Politica

E' dal giorno successivo all'elezione che Vincenzo Lo Meo a quanti, e noi tra questi, gli chiedono periodicamente chiarimenti circa vari aspetti dell'azione amministrativa, risponde invariabilmente con il suo mantra preferito 'Stiamo lavorando' oppure 'Ci stiamo lavorando', e qualunque sia l'argomento.

Ora se i risultati del lavoro sono quelli visti sinora, ci permettiamo di suggerirgli che piuttosto che affermare genericamente questa frase 'salvifica' chiarisca meglio come sta lavorando e magari lavori un pò meno.

Potremmo citare decine di questioni in cui la gran parte, non solo dell'opinione pubblica, ma anche della politica, viene volutamente tenuta all'oscuro, per poi apprendere di scivoloni ed errori che stanno segnando questa sindacatura.

L'ultimo passaggio è il piano di riequilibrio: Lo Meo è reduce dall'esperienza di giugno che vide il consiglio bocciare la sua proposta di risanamento, ma sembra non aver fatto sufficiente tesoro della lezione.

Di fronte al bombardamento che arriva dal consiglio ancora non è riuscito a mettere assieme un momento di confronto credibile con l'organo assembleare, che, comunque sia, si dovrà pronunciare sulla nuova ipotesi di risanamento assieme alla Corte dei conti.

Quella del piano di riequilibrio la cui possibilità di ripresentazione e di eventuale riapprovazione viene, e non a torto, considerata l'ultima spiaggia, non è una carta che si può giocare con la classica furbizia contadina, che quasi tre anni di sindacatura gli hanno dimostrato che ormai serve solo con i gonzi..

Per questo, piuttosto che fare come pare stia facendo, e cioè tentare di far passare la stesura di un nuovo piano di riequilibrio dalla formazione di un nuovo settore, che dovrebbe avere cinquanta giorni di vita, e di affidarlo alla segretaria comunale e non si sa a chi altri, affidando ai componenti di questo nuovo settore una cospicua somma, pare 120.000 euro, al raggiungimento del risultato, è solo un escamotage  per fare una nuova frittata, e dare un ulteriore colpo alla sua già traballante immagine.

Pare che ci sia già una delibera di giunta in questo senso. La strada è un'altra.

C'è un sindaco, ci sono degli assessori, c'è un assessore al bilancio in particolare, Antonino Sciacchitano, la cui preparazione e qualificazione è stata ripetutamente pubblicizzata, ci sono dei dipendenti più o meno qualificati che lavorano negli uffici interessati, e tutti questi signori vengono già pagati per fare il lavoro che debbono fare, e cioè, riuscire se ne hanno capacità e voglia, a tirare il paese fuori dalla melma.

Non servono nuovi settori e nuovi orpelli che sarebbero solo inutili baracconi; per questo si utilizzi quanto già c'è, non sarebbe certo un nuovo settore a tempo, magari generosamente foraggiato, a salvare Bagheria dal dissesto.

Il sindaco, come primo ed ineludibile passaggio, chiami subito i gruppi rappresentati in consiglio e spieghi assieme al suo assessore e ai funzionari responsabili, senza trucchi e senza inganni, come intende procedere e che cosa intende fare: la politica potrà essere o meno d'accordo ma questo delicato passaggio che Bagheria attraversa, non può prescindere dal coinvolgimento delle forze politiche che non può avvenire a conclusione di un percorso, ma deve essere propedeutico a questo percorso che si vuole intraprendere, se si vuole che abbia una qualche possibilità di successo: altrimenti, e Lo Meo lo sa, si sta perdendo solo tempo.

Con la finanziaria 2014 (l. 147/2013), approvata con decreto legge n. 151 del 30 dicembre 2013, vengono apportate modifiche al testo unico degli enti locali di cui al d.lgs. 267/2000, consentendo ai comuni a rischio dissesto, tra i quali ovviamente anche quello di Bagheria, di ripresentare un piano di riequilibrio entro 90 giorni dalla deliberazione consiliare di adesione alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale prevista dall’art. 243-bis dello stesso t.u.e.l.

Tale emendamento, accolto in maniera quasi “messianica” in ambienti vicini all’attuale amministrazione comunale, merita una seria riflessione in quanto incide fortemente sul le sorti della nostra città.
A dispetto dei vari slogan di entusiasmo, “Bagheria è salva!”, è lecito ancora oggi, così come da un anno a questa parte, sostenere che all’orizzonte si intravedono ben poche prospettive di salvezza.

La procedura di riequilibrio finanziario pluriennale, di fatto, non comporta conseguenze migliori rispetto al procedimento del dissesto previsto dagli artt. 244 e ss. del t.u.e.l..
Con la procedura di riequilibrio finanziario si è persa, a tutt’oggi, la possibilità di un controllo “esterno” sui processi di risanamento, nonché, in prospettiva, l’unica possibilità di cambiare verso alla politica locale, attraverso la verifica di responsabilità di chi ha governato e di chi governa.

E’ lecito sostenere tutto ciò, col supporto del semplice dettato legislativo, si riportano di seguito le principali differenze tra dissesto e piano di riequilibrio, quali emergono dalla formulazione del t.u.e.l. (d. lgs. 267/2000), così come aggiornato e modificato a fronte dell’ultimo emendamento alla legge di stabilità.

Le due ipotesi a confronto:

PIANO   DI   RIEQUILIBRIO         ____________________________________________

- Durata massima decennale (art. 243-bis, comma 5)

- Le procedure esecutive intraprese nei confronti dell'ente sono sospese dalla data di deliberazione di ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale fino alla data di   approvazione o diniego del piano di riequilibrio di cui all'articolo 243-quater, commi 1 e 3 (art. 243-bis, comma 4). -

-L’ente può deliberare le tariffe dei tributi locali nella misura massima consentita(art. 243, comma 8, lett. a); l’ente può accedere al Fondo di rotazione (…) ex art. 243-ter, a condizione che si sia avvalso della facoltà di deliberare le tariffe nella misura massima prevista dalla lettera a) (art. 243, comma 8, lett. g).

- L'ente locale , ridetermina la dotazione organica dichiarando eccedente il personale in sovrannumero rispetto ai rapporti medi dipendenti-popolazione, di cui all'articolo 263, comma 2, fermo restando l'obbligo di accertare le compatibilità di bilancio. La spesa per il personale a tempo determinato deve essere ridotta a non oltre il 50 per cento della spesa media sostenuta per l'ultimo triennio antecedente (art. 259, comma 6).

- Non si rinviene una disposizione simile a quella di cui all’art. 248, comma 5 (responsabilità degli amministratori), applicabile in caso di dissesto. 

DISSESTO               _________________________________________________________

- Durata ventennale di ammortamento del mutuo finanziato dallo Stato (art. 255, comma 2): impatto annuale dimezzato sulle finanze dell’ente rispetto al piano di riequilibrio

- Dalla data della dichiarazione di dissesto e sino all'approvazione del rendiconto, di cui all'articolo 256, non possono essere intraprese azioni esecutive nei confronti dell'ente ( art248, comma 2).

- Aumento delle tariffe di base per imposte e tasse locali nella misura massima consentita, eccetto che per la TARSU, per la quale devono essere applicate tariffe che garantiscano la copertura dei costi di gestione del servizio (art. 251, commi 1 e 5).

-Disposizione parimenti applicabile in caso di dissesto finanziario: gli amministratori che la Corte dei conti ha riconosciuto, anche in primo grado, responsabili di aver contribuito al verificarsi del dissesto finanziario, non possono ricoprire, per un periodo di dieci anni, incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali e di rappresentante di enti locali presso altri enti, istituzioni ed organismi pubblici e privati

Si segnalano altresì le seguenti disposizioni in materia di rapporti tra ente strutturalmente deficitario e terzi creditori, applicabili in caso di dissesto e non in caso di procedura di riequilibrio finanziario pluriennale: 

- le procedure esecutive pendenti alla data della dichiarazione di dissesto, delle quali sono scaduti i termini per l'opposizione giudiziale , sono dichiarate estinte d'ufficio con inserimento nella massa passiva dell'importo dovuto a titolo di capitale, (art. 248, comma 2);

- I pignoramenti eventualmente eseguiti dopo la deliberazione dello stato di dissesto non vincolano l'ente ed il tesoriere, i quali possono disporre delle somme per i fini dell'ente e le finalità di legge (art. 248, comma 3);

- Dalla data della deliberazione di dissesto e sino all'approvazione del rendiconto, di cui all'articolo 256, i debiti insoluti e le somme dovute per anticipazioni di cassa non producono più interessi né sono soggetti a rivalutazione monetaria. 

- Uguale disciplina si applica ai crediti nei confronti dell'ente che rientrano nella competenza dell'organo straordinario di liquidazione (art. 248, comma 4). 

Da rilevare, altresì, come l’ente che abbia aderito alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale, e voglia “procedere all'assunzione di mutui per la copertura di debiti fuori bilancio riferiti a spese di investimento”, deve essersi “avvalso della facoltà di deliberare le aliquote o tariffe nella misura massima prevista dalla lettera a)”

Quest’ultima condizione, considerata dalla legge presupposto necessario per accedere al Fondo di rotazione (come esposto nella tabella di cui sopra), considerando l’enorme mole di debiti fuori bilancio, rende di fatto inevitabile l’aumento di tutte le aliquote riferibili a tributi locali anche in caso di procedura di riequilibrio finanziario

Proprio in materia di Fondo di rotazione, si segnalano risvolti poco positivi: secondo quanto riporta “Il Sole 24 Ore”, la quota di riparto per abitante, attestata nel 2011 a 300 euro e scesa a 280 euro nel 2012, è crollata a 114 euro nel 2013. Dato, questo, che segnala ancor più la debolezza dell’istituto del riequilibrio finanziario.

Le considerazioni sopra svolte non nascono da un atteggiamento di rivalsa nei confronti dell’attuale classe politica ma dalla volontà di concepire la politica quale servizio ai cittadini, i quali meritano certamente chiarezza in merito a scelte che graveranno pesantemente sulla loro vita. 

E’ stato detto che il dissesto non sarebbe solo una condanna per una classe ma per l’intera comunità; la verità è che la procedura di riequilibrio sarebbe certamente una condanna per la comunità, ma non per la classe politica. 

         Giacomo Aiello
       Componente Coordinamento Big Bang Bagheria



 

 

 


 

Finalmente pubblicata dall'Assessorato il riparto delle somme assegnate per potere realizzare una serie di progetti di lavorie di servizi che diano un minimo di sollievo aui senza reddito: sul sito dell'assessorato sono stati pubblicate le somme spettante ai vari comuni siciliani in relazione alla poolazione attiva.

Al comune di Bagheria sono stati assegnati 528.910 euro, mentre al comune di palermo sono andati 6.410.000 euro: ai piccoli comuni con popolazione inferiore alle 2.150 unità di popolazione attiva sono stati assegnati 26.000 euro, pari all'importo medio di un cantiere di servizio.

Queste le somme assegnate ai comuni del nostro territorio: Altavilla Milicia, 72.419,64 euro; Casteldaccia, 106.099,79 euro; Santa Flavia, 104.803,28 euro; Ficarazzi: 111.948,73 euro. 

I progetti presentati riguardano la sistemazione di piccoli ambiti del territorio ed attività di servizio in cui la manodopera ha un ruolo prevalente.

Si pensa che con la somma che ha avuto assegnata il comune di Bagheria potrà attivare una quindicina di cantieri ognuno dei quali assorbirà circa dieci unità lavorative che percepiranno un reddito di 440, 00 euro mensili per tre mesi di impegno lavorativo.

E' una goccia d'acqua nel mare del bisogno, ma servirà a poco più di un centinaio  di famiglie per avere un modesto sollievo: nelle settimane scorse erano state definite le graduatorie che avevano visto oltre un migliaio di persone presentare richiesta di assunzione, pur essendo le condizioni per potere essere inseriti nelle graduatorie, particolarmente restrittive.

Una prima, sommaria stima, fa ascendere a circa 150 i lavoratori che potranno essere impiegati nelle attività previste dai progetti.

Scarica l'elenco 

Scarica la graduatoria dei lavoratori di Bagheria

Ho deciso di scrivere questa lettera aperta solo dopo l'approvazione degli emendamenti al Tuel (testo Unico degli Enti Locali), recentemente varati dal Parlamento e che danno al Comune di Bagheria la possibilità di riproporre il piano di riequilibrio finanziario pluriennale ed evitare così il dissesto finanziario.

Il risultato ottenuto è decisamente storico, e questa opportunità abbiamo tutti il dovere di non sprecarla in nessuna maniera. Riconosco al Consiglio Comunale la funzione propulsiva che ha svolto nel corso di alcune sedute che hanno spinto, tramite appositi ordini del giorno, la Giunta di governo a promuovere, nelle opportune sedi, una variazione della normativa poi accolta nelle legge di stabilità.

Nel corso di questi ultimi mesi ho assistito, in silenzio, al dibattito che si è acceso in varie sedi politiche, e soprattutto nei social network e nei media locali. La mia scelta di esiliarmi temporaneamente dal dibattito politico deriva dalla consapevolezza che il periodo che abbiamo trascorso dal 7 giugno in poi è stato delicatissimo, specie dopo la deliberazione della Corte dei conti del 16 ottobre 2013 e la successiva nomina degli ispettori da parte della Regione Siciliana.

In questi mesi, in silenzio, ho preferito puntare tutto sulla variazione della normativa, che nella precedente formulazione, dopo il diniego del Consiglio comunale, non ci avrebbe consentito in nessun modo di riproporre un nuovo piano di riequilibrio.

Ora che abbiamo ottenuto questo storico risultato ritengo sia arrivato il momento di intervenire e chiarire meglio il mio pensiero, che tra l’altro non ho mai nascosto.

Io e la mia Giunta ci siamo convinti che la via del risanamento finanziario dell'ente fosse quella giusta e da perseguire ad ogni costo per il bene di Bagheria, e che il dissesto finanziario dell'ente dovesse in tutte le maniere essere evitato.

Questo convincimento non nasce da questioni politico/elettorali (questioni relative all'incandidabilita), ma dal vissuto ultimo recente che mi ha fatto maturare la consapevolezza del clima che si instaurerebbe subito dopo la dichiarazione di dissesto: un clima nel quale per assenza di risorse finanziarie, sarebbe impossibile amministrare il Comune; senza contare la strisciante paura che si innescherebbe nei dipendenti comunali a rischio stipendio e licenziamento.

A tal proposito voglio raccontarvi quello che è accaduto il giorno dopo la diffusione della notizia della sentenza della Corte dei conti: Intorno alle 12,00 del 18 ottobre, avvisato da una telefonata del mio assessore al Bilancio, ricevo i dirigenti del Monte dei Paschi di Siena, tesoriere comunale, senza conoscere il motivo della cortese visita.

Motivo che scopro immediatamente dopo, la visita del nostro tesoriere non è affatto di cortesia, ma serve a conoscere la reale situazione del Comune e principalmente a sapere se esiste lo stato di dissesto finanziario.

Con la stessa identica cortesia il tesoriere ci fa sapere che nell'eventualità il Comune dovesse dichiarare il dissesto. lo stesso Comune si vedrebbe azzerato l'affidamento bancario (anticipazione di cassa). Qualche giorno dopo capisco che le intenzioni del tesoriere non sono affatto disponibili, dopo la visita riceviamo infatti la notizia che la pratica per una fideiussione di importo molto contenuta ci viene respinta.

Ho voluto raccontare quanto è accaduto per dimostrare cosa accade solo dopo la diffusione di una notizia di stampa.

Non oso pensare infatti cosa accadrebbe dopo la dichiarazione di dissesto. Il tesoriere ovviamente fa il suo lavoro e al contempo gli ammistratori e tutta la classe politica cittadina hanno il dovere di evitare la catastrofe: a proposito chiedo ai sostenitori del dissesto di assumere informazioni dal sindaco di Alessandria e di Caltagirone di cosa significhi davvero dissesto.

Io ho cercato di spiegarlo più volte con diverse note e comunicati, ed ora voglio ribadirlo con parole semplici e senza tecnicismi, voglio dire perché non voglio il dissesto e sono il principale sostenitore del risanamento:

A) perché non voglio aumentare le tasse per 5/7 anni senza la possibilità di abbassarle;

B) perché non voglio vendere villa Cattolica, Palazzo Cuto' o Villa Butera e svendere l'identità culturale e tradizionale di Bagheria;

C) perché non voglio consegnare le scelte della città ad una commissione liquidatrice e svilire il contenuto di qualsiasi futura amministrazione per tutti questi anni;

D) perché 24 comuni su 27 in dissesto che lo hanno dichiarato negli ultimi anni, lo hanno dichiarato di nuovo, condannando le loro comunità alla tassazione più elevata per 14 anni ;

E) perché senza alcuna forma di intervento finanziario, come dimostrano le statistiche fallimentari il dissesto finanziario non può risolvere la questione debitoria del Comune in quanto gli asset messi a disposizione della procedura liquiditoria si realizzano oltre la scadenza della procedura.

F) perché voglio tutelare i dipendenti comunali e loro famiglie, perché voglio che percepiscano regolarmente il loro stipendio e che in nessun caso rischino il loro posto di lavoro.

Per queste ragioni sono stato temporaneamente in silenzio, ho combattuto ogni santo giorno per cambiare la legge ed ottenere la possibilità di salvare la città dal dissesto. I giacobini per processare la classe politica usino i mezzi della democrazia, il dissesto finanziario non è il mezzo per condannare una classe politica ma per condannare una intera comunità .

Vincenzo Lo Meo
Sindaco di Bagheria

 

N.B. le sottolineature sono presenti nell'originale. redazione bnews
 

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