Politica

Non abbiamo mai amato la politica fatta di conciliaboli, incontri riservati, piccole cospirazioni, trappole e cose di questo genere.

In questi mesi però è una sequela di riunioni, di contatti, di trattative tra partiti, spezzoni di partiti, gruppi, aspiranti a presentare liste, ed ognuno mette sul piatto la propria vera o presunta forza elettorale: per dirla in baaritoto "si ciaranu i mussi", e cominciano a presentare le richieste di posti e sotto posti.

Sono confronti in cui le questioni vere di Bagheria restano confinate nel poco tempo che rimane dopo l'aperitivo, e prima di ritirarsi a casa.

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Dovevano essere sale e lievito dell’alleanza, ma a diciotto mesi di distanza si scopre che quella minestra che dovevano rendere più commestibile è sempre più “scipita” e “riquariata"

E’ dell’U.D.C. che stiamo parlando, il partito che sull’onda di una brillante serie di risultati elettorali e di una accorta politica di opposizione alla prima giunta Sciortino, aveva due anni fa raggiunto l’acme della credibilità e del consenso a Bagheria, riuscendo quasi a cancellare quella “macchiolina” del voto in consiglio in cui veniva bocciata la proposta della dr.ssa Marino, sul destino dell’edificio ex-poste.
Bartolo Di Salvo, che nel giugno del 2008 volava sostenuto da una messe di preferenze dal più alto scranno del consiglio comunale di Bagheria al seggio di Palazzo Comitini, e tre assessori che un paio di mesi dopo coronavano con l’ingresso in giunta un ben dosato lavoro ai fianchi della giunta Sciortino; per cui sia pure sconfitti dal voto nel giugno del 2006, allorchè avevano incautamente sostenuto Enzo Gargano, (così come ingenuamente nel 2001 avevano “portato” Giovanni Valentino), entravano nella stanza dei “bottoni”

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