casa , il 4, il 7,2 per i terreni agricoli, e il 10 per la seconda casa.

Ma forse non servirà a trovare la quadra: sarà solo il voto dell’aula a tagliare il nodo gordiano.

Ma come abbiamo detto all'inizio l'emendamento che serve ad attenuare il peso degli aumenti IRPEF previsti dallo 0,3 allo 0,8 soprattutto per le fasce dei meno privilegiati trova pochi consensi anche tra i consiglieri della maggioranza: l'emendamento viene respinto con 15 voti contrari e solo 10 dieci favorevoli.

A questo punto il PD dichiara di non fare più parte della maggioranza e abbandona l'aula.

Ed infatti  la proposta di aumento dell'IRPEF  verrà bocciata con 14 voti contrari e solo 5 a favore ( Vigilia, Scaduto,Raspanti, Mineo,Arena).

La discussione continua sino quasi alle due di notte per  discutere sul regolamento IMU; ma a questo punto la sorte del provvedimento di giunta è già segnata, anche perchè il termine per approvarlo è scaduto il 31 ottobre.

La maggioranza del sindaco non esiste più.

Il consiglio viene aggiornato a venerdì, ma sull'aumento IMU   si fa solo la discussione generale e di fatto decade dovendo la decisione di incremento essere assunta entro il 31 di ottobre, anche se la prosecuzione l'aggiornamento del consiglio a venerdì con la festività nel mezzo potrebbe far pensare ad un recupero.

Ma la legge non ricordiamo che la legge preveda che una festività possa rappresentare motivo di interruzione della continuità di una seduta. Comunque sia il provvedimento non si regge più e varranno le aliquote di giugno .

Una situazione che porta Daniele Vella, capogruppo PD, a mettere una croce sulla collaborazione del partito con il sindaco Lo Meo, con questa dichiarazione:

"Sull'aumento dell'IMU e dell'IRPEF, nonostante la volontà del P.D. di trovare una soluzione di responsabilità ( venendo oincontro anche alle seigneze dei cittadini con un emendamento correttivo),ed evitare il dissesto, nel consiglio di oggi prendiamo atto che l'UDC si è frantumata ed ha messo in crisi ilsuo stesso sindaco.

Stesso discorso per FLI che ha detto che non avrebbe votato l'aumento dell'IMU. Prendiamo atto che è venuta meno la fiducia in questa maggioranza, e di essere noi rimasti l'ultimo partito che aveva accettato di assumersi le responsabilità politiche di fare scelte difficili e impopolari."

Nel futuro solo confusione e nuvoloni neri.

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