Attualità

Le strade del centro storico intasate di sacchetti di spazzatura, di vecchi mobili ed elettrodomestici da rottamare, in certi casi impraticabili, maleodoranti, con i rifiuti organici buttati al sole a marcire e fermentare provocando la formazione di eserciti di moscerini e zanzare.

Non parliamo delle periferie che ormai vista l'inanità degli sforzi e l'impossibilita a pulire anche le vie centrali, sono state praticamente abbandonate  a sestesse.

La gente non sa più cosa fare: un insulto ed una irrisione a quel 25-30% di famiglie bagheresi che proprio l'altro ieri hanno pagato alla scadenza del 30 giugno il raddoppio della Tarsu, e che sono ancora più avviliti.

Che fare? a chi dare la colpa? con chi prendersela? Con il sindaco, con i dipendenti Coinres, con il caldo che sta complicando tutto?

Non ce ne vorrà il sindaco Lo Meo, che abbiamo pubblicamente apprezzato per gli sforzi che sta facendo per aggiustare la baracca Coinres, e che ogni giorno che passa si rende conto che è un pò come volere svuotare il mare con il bicchiere; ma l'impressione che oggi si percepisce a Bagheria, con i cumuli di spazzatura  nel corso Butera davanti negozi e uffici o a ridosso delle Chiese, con le strade assolate ammorbate dalla puzza insopportabile e dove non circola neanche l'ombra di un vigile, con i cani randagi a rovistare e i topi che in pieno giorno fanno festa per il ben di Dio che trovano tra la spazzatura, è quella di una paesazzo abbandonato a sè stesso senza governo.

Le cause dell'ennesima emergenza?

E quà crediamo che il sindaco qualche responsabilità ce l'abbia, nel senso che un giorno dopo l'altro sono state sciorinate le giustificazioni più diverse: ci sono tre mezzi guasti, si disse all'inizio; poi è stato riferito che i mezzi erano senza assicurazione e addirittura gli autisti prima di mettersi al volante avevano preteso di vedere i contrassegni delle assicurazioni; poi che era scaduto il contratto con la Gorent per il noleggio dei mezzi che però era stato prontamente rinnovato.

Insomma, di tutto, di più.

Oggi l'ultima spiegazione: Il Coinres ha ritirato la cosiddetta delegazione di pagamento: il comune cioè non potrà più, come faceva sino al mese scorso, pagare direttamente i dipendenti Coinres del proprio territorio, sottraendosi al pagamento delle spese generali.

Da questo mese si torna all'antico, e cioè i soldi si danno al Coinres che a sua volta pagherà i dipendenti, tutti i dipendenti.

Stamane pare che sarà pagato il mese di giugno, ma i lavoratori chiedevano anche la liquidazione della quattordicesima, cosa che il comune per l'esiguità delle risorse in cassa non è in questo momento in grado di affrontare.

Allora che succede? i lavoratori fanno uno sciopero di protesta, penserete voi! ma quando mai!

I lavoratori del Coinres in vita loro non hanno mai fatto una sola ora di sciopero.

Accade quello che con termine furbesco viene definito "raffreddamento", si riducono cioè i ritmi di lavoro, che divengono molto soft, cioè in pratica si fa molto, molto poco, e per di più lentamente, cioè quasi nulla.

Quello che scriviamo però è sempre frutto di informazioni ricevute a pezzi e bocconi: ad oggi, ed ormai è da una decina di giorni che va avanti questo calvario, nessun comunicato nè informazione ufficiale.

Un consiglio al sindaco: spieghi almeno ai cittadini in maniera chiara e coraggiosa, chi e cosa sta provocando questa situazione che potrebbbe da un momento all'altro dare luogo ad una grave emergenza sanitaria.

E' questa l'unica strada da percorrere: è giusto e doveroso che almeno la gente sappia. E proprio vero che per un motivo o per l'altro questa amministrazione ha seri problemi di comunicazione.

“Non è stato un fatto casuale, e lo dice a ragion veduta donna Vittoria Alliata. Sempre alla stessa ora, le due del pomeriggio, e da tre punti diversi; no! non è stato un caso,” ripete convinta

“I tempi, le modalità, gli orari lo dimostrano: per ben tre giorni villa Valguarnera si è trovata assediata dalle fiamme che hanno raggiunto la balaustra che cinge lo splendido terrazzo panoramico.
La fortuna è stata che da Santa Flavia riceviamo l‘acqua corrente e siamo riusciti con i nostri mezzi e i nostri dipendenti a spegnere i focolai d’incendio.”

Le fiamme – spiega donna Vittoria- il primo giorno sono arrivate da via De Spuches, dove c’è un muro di cinta di un terreno privato ormai cadente dal quale piromani e malintenzionati hanno facile accesso; il secondo giorno le fiamme sono partite da un ingresso secondario che si trova davanti villa Spedalotto; è stato il sindaco al quale ho personalmente telefonato a mandare quel giorno una autobotte che ci ha consentito di bloccare le fiamme; il terzo giorno, il sabato, è stato il più terribile, perché all’improvviso abbiamo visto le fiamme divampare accanto al cancello interno alla villa che porta alla Montagnola, e là non arrivavano i tubi dell’acqua.In quella terribile giornata sono andate anceh distrutte oltre un cenitnaio di famiglie di api, che producevano il nostro miele biologico”

Sono stati tre giorni di tregenda", ci dice proprio così,Vittoria Alliata che come un fiume in piena prosegue:

Da mesi segnaliamo all’amministrazione la necessita di far provvedere ai proprietari dei terreni che circondano la villa alla eliminazione delle sterpaglie che sono facile esca per il fuoco; non abbiamo ricevuto alcuna risposta, così come da mesi segnaliamo l’indegno spettacolo della discarica a cielo aperto che c’è in via De Spuches. In questo caso avevamo pensato di provvedere noi personalmente alla rimozione delle centinaia di metri cubi di materiale di tutti i tipi , tra cui anche eternit."

"Ci è stato risposto che non abbiamo titolo per bonificare quell’area che, inizialmente destinata a punto di conferimento dei sacchetti di rifiuti, è diventata nel tempo una vera e propria discarica abusiva.
Le nostre segnalazioni e le nostre proteste sono sempre cadute nel vuoto."

alt

"Abbiamo anche acquistato sei pecore, che ci arriveranno a giorni, perché brucando l’erba tengano pulite le aree circostanti la villa; abbiamo dovuto superare enormi difficoltà burocratiche per avere le necessarie autorizzazioni".

"E poi -ed è l’amara conclusione dello sfogo- ci chiedono di aprire la villa".

"Negli ultimi anni in tantissime occasioni, proprio per sottolinearne il valore di appartenenza a questa comunità, abbiamo aperto i cancelli della villa.

L’anno scorso villa Valguarnera è stata teatro di concerti, presentazione di libri, mostre, esposizioni, rappresentazioni, visite guidate"; e forse qualcuno ci ha ringraziato?

"E non intendo con le parole, ma con i fatti facendo sì con i comportamenti concreti di tutelare e proteggere questa manufatto."

"Abbiamo fatto riscoprire  ai siciliani una parte della loro e della nostra storia, e questo è stato per noi motivo di grande onore e di grande orgoglio:

Ma perché si continua a tollerare una discarica praticamente nel muro di recinzione della villa?

Perché non si obbligano i proprietari dei terreni circostanti la villa a tenerli sgombri e netti ?"

Ora Vittoria Alliata ha presentato una denuncia contro la mancata ottemperanza alla ordinanza sindacale che fa obbligo appunto ai proprietari dei terreni a ridosso dell’abitato di tenere pulito il loro terreno appunto per evitare il propagarsi di incendi: ordinanza che come le gride manzoniane rimangono lettera morta.

Ma negli ultimi giorni gli incendi, praticamente tutti dolosi, di erbacce e sterpaglie hanno fatto correre seri rischi al gioiello settecentesco di Bagheria e provocato notevoli danni ad una attività industriale.

Cosa si aspetta per provvedere? Che ci scappi il morto?

Per entrare nella “Casa” della nostra comunità parrocchiale di san Giovanni Bosco non si salgono scalinate come nelle più belle chiese barocche, né si viene accolti da un ampio sagrato, ma una grande statua bianca del Cristo risorto invita a scenderle le scale e ci si ritrova dentro la sala della preghiera, semplice, sobria e accogliente, ad immagine dell’ anziano della comunità, della guida, del presbitero, cioè secondo lo stile di don Francesco Michele

Il nostro parroco non porta segni distintivi del suo presbiterato, non indossa tonache nere, né collari, eppure dai suoi occhi, dal movimento delle sue mani, dal suo sguardo attento, dal suo sorriso naturale e non di facciata, emerge tutta la ricchezza e la grazia del sacramento che ha ricevuto cinquanta anni fa.

Un prete con la stola e il grembiule. Una chiamata a seguire il Vangelo, a fidarsi della Sua Parola, a spezzare il pane, quello eucaristico e quello della condivisione, a vivere nella chiesa, anzi ad essere chiesa, comunità che accoglie e perdona, che prega e spezza il pane con i poveri. 

La nostra comunità celebra questa “chiamata” e vuole ringraziare Dio per averci affidato Don Francesco, per averlo posto a guida della nostra comunità, per la sua semplice e delicata presenza, per la sua voglia e desiderio di far crescere una comunità come famiglia di credenti che vivono nel territorio, che amano la città in cui vivono e che contribuiscono a migliorarla.

Con lui vogliamo continuare a camminare, a pregare, a renderci sempre più testimoni di Resurrezione, perché questa è la sintesi dei suoi cinquanta anni di sacerdozio, essere sempre testimoni del Cristo risorto, vivere nella gioia perché si è certi che ogni condizione di morte può essere superata dall’Amore che ci invita ad impegnarci, ad alzare la testa e fissare lo sguardo a ciò che accade attorno a noi senza mai sentirci dispensati nell’agire per il bene della collettività. 

alt

Nella nostra casa della comunità oltre al crocifisso e alla lampada sempre accesa davanti al tabernacolo e un’icona con il sepolcro vuoto, si trovano le immagini di Don Bosco, a cui la chiesa è dedicata, educatore e “santo dei giovani”, la foto di Papa Giovanni XXIII che ha voluto il Concilio Vaticano II, apertosi proprio cinquant’anni fa, nel 1962, qualche mese dopo l’ordinazione presbiterale di don Francesco, ricevuta il 7 luglio di quell’anno dal cardinale Ernesto Ruffini. Ma su tutte - sono presenti le foto del vescovo Romeo e del papa Benedetto XVI - emerge una foto posta davanti la porta del suo ufficio parrocchiale, quella di Don Pino Puglisi, a cui tutti guardano trovandosi spesso ad aspettare o approssimandosi ad entrare nell’ufficio. 

Forse il regalo più bello per il nostro parroco (ma soprattutto per tutta la chiesa universale), nostro anziano e amico, per il nostro fratello e concittadino è stato il riconoscimento del Martirio di don Pino Puglisi, martire ucciso in odio alla fede cristiana dai mafiosi. Abbiamo visto la sua emozione, la sua commozione, ma come comunità abbiamo anche vissuto il suo impegno per il riconoscimento del martiro mediante lo studio delle carte, la raccolta delle testimonianze, gli interventi e la preghiera durante le omelie, gli incontri con i giovani e con i bambini. 

Caro don Francesco, sappiamo benissimo che non ami ringraziamenti personali, ma pubblicamente, voglio sintetizzare le emozioni dei giovani e dei bambini, degli anziani e delle famiglie, delle associazioni e dei movimenti che vivificano nella nostra comunità, dicendoti semplicemente… ti vogliamo bene.

                                                                                                                            Emanuele Tornatore  

“Riapriamo la scuola Gramsci, in via Gramsci” è questo il tema dell'incontro organizzato dall'associazione Demos Bagheria in collaborazione con docenti e genitori dell'istituto scolastico, interessato ormai da anni da lavori di messa in sicurezza. 

L'incontro, che si terrà in Piazza Messina Butifar (di fronte il Municipio in corso Umberto) giovedì 5 luglio alle ore 18,30, vuole essere un modo per riportare l'attenzione su uno degli edifici scolastici storici bagheresi e per attivare un confronto sereno e propositivo sul destino della scuola. In quella sede verranno proiettati dei video, che testimoniano lo stato di degrado in cui versa la scuola oggi e una mostra fotografica su come l'edificio era prima dell'intervento.

L'incontro sarà un modo per dare voce ai disagi subiti da alunni, docenti e genitori negli anni e per ribadire l'impegno comune nel cercare tutti insieme strade condivise per riportare la vita alla scuola Gramsci.

Sempre giovedì pomeriggio verrà attivata una raccolta di firme di sensibilizzazione della cittadinanza sul tema.

 

                                                                                                                         Demos Bagheria

Altri articoli...