Politica

C'è una aspettativa ingiustificata presso alcuni settori dell'opinione pubblica bagherese per una mozione di sfiducia al sindaco Vincenzo Lo Leo sinora solo minacciata, che molto difficilmente verà presentata e che è pressocchè impossibile che venga approvata.

Per motivi che è facile intuire.

Premettiamo che una classe dirigente che si venisse a trovare, anche se in ruoli diversi e magari contrapposti ad amministrare una città nelle condizioni in cui è venuta a trovarsi oggi Bagheria, dovrebbe avere un sussulto di dignità politica e dimettersi.

Ma non per una generico rigurgito di voglia giacobina di tagliare teste; assolutamente no.

Ma quando ti ritrovi  dopo due anni di governo della città ad avere tagliato  tutto quanto era possibile tagliare dai servizi pubblici essenziali, dal  trasporto pubblico all'asilo nido sino all'assistenza personale  ai disabili; quando le condizioni delle nostre strade sono tornate ad essere quelle degli anni '50, sorvolando per carità di patria sul servizio di raccolta e smalimento rifiuti; dopo avere, ferme restando le responsabilità prevalenti delle due precedenti amministrazioni, contribuito a portare sia pure per una piccola 'quota parte' il comune alle soglie del dissestoha poco senso dire 'resteremo quà a fare il nostro dovere e ad adempiere al compito che i bagheresi ci hanno affidato'.

I cittadini avevano affidato a questa classe politica il compito di risolvere i problemi della città: questi problemi, se vogliamo anche per condizioni oggettive e per motivi che vanno al di là della volontà dei protagonisti, si sono in realtà aggravati.

Che senso ha continuare a restare asserragliati nel Palazzo a fare inutili consigli comunali e inutili sedute di commissione e inutili giunte che sono solo un peso economico ulteriore intollerabile per la collettività.

Parliamo peraltro di un consiglio comunale che ha di fatto abdicato alle sue funzioni fondamentali cui era stato chiamato dai cittadini.

Un consiglio che sul Piano regolatore si è dichiarato incompatibile, che sul Piano di risanamento ha tirato il piedino indietro, aprendo la strada all'arrivo dei commissari che esproprieranno la politica  sulla materia dei bilanci,  che sulla questione Coinres-rifiuti ha fatto solo demagogia scaricando sul solo sindaco il peso di questo fardello, non è più legittimato al governo della città.

Occorrerebbe una straordinaria presa di coscienza collettiva, di cui in atto non vediamo però traccia.

Non regge l'argomento che la classe dirigente che verrà, sarà forse peggiore e non saprà certamente risolvere i problemi: queste sono questioni che riguardano l'elettorato bagherese

Per quanto riguarda la sfiducia al sindaco, dopo la presa di posizione del PD che allontana la decisione, sarà un problema intanto trovare il numero di firme necessarie per la presentazione della mozione e che sono dodici, e ammesso che questa mozione venisse presentata sarà impossibile raggiungere il numero di voti che la legge prevede per dimissionare il sindaco, e cioè venti consiglieri.

Lo Meo quindi può stare tranquillo, non cerchi accordi con i consiglieri, non li blandisca e non prometta nulla, tantomeno quello che non può dare. 

Statisticamente è meno di una su cento la possibilità che il consiglio faccia Karakiri, anche perchè assieme al sindaco decadrebbe, come è noto, anche il consiglio: simul stabunt simul cadent, prevede la legge.

Il consiglio è una tigre di carta come Mao Tse-Tung definiva l'imperialismo USA o come il leone della Metro Goldwyn Mayer di un tempo che ruggiva solo per la platea.

Non rinunceranno i consiglieri, stia tranquillo Lo Meo, a cadreghe, benefit, indennità e rimborsi: e perchè poi dovrebbero rinunciare?

Per tornare a candidarsi tra un anno? e con quali possibilità di essere rieletti? con il rischio che correrebbero, che presentarsi in campagna elettorale ocn un paese in queste condizioni,  di essere accolti a parolacce se non peggio?.

Credete a noi: vincerà come sempre l'italico motto, 'tiriamo a campare'

Angelo Gargano

 Il Comune di Bagheria, ha siglato una convenzione con l’ESA, Ente di sviluppo agricolo, finalizzata alla fruizione temporanea di mezzi meccanici e personale addetto alla pulizia e sistemazione del giardino di villa Butera – Branciforti, del litorale di Aspra e delle strade interpoderali.

La convenzione, siglata dall’assessore alle Politiche ambientali, Massimo Mineo ed il capo nucleo di meccanizzazione dell’ESA, Giovanni Cannarata, prevede l’utilizzo di mezzi meccanici per la pulitura delle suddette zone, quali una pala gommata, un bobcat, una motosega, una vasca per la raccolta del materiale derivante da sradicamento e potatura alberi oltre alla presenza di addetti specializzati.

La concentrazione delle azioni verrà rivolta soprattutto ai giardini di villa Butera – Branciforti alla zona del litorale della spiaggia della Playa che necessità di un consistente intervento.

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L’operazione è a costo zero per l’amministrazione in virtù di una norma che prevede che tale tipologia di aiuti per gli enti in condizioni economiche disagiate ed in pre-dissesto finanziario, possano ricorrere ad aiuti di tal tipo per assicurare i servizi essenziali che incidono sulla salvaguardia dell’ambiente, sull’igiene pubblica ed il decoro.

Il Comune sarà responsabile del coordinamento della vigilanza sull’operato del personale assegnato nonché sulla conduzione dei mezzi e sulla correttezza delle lavorazioni.

La convenzione è stata fortemente voluta dagli assessori Massimo Mineo e Franco Greco.

Siamo costantemente alla ricerca di risorse di ogni genere e collaborazioni per riuscire a garantire interventi urgenti per le aree verdi e la pulizia e sistemazione dell’ambiente” – dichiara l’assessore Massimo Mineo che intende anche ringraziare tutte le associazioni che collaborano in tal senso per la protezione, cura e decoro dell’ambiente. Non ultima la Clean World che in questi giorni ha agito per migliorare l’aspetto e la pulizia della frazione marinara con un’iniziativa colorata e di buon gusto anche nell’ambito della manifestazione “Porticello in fest”.

ufficio stampa comune di Bagheria

 

 

A poche settimane dal voto a Casteldaccia, per il rinnovo di Sindaco e Consiglio comunale, è possibile fare un primo bilancio: c’è un nuovo primo cittadino, Fabio Spatafora, e un nuovo consiglio comunale che si insedia proprio oggi alle ore 18,00.

Sono stati anche resi pubblici i nomi degli assessori che, per par condicio, sono: due new entry riconducibili al nuovo primo cittadino, Giuseppe Canale e Angela La Spisa e gli altri due riconferme della giunta Di Giacinto: l'inossidabile Vincenzo Accurso (che si è occupato di Cultura e Pubblica Istruzione) e Sebastiano Di Giacinto che ha avuto in passato delega per l’Urbanistica (I lavori Pubblici sono stati curati dall’ex vicesindaco Maria Pia Di Salvo adesso tra i rieletti con Spatafora).

Quattro liste sostenevano il candidato Giuseppe Montesanto e di queste, la lista Svolta di Sinistra ha ottenuto171 voti validi, pari al 2,5 % dei votanti. Delle quattro, è stata l’unica a non avere avuto rappresentanza in consiglio comunale in quanto non ha raggiunto il quorum previsto dalla legge.

Malgrado ci si aspettasse di più, quello ottenuto è comunque un buon risultato se messo in relazione al risultato del locale Movimento 5 stelle e del PD.

Il primo, infatti, ha ricevuto 380 voti di lista pur avendo dietro un leader nazionale e vari riferimenti regionali (il consigliere cinque stelle Davide Aiello è stato eletto con 63 preferenze), il secondo, invece, 461 voti di lista, di cui 227 preferenze date al consigliere Pietro Speciale che non ha certo una lunga tradizione all’interno del partito.

Ai restanti 19 candidati consiglieri, sono rimasti da suddividere circa 250 preferenze, che per il partito nazionale, erede di Botteghe oscure, sono piuttosto poche: quasi l’equivalente, nei numeri, del risultato di Svolta di Sinistra

Non mi soffermo più di tanto sul risultato elettorale: le liste di Spatafora hanno ottenuto 428 voti in più rispetto al proprio candidato sindaco (4332 su 3904) così come le liste di Montesanto, 280 voti in più rispetto al loro, per cui le varie tesi complottiste contro Montesanto lasciano il tempo che trovano.

Sicuramente lo schieramento di Spatafora ha potuto godere di una posizione privilegiata in quanto ha potuto contare su una amministrazione uscente già in campagna elettorale da qualche anno e in rappresentanza di gruppi di potere ben definiti.

Per quanto ci riguarda, purtroppo, il poco tempo a disposizione (la lista Svolta di Sinistra è stata formata a ridosso dalla scadenza dei termini) e l’inesperienza, hanno determinato l’esito che conosciamo, con un risultato che ci attesta alle percentuali di Rivoluzione Civile alle scorse elezioni di novembre, del cui leader, Antonio Ingroia, ospite a Casteldaccia nei mesi scorsi, abbiamo ricevuto sostegno e incoraggiamento.

Un’opposizione ha, però, necessità di tempi lunghi per formarsi ed essere davvero rappresentativa, sarà quindi necessario seguire con interesse costante le vicende della nuova compagine consiliare sperando che la nuova amministrazione saprà essere rappresentativa di tutte le classi sociali e dei bisogni dell’intera cittadinanza nella sua diversità, per una politica equa nel segno della legalità.

Vogliamo sperare anche che questa esigenza di maggiore vivibilità del territorio e di giustizia sociale che, con il nostro, seppur piccolo, contributo, abbiamo voluto far emergere, sia accolta dal primo cittadino e posta all’attenzione nella sua priorità.

Nel frattempo, ci auguriamo anche che, in vista del congresso di ottobre, i vertici della locale sezione PD, facciano una lettura attenta e onesta del magro risultato elettorale, aprendosi a nuove forze ed energie presenti nel territorio, in grado di portare un rinnovamento reale e concreto di cui si sente, da tempo, la necessità.

Maria Luisa Florio
 

Se è comprensibile la rabbia di quei cittadini che hanno con sacrifici pagato il raddoppio della Tarsu del 2011 e la Tarsu raddoppiata del 2012, meno comprensibile è lo stupore e la meraviglia di quei consiglieri comunali che oggi si ergono a difensori dei cittadini tartassati magari chiedendo la convocazione dell‘ennesimo, inutile consiglio comunale, dove diranno per la centesima volta le stesse, inutili cose.

E spieghiamo il perché.

Per chiunque avesse un minimo di esperienza amministrativa è stato subito chiaro che il pasticciato atto amministrativo con cui il sindaco Lo Meo ha raddoppiato la Tarsu nell’agosto del 2011 era pieno di vizi di forma e di sostanza che lo avrebbero reso nullo di fronte ad un Tribunale, fosse esso civile o tributario.

Se qualcuno avesse dimenticato cosa accadde, da un punto di vista procedurale, alla fine di agosto del 2011,  durante l’iter amministrativo che portò in conclusione al raddoppio della Tarsu, ci siamo qua noi a ricordarlo.

Il sindaco portò al tempo alla discussione del consiglio comunale una delibera di giunta che conteneva la proposta di un aumento aumento della Tarsu del 60% : una volta aperta la discussione il funzionario responsabile dell’Ufficio Finanze, la dr.ssa Vincenza Guttuso, obiettò che per quanto riguardava le sue competenze, per arrivare a coprire, così come la legge prevedeva l’80% del costo del servizio, sarebbe stato necessario raddoppiare la tassa, e che quindi per la sua parte esprimeva parere contrario alla proposta del sindaco e della giunta di aumentarla solo del 60%, e proponeva quindi di raddoppiarla.

Il ‘trucco’, ci si faccia passare il termine, stava proprio qua: il consiglio non votò esplicitamente sulla proposta di delibera del sindaco e della giunta di incremento del 60% ma su una proposta del dirigente, dr.ssa Vincenza Guttuso, di incremento del 100% della tassa.

Ricordiamo ancora le asprezze di quel dibattito quando fu chiaro che l’assemblea veniva chiamata ad esprimersi non sulla delibera di giunta in quanto tale, ma sulla proposta della dirigente.

Successe un pandemonio.

Il consiglio a maggioranza respinse la proposta della dirigente di incremento del 100% e non, almeno formalmente, la delibera di giunta che proponeva l’incremento del 60%.

Questo controverso passaggio fu considerato dal sindaco Vincenzo Lo Meo il giorno dopo, motivo sufficiente per revocare la delibera N°8, e riadottarne un’altra la N°9, in cui la tassa su raccolta e smaltimento rifiuti veniva raddoppiata.

Ma non basta: per chi non avesse pratica di amministrazione bastava leggere i giornali di quel periodo che documentavano ampiamente i pronunciamenti del Tar che sentenziarono che in Sicilia è il consiglio comunale l’organo titolato a modificare le tariffe del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti.

Quindi era chiaro, a chi volesse intendere, che per bloccare veramente il raddoppio della Tarsu a Bagheria occorreva fare un ricorso al Tar, entro i rituali sessanta giorni dalla pubblicazione della delibera di raddoppio.

IL  RICORSO   AL   TAR:  PERCHE'  NESSUNO  LO  FECE ?

Ora, se è comprensibile che un ricorso al Tar fosse improponibile per un privato cittadino, considerati i costi legali proibitivi, (ci vogliono almeno 5.000 euro per un ricorso davanti al Tribunale amministrativo), la giustificazione vale molto meno per un partito, un sindacato, una associazione di categoria che avrebbero potuto ripartire l’onere tra gli iscritti o gli associati, avendo tra l’altro la ragionevole certezza di vincere il ricorso e di bloccare il raddoppio della Tarsu

Nessuno lo fece, e la risposta almeno per quanto riguarda i partiti è chiara: sapevano che l’aumento della Tarsu era una misura non più rinviabile, ed avere lasciato la patata bollente in mano a Lo Meo ed essersi scaricati di responsabilità come consiglieri nei confronti dei loro concittadini li metteva con le 'carte a posto'.

Per questo hanno fatto, come si suol dire’il pesce in barile’, lasciando la rabbia e la protesta della parte più povera della popolazione in balìa del demagogo di turno, e facendo trascorrere inutilmente i 60 giorni entro i quali sarebbe stato possibile impugnare la determina N° 9 del sindaco di fronte al TAR.

Qualche centinaio di bagheresi più convinti dei loro diritti adirono privatamente le vie legali, impugnando invece entro i rituali sessanta giorni la cartella di pagamento che discende da quella delibera, di fronte alle Commissione tribunale provinciale che, come abbiamo dato notizia, ne ha decretato l'annullamento.

Cosa succede adesso ?

La sentenza della Commissione tributaria non ha lo stessa forza di una sentenza del TAR, che ricordiamolo si sarebbe pronunciato su una determina del sindaco di carattere generale e non come è accaduto su una cartella singola di pagamento, e quindi vale, come abbiamo ripetuto sin alla noia, solo nei confronti del cittadino ricorrente .

Non sappiamo neanche che consiglio ‘legale’ dare alla gente, perché questa è materia per avvocati.

Una riflessione viene da fare: quando una comunità per vedere riconosciuti i propri diritti deve ricorrere agli avvocati e ai Tribunali vuol dire che la politica tutta quanta ha fallito.

E’ di questo fallimento i nostri eletti stentano a volerne prendere atto.


 

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