Dovevano essere sale e lievito dell’alleanza, ma a diciotto mesi di distanza si scopre che quella minestra che dovevano rendere più commestibile è sempre più “scipita” e “riquariata"
E’ dell’U.D.C. che stiamo parlando, il partito che sull’onda di una brillante serie di risultati elettorali e di una accorta politica di opposizione alla prima giunta Sciortino, aveva due anni fa raggiunto l’acme della credibilità e del consenso a Bagheria, riuscendo quasi a cancellare quella “macchiolina” del voto in consiglio in cui veniva bocciata la proposta della dr.ssa Marino, sul destino dell’edificio ex-poste.
Bartolo Di Salvo, che nel giugno del 2008 volava sostenuto da una messe di preferenze dal più alto scranno del consiglio comunale di Bagheria al seggio di Palazzo Comitini, e tre assessori che un paio di mesi dopo coronavano con l’ingresso in giunta un ben dosato lavoro ai fianchi della giunta Sciortino; per cui sia pure sconfitti dal voto nel giugno del 2006, allorchè avevano incautamente sostenuto Enzo Gargano, (così come ingenuamente nel 2001 avevano “portato” Giovanni Valentino), entravano nella stanza dei “bottoni”
Era il risultato anche della sotterranea tessitura di alleanze e accordi che si erano sviluppati al riparo dagli occhi “indiscreti” dei cittadini e che avevano per oggetto, degli obiettivi legati ad interessi particolari, non sempre e non tutti squisitamente politici, che con il tempo si stanno in effetti concretizzando.
Politicamente doveva esserci quel cambio di passo in termini di efficienza, di capacità di attivare risorse, e perché no? anche di etica politica, fortemente compromessa da una gestione del potere amicale e spregiudicata di Sciortino.
Lo confessiamo, anche noi, pur politicamente e ideologicamente molto lontani dall’U.D.C., per qualche tempo riponemmo speranze che poi si riveleranno malriposte.
“I sogni muoiono all’alba”, recitava il titolo di un vecchio film, e dopo diciotto mesi di gestione incolore e acritica all’interno della maggioranza, dall’U.D.C. vengono solo rancorosità, malanimo, mugugni, richieste di “pari dignità” di cencelliana memoria e un contributo pari allo zero in termini di rilancio della squinternata alleanza.
Quant’erano ciarlieri e grilli canterini quando erano all’opposizione, tanto, gli esponenti dell’U.D.C. in consiglio, sono diventati silenziosi, dimessi e rinunciatari. Profilo basso insomma, anzi bassissimo.
Silenzio su tutte le vicende torbide e poco chiare della gestione Sciortino: quelli che erano stati gli inflessibili censori del Coinres e delle scelte del sindaco (ricordate il manifesto? Vergogna! indirizzato a Biagio Sciortino), saranno gli altrettanto inflessibili pretoriani-difensori della delibera-truffa, la famosa 155, ricordate?
A ciò si aggiunga la gestione quantomeno opaca di vicende legate all’Assessorato alle attività produttive.
Quelli che dovevano attivare progetti e risorse e finiranno forse con il portare a Bagheria solo qualche cantiere-scuola, strumento clientelare per eccellenza della Prima Repubblica, e riesumato dalla Regione siciliana.
Dovevano disegnare la nuova Bagheria, e mentre un obiettivo raggiungibile, (e parliamo delle aree artigianali) affonda nelle sabbie mobili di chissa cosa, si viene a parlare di faraonici progetti per il nuovo svincolo (o l’adeguamento del vecchio), è del costosissimo e velleitario progetto “Bagheria-Baarìa l’altra città”, presentato come ponderoso studio, ma che in realtà potrebbe costituire una tesi per un laureando in ingegneria gestionale.
All’attivo solo qualche volenteroso tentativo dell’assessore Gino Di Stefano di metter pezze nel senso letterale del termine, nelle innumerevoli buche o in gestioni nel passato dissennate (il cimitero per esempio), e per il resto non veniteci a raccontare che possa considerarsi un grande risultato avere ottenuto lo “scalpo” di Gianni Granata, amministratore delegato del Patto territoriale di Metropoliest, per andarci a mettere qualcuno di stretta osservanza “dinana” o “cordariana”.
Il consigliere provinciale Bartolo Di Salvo, invita spesso i suoi interlocutori, a giudicare il suo partito dai "fatti", ed è di questi che abbiamo parlato.