PRG di Bagheria: esempio di NON democrazia perfetta - di Pietro Galioto

PRG di Bagheria: esempio di NON democrazia perfetta - di Pietro Galioto

Politica
Typography

Ci hanno insegnato, già dalle elementari, che la democrazia si basa sul governo del popolo attraverso l'espressione dei propri rappresentanti regolarmente eletti: essi hanno il diritto e il dovere di assumersi la responsabilità delle scelte in base a principi di riferimento con scelte mediate dai gruppi e partiti di cui fanno parte.

Credendo in questo principio, si è cresciuti e si sono commentati i vari accadimenti auspicando nella massima “trasparenza” nella distribuzione di responsabilità delle scelte, e ancor più in urbanistica e nella gestione dei diritti e doveri delle proprietà private. 

Di tutto ciò se ne sono sempre riconosciuti spesso anche i limiti e i rischi, che hanno portato molti politici nei decenni a difendere interessi clientelari e familiari piuttosto che generali, e ancor più hanno portato chi per dignità non volesse essere coinvolto in tale sistema, a trovarsi costretto ad esprimersi anche in forme poco legali, nella speranza che vengano in seguito almeno riconosciuti e “sanate” le proprie aspirazioni.

Su questo dilemma/angoscia riteniamo si sia sviluppata l'urbanistica siciliana nei decenni, fin tanto che si sia andato sempre più deturpando il territorio in modo disordinato, e incrudito il sistema vincolistico territoriale, lasciando spesso sempre più, i più piccoli nel rimanerne soffocati dai vincoli con farraginose autorizzazioni burocratiche anche per minimi interventi, mentre non si sa come mai, i più “forti” sono sempre poi riusciti a superarli.

Il tutto è sempre stato camuffato da una imprecisata distinzione di responsabilità che hanno spesso permesso ai politici di “nascondersi” dietro motivazioni tecniche e giuridiche, e i tecnici nell'imporre proprie implicite “visioni” pseudo-politiche, spesso forti anche della loro presunta autorità accademica.

E per finire, ma non per ultimo, si sono poi anche innescati cavilli giudiziari e temporali, che di volta in volta hanno portato a sospensioni o annullamento sia di singoli progetti che di interi piani o alla loro eventuale successiva ri-validazione.

Per quanto simile l'urbanistica in tutta la Sicilia, il caso di Bagheria ne è comunque un caso emblematico.

Ecco infatti che il piano del '76 ne ha in qualche modo sancito diritti edificatori concentrati per alcuni proprietari in particolare, costringendo la classe medio-popolare ad esprimersi con edilizia “spontanea” per interi nuovi quartieri (di cui ne rimango sempre orgogliosamente “figlio”!); quindi l'irrigidirsi del sistema vincolistico (“soprintendenza” compresa) non equiparabile neppure con i territori dei comuni circostanti; i commissariamenti degli ultimi anni '90 con l'intervento dei professori universitari, che già si resero complici e “violentarono” la democrazia locale (con la”farse” delle assemblee partecipative) e che di fatto imposero la “cristallizzazione” della città per decenni.

Tuttavia, sebbene con sospettoso ritardo, dopo le successive ri-validazione dei piani di lottizzazione della metà degli anni 2000, sembrava si stesse tornando pian piano alla normalità con una discreta partecipazione politica ufficiale almeno nelle fasi delle direttive (malgrado la spesso “invadente” assistenza dei pareri tecnici che ne hanno condizionato lo sviluppo).

E invece? Adesso?

L'assenza di un minimo di dibattito sul “riscontro territoriale” delle direttive, sia nella fase di approvazione dello schema di massima, fatta tra l'altro coincidere con il periodo pre-elettorale in modo sospettosamente troppo particolareggiato, sia in quella di adozione con il dichiararsi “incompatibile” di gran parte dei consiglieri di per sé condanna irrimediabilmente (o “affossa” nella credibilità democratica!) il nuovo piano, che nel migliore delle ipotesi rimarrebbe un piano tecnocratico non della città.

In effetti si potrebbe ritenere che siano tecnici “illuminati” e che siano riusciti a percepire tutte le istanze territoriali proprio in virtù dell'esperienze locali vissute e le richieste anche informali pervenute. Ma ci si chiede: come possono farsi interpreti delle politiche di espansione e di sviluppo?

O ancora, pur nella continuità con quello precedente, come siano riusciti a “ridistribuire” i vincoli urbanistici che rappresentano l’obiettivo principale richiesto dalla rielaborazione del piano secondo gli standard del decreto, proprio per evitare che siano sempre gli stessi a subirli, e dei quali a questo punto si avrebbe il diritto di richiederne i danni?

Il “silenzio” dei consiglieri lascia i tecnici in balia di stessi! O magari gli stessi consiglieri se ne sono “lavate le mani” proprio per non essere stati coinvolti per tempo!? E non è certo una giustificazione l'essere disposti ad accettare un qualsiasi piano a tutti i costi visto il caos urbanistico che loro stessi hanno creato.

Ci duole ricordare però che solo noi avevamo osato indignarsi per tutto questo “SILENZIO sui CONTENUTI” con mancanza di dibattito già in campagna elettorale, dove non è emersa in modo trasparente alcuna linea politica territoriale alternativa alla nostra.

E adesso mancherebbe ancora la ciliegina sulla torta di una non-democrazia perfetta nel fare coincidere la fase delle osservazioni in pieno mese di Agosto. Ma non ci stupirebbe che avvenga, anzi, temiamo che si lavori già in questa direzione.

In tutto questo, è sempre più ridicola la posizione stessa della amministrazione comunale, che con assessori fantoccio e tardive dichiarazioni, provano a spacciare il piano come all’avanguardia quasi “tecnologica” (di sospetta ispirazione accademica), ma che ormai in questa fase finiscono per avere solo un tardivo effetto propagandistico e strumentale.

Infine però, quello che stupisce (e forse ci delude ancor più!) è la stessa società civile, con tutti i nuovi gruppi civici e politici (M5S compreso!), in quanto preferiscono spesso lasciarsi distrarre da ben altre urgenze nel brevissimo termine (spesso legate solo al decoro urbano), senza che nessuno osi dibattere su temi di sviluppo ambientale e territoriale (anche andando ben oltre l'abuso della parolina magica del “turismo” che rischia di offendere proprio chi lo fa!!).

Ed è ancor più grave che vengano spesso stimolati e coinvolti nel ricercare forme anomale (o strumentali e creati ad arte) di convocazione assembleeare o tavoli tecnici tesi a scavalcare la prassi legittima di partecipazione democrazia attraverso i rappresentanti eletti.

Ma su questo riteniamo occorrerebbero ben altre riflessioni più profonde in difesa della DEMOCRAZIA, se non proprio nuove lezioni di educazione civica che spieghino il rischio di tali attentati!

Comunque almeno Noi di Costruire Bagheria abbiamo da sempre denunciato che non è credibile che le aree turistiche debbano essere “ghettizzate” a confine con il territorio (e su questo immaginiamo che almeno anche il nuovo assessore, tecnico esperto del settore, vorrà convenire!), nonché abbiamo sempre auspicato una diffusa espansione territoriale con villette a bassissima densità e ad alta qualità e variazione volumetrica che permetterebbe proprio ai “piccoli” proprietari di continuare a realizzare i propri sogni (bloccando la espansione delle solite palazzine con piano tipo, oltre che dare ordine e riqualificazione) e ai piccoli artigiani e commercianti di continuare a lavorare, ancor più per le continue manutenzioni richieste; e senza trascurare la viabilità che potrebbe essere rafforzata anche nel territorio semplicemente recuperando le vecchie trazzere piuttosto che violentarla con “tagli” lineari stile accademico o ottocentesco.

Confidando nella tecnocrazia “illuminata” rimaniamo in attesa di conoscerlo e verificarne se non altro la coerenza!

Grazie.

Pietro Galioto di “Costruire Bagheria”.