Politica




Buon lavoro del consiglio nella sessione convocata il 19 e 20 Ottobre. Dopo tante sedute fatte di “chiacchiari e tabacchieri i lignu”, finalmente una assemblea degli eletti che produce deliberazioni e decisioni su questioni che interessano la vita concreta e quotidiana dei cittadini.
A partire dalla decisione assunta alla unanimità
di nominare una commissione di indagine amministrativa sulla gestione delle risorse idrica nel nostro territorio da parte delle Acque Potabili Siciliane.
Proprio in questi giorni erano state recapitate a parecchi utenti bollette salate, e per così dire “anomale”, vale a dire legate a situazioni quali utenze di immobili disabitati, o intimazioni di pagamento per bollette già pagate ecc.., che avevano suscitato proteste che avevano raggiunto la sede consiliare.
La commissione è stata nominata ,e senza alcun onere aggiuntivo rispetto alle “normali” indennità percepite dai consiglieri, dovrebbe nel giro di trenta giorni esaminare le carte e produrre una relazione che dica come stanno veramente  le cose.

Una iniziativa buona , tempestiva e utile.

L’altro passo è stato realizzato su un terreno , solitamente tabù, quello dell’urbanistica e dei piani di lottizzazione, allorchè memori di amare esperienze recenti e meno recenti, uffici e consiglio più che procedere con i piedi di piombo, non procedevano affatto, tant’è che un piano di lottizzazione detto “Levante”, perchè coinvolge la contrada Santa Marina che è appunto ad est del centro di Bagheria, è stato sottratto, con la nomina di un commissario da parte dell’Assessorato al territorio, alla competenza del consiglio, visto che dopo sette anni dalla presentazione il piano di lottizzazione non era stato ancora esitato dal consiglio.
Altri due piani di lottizzazione però sono stati approvati e serviranno a dare un po’ di ossigeno ad un comparto, quello delle costruzioni, che a Bagheria al di là di chiacchiere e polemiche, è sostanzialmente fermo da una quindicina di anni.

Ed infine è stato approvato un decisivo strumento di democrazia e di partecipazione di cittadini alla vita pubblica, vale a dire il referendum consultivo
, che previsto dallo statuto comunale, non aveva ancora trovato una regolamentazione attuativa.
Nel regolamento vengono individuate le questioni che possono essere sottoposte a referendum , e cioè, le materie di competenza comunale, che non riguardino però materia di bilancio e di tributi.

Non è stato però definito il numero di firme necessario per potere indire da parte dei cittadini il referendum consultivo.
Questo perché c’è una norma dello Statuto comunale che fissa nel 20% degli iscritti nelle liste elettorali il numero di firme necessarie per potere indire un referendum, ed a Bagheria sarebbero circa 8.000 firme, una cifra enorme che di fatto renderebbe inutilizzabile lo strumento.
Si è allora deciso di agganciare il regolamento del referendum consultivo ad una norma che modificherà lo statuto comunale.
L’orientamento è di agganciare lo Statuto comunale alla norma nazionale, che dà come numero di firme necessarie per indire un referendum l’ 1% della popolazione.
A nostro avviso occorre trovare un giusto equilibrio tra una cifra troppo elevata ed una troppo bassa: potrebbe essere quel 4% che la legge pone come soglia minima ai partiti per potere avere una rappresentanza parlamentare.
Il 4% degli iscritti nelle liste elettorali corrisponderebbe a oltre 1500 firme.

Un numero giusto per dare valore ad una richiesta referendaria.

E’ probabile che il primo terreno di confronto referendario sarà quasi certamente la decisione assunta nei fatti dalla amministrazione della pedonalizzazione del Corso Umberto.




Il consiglio di ieri sera che doveva essere il giorno di Canossa per Biagio Sciortino, si è trasformato in una Caporetto per la maggioranza naufragata sotto i colpi di maglio dell’opposizione.
Un consiglio comunale che lascerà il segno quello di lunedì sera: c’è molta attesa e tensione.
Si pensa ad una contestazione in aula per le nozze autorizzate di Villa Cattolica, ma in realtà la vera contestazione è quella dei cittadini destinatari delle bollette “anomale” dell’A.P.S., che chiedono ed ottengono che questa questione che riguarda centinaia di famiglie venga posta all’attenzione del consiglio.

La terza questione a tenere banco, fermo restando che ormai non c’è consiglio in cui non si parli dell’emergenza Coinres, è stata la nomina da parte dell’Assessorato regionale territorio e ambiente, di un commissario ad acta, il geom. Giuseppe Traina per l’esame e la eventuale approvazione del piano di lottizzazione detto “Levante”, un megapiano in contrada Santa Marina, presentato da una società dei fratelli Maggiore, e che da quattro anni giaceva inevaso e che solo ieri era stato posto all’o.d.g. del consiglio comunale.

Ma procediamo con ordine:
si inizia con le comunicazioni del vicepresidente D’Agati, che informa che il sindaco aveva preannunciato la sua assenza per impegni istituzionali, e precisa che il primo cittadino aveva chiesto che il punto riguardante l’episodio di Villa Cattolica, fosse discusso alla sua presenza nella serata di prosecuzione del consiglio di martedì, cosa che i capigruppo non hanno accettato; neanche l’assessore Martorana si farà vivo durante l’intera serata.
Legge poi una comunicazione del consigliere Angelo Bartolone, sull’episodio di Villa Cattolica, e la comunicazione dell’Assessorato all’ambiente di nomina del commissario per il piano “Levante”, che si è insediato proprio nella mattinata di lunedì, tant’è che alcuni consiglieri avevano contestato il diritto esercitato dal commissario di espungere il piano di lottizzazione dall’o.d.g. del consiglio.

Proteste inutili, perché il commissario aveva sottratto al consiglio l’intero fascicolo.


Aperta la discussione scatta la contestazione di alcuni cittadini
presenti che chiedono che in prima istanza il consiglio si occupi del loro problema: le bollette "salate e anomale" in questi giorni recapitate dall'A.P.S. acentinaia di famiglie bagheresi.
Viene superata lo scoglio procedurale (l’argomento non è inserito all’o.d.g.); anche perchè il consigliere Castronovo ricorda che anche in altre occasioni, di fronte ad una emergenza sociale, si è superato il problema formale.
Tutti concordano e la seduta viene sospesa per un incontro informale tra presidenza, cittadini e capigruppo che arrivano ad una soluzione.

La questione “bollette anomale” verrà affrontato quando il consiglio discuterà, prelevandolo, l’o.d.g. della nomina della commissione di indagine amministrativa sulla gestione acqua da parte dell’A.P.S. ...
Tant’è che a chiusura del consiglio, contestualmente alla nomina della commissione verrà approvato all’unanimità un ordine del giorno in cui si impegna l’amministrazione di chiedere all’A.P.S. una moratoria sulle bollette anomale.

Ma è la questione politica che per l’intera serata tiene banco.


Intervengono nell’ordine i consiglieri Angelo Bartolone, Mimmo Aiello, Mimmo Di Stefano, Giuseppe Tripoli, Enzo Gulli, Giuseppe Cangelosi, Gino Castronovo, Nino Amato, Paolo Amoroso, Caterina Vigilia, Francesco Lima.

Pressocchè tutti gli interventi sono di critica nei confronti del comportamento del sindaco per la vicenda di Villa Cattolica,e da parte di quasi tutti si chiede un gesto di umiltà e che il sindaco chieda scusa per il suo comportamento, anche perché come viene facilmente documentato da Bartolone, è vero che esiste una delibera la 248 del 5 Settembre 2002 in cui si autorizzava il sindaco all’uso pubblico di alcuni ambiti di “palazzi comunali”, ma un regolamento messo su in fretta e furia dalla giunta con la delibera N° 268 del 19/)/2002 , era stato immediatamente revocato perché la materia regolamentare è di esclusiva competenza del consiglio, e in questo momento per Villa Cattolica non c’è alcun regolamento, tranne quello interno al museo che non prevede quello che il sindaco ha improvvidamente autorizzato.
Il sindaco ha pertanto agito al di là delle sue competenze dei suoi poteri, conclude Bartolone.

Si gira attorno al problema, se la disinfestazione c’è stata o non c’è stata: saranno gli uffici a certificarlo, assumendosene la responsabilità, viene ripetuto da più consiglieri.

Ma presto nel dibattito, agli interventi sulla questione Villa Cattolica, si affiancano e prevalgono altri problemi: la nomina del commissario per il piano di lottizzazione “Levante”, la gestione dell’Ufficio urbanistica (Aiello), le nomine di incarichi e consulenze da parte di Urban Italia, la chiusura dello sportello antiracket, la disattenzione colpevole di Lumia sulle vicende anche urbanistiche di Bagheria (Castronovo), il ruolo ed il modo come è stato eletto il difensore civico (Amoroso), la disastrosa conduzione del Coinres (Vigilia), la mancanza di rispetto delle istituzioni (Lima).
Ma la cosa che più sorprende è che a parte una debole e scarsamente convincente difesa di Enzo Gulli, che si immola per la causa, la maggioranza riceve colpi durissimi anche dal proprio interno.
E’ il consigliere Amato del P.D., oltre a Cangialosi del P.D.L.,ad attaccare rudemente sul ruolo del sindaco e dell’amministrazione circa i rapporti con l’A.P.S.
Anche “gli equidistanti”( Tripoli) non possono che rimarcare le pecche di una maggioranza che ieri sera si è letteralmente squagliata.

I colpi arrivano da tutti gli interventi e da tutte le parti: alla Presidenza il vicesindaco Passarello, che interverrà a conclusione del dibattito, e gli assessori Pagano e Sardina sembravano smarriti, e non riescono neanche ad articolare una resistenza; assessori e consiglieri dell’U.D.C. masticano amaro, ma restano muti: Gino Di Stefano si fa vedere per un pò solo per la questione A.P.S. poi si dilegua; anche l’assessore Tripoli fa solo una breve apparizione; stanno a confabulare nei corridoi e via via alla spicciolata tolgono il disturbo, alla fine in aula resterà come vedetta il solo Scaduto.
Molti interventi lasciano il segno: Aiello, Cangelosi, Castronovo vanno giù duro, picchiano come fabbri, e nessuno degli assessori presenti che si alzi per difendere il proprio operato e i propri funzionari.

Pesa, e molto, l’assenza del sindaco e forse anche la scarsa esperienza di una maggioranza, vittima delle sue divisioni interne, incapace di arginare una opposizione in cui consiglieri di esperienza hanno buon gioco ad affondare i colpi.
Neanche un intervento da parte di rappresentanti della maggioranza per cercare di rompere l’assedio; si ha l’impressione di un esercito in rotta, o di pugili suonati incapaci di esercitare una reazione.
In realtà P.D. e U.D.C.,e civici non sono mai stati una vera maggioranza politica, sono una semplice sommatoria di numeri, che non si parla, che non dialoga, che non interloquisce, un insieme di persone che non si amano e probabilmente non si stimano; sono dei separati in casa , come li definisce il consigliere Tripoli.

Ci veniva in mente iersera, mentre assistevamo alla seduta di consiglio, quel gustoso aneddoto che il grande comico Totò riferiva ad un amico:”Sai –gli diceva- ho incontrato per la strada un tizio, che ha cominciato ad insultarmi e a prendermi a schiaffi.Pasquale- mi diceva-sei un fetentone”, e giù uno schiaffo, e continuava, “Pasquale, sei un cesso, e giù un altro schiaffo”. “E tu -gli chiede l’amico- come hai reagito”? “E che sò Pasquale, io? concludeva Totò.

Ecco, ieri sera la maggioranza faceva la parte di Pasquale.

In chiusura vengono votati all’unanimità i nomi dei componenti della commissione che entro trenta giorni dovrà presentare una relazione sulla gestione A.P.S. della acque a Bagheria.
Ne fanno parte, Castronovo, Amato, Viscuso, Coniglio, Aiello, Giammanco, Barone, Gargano, Cirano, M.Di Stefano, Lima, Prestigiacomo.




Si suole dire che le vie dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni: se così fosse, e se l’inferno ci fosse davvero, un posto in prima fila a Biagio Sciortino non glielo toglierebbe nessuno. Nell'ultimo anno sono stati almeno quattro gli scivoloni politico-istituzionali del nostro sindaco, tutti realizzate, a suo dire, con le migliori intenzioni; e c’è da sperare che sia stata solo una coincidenza il fatto che da quando ha realizzato l’alleanza con l’U.D.C., il sindaco è stato attraversato da una sorta di delirio di onnipotenza.

Si comincia giusto un anno fa, quando dopo una latitanza di oltre due anni, il consiglio comunale elegge Giorgio Castronovo, amico e sodale del sindaco da lunghissima pezza, difensore civico dei bagheresi.
Sciortino dice che è un voto libero del consiglio e che lui non c’entra: naturalmente non è vero e nessuno ci crede, ma i partiti che lo sostengono, P.D. e U.D.C., fanno quadrato e faccia tosta, e la cosa passa.
E’ il trionfo dell’ipocrisia.

Sarebbe stato politicamente opportuno e corretto che il sindaco non solo non si facesse mallevadore, ma che addirittura si opponesse a quella nomina.
In un momento in cui si parla di “garanzie” e di “contrappesi” rispetto ai poteri e ai potenti piccoli e grandi, non può essere giudice terzo dei tuoi comportamenti, il tuo migliore amico.
Ma a Bagheria succede anche questo. I risultati oggi si vedono: Giorgio Castronovo, da quanto vediamo ogni giorno, è diventato una sorta di attendente e accompagnatore ufficiale del sindaco.

Poi venne la delibera 155: il 29 Novembre del 2008 la giunta vota un cervellotico atto di indirizzo, e meno di una settimana dopo Biagio Sciortino firma con il presidente di una Associazione “Lavoro nel sociale” dalle incerte origini e gestione, costituita la notte di capodanno 2007, una convenzione che prevede “stage formativi” per oltre un centinaio di persone.
La convenzione viene prima revocata e poi riconfermata, i sindacati attaccano, i giornali denunciano, ma si va avanti lo stesso e gli “stagisti” lieviteranno a quasi cinquecento.

Non si saprà mai che “lavoro” o “stage” abbia fatto questo esercito di cinquecento persone, perché non esistono atti relativi, non esistono relazioni degli uffici, non esiste niente di niente: però per due mesi centinaia di persone hanno o lavorato, quelli impegnati a Villa Cutò, a Villa Cattolica ecc..., altri bighellonato negli uffici degli assessori o di altri.
Sciortino si giustifica dicendo che lui ha cercato di dare una mano a questi giovani, commettendo però una serie di macroscopiche irregolarità, arbitri ed omissioni che a suo tempo denunciammo.

All’inizio di quest’anno un’altra tegola piove sull’amministrazione: il consiglio vota all’unanimità, con il furbesco squagliamento di qualche consigliere, l’intitolazione dello stadio comunale a Pasquale Alfano, controversa figura di imprenditore degli anni ’80, fratello di quel Michelangelo Alfano condannato per mafia e scomparso suicida qualche anno fa.

Biagio ha buon gioco stavolta a tirarsi indietro: “E’ il consiglio che ha fatto questa gaffe”, in cui “cascano” giovani consiglieri di scarsa memoria e “vecchi”consiglieri che sembra abbiano vissuto tutta la vita a Stoccolma e che a Bagheria sembrano capitati per caso.
Una breve indagine nei giorni successivi fa però venir fuori che il sindaco non era affatto estraneo a questa decisione, che anzi aveva perorato e per cui si era speso.
In questo caso però gli è stato facile tirare il sasso e ritirare la mano: lo spiazzale comunale sarà poi intitolato, chissà perché, al grande Torino.
Forse ha un amico, tifoso da sempre del Torino, e lo ha accontentato.

E arriviamo all’ultimo episodio, allorchè in un giorno in cui era stata emanata una ordinanza di disinfestazione, nel corpo aggiunto di Villa Cattolica recentemente restaurato, qualche centinaio di persone festeggiano una coppia di sposi.
Scoppia lo scandalo: si rincorrono e cambiano un giorno dopo l’altro le giustificazioni del sindaco: “volevo sperimentare un uso produttivo di beni comunali”, “volevo portare gente a Bagheria”, “volevo rendere felici gli sposi che si volevano far fotografare tra le sceneggiature di Baarìa”.

Peccato però che la gente che ha trovato Villa Cattolica chiusa se ne è andata inviperita, e che per rendere felici gli sposi, sempre cuore tenero il nostro sindaco, ha fatto entrare oltre ai fotografi, gli invitati, il service musicale e il catering.

Sino ad arrivare al “coup de theatre”, la prova principe che avrebbe dovuto zittire tutti; c'è una determina del 2002, rivela il sindaco, che autorizza l’uso di queste strutture per cerimonie private.
La classica foglia di fico dietro la quale trovano incerto riparo difensore civico e consiglieri amici: ora se è segno di civiltà e di ospitalità garantire, dopo una cerimonia di matrimonio civile, sia che si svolga al comune o che si svolga a Palazzo Cutò, agli sposi e agli invitati una stanza dove far svolgere un brindisi di augurio, altra cosa è far svolgere vere e proprie cerimonie di nozze in una struttura museale e per giunta in un giorno in cui questa avrebbe dovuto essere chiusa per tutti, per una disinfestazione in atto.

Non regge nessuna delle giustificazioni addotte, e più il sindaco inventa pretesti più affonda nel ridicolo.
E qua non stiamo a parlare dell’utilità o meno di aprire i “palazzi” ad iniziative, e non solo culturali, della società civile, o di rendere i musei luoghi in cui ci siano servizi e comodità, per attrarre visitatori.
Su queste cose siamo tutti d’accordo: ma l’uso per determinati eventi deve avvenire all’interno di regolamenti chiari e pubblici.
E nel caso in questione non c’è alcun regolamento, ed il sindaco ha agito in maniera arbitraria arrogandosi un ruolo e un diritto che non gli competeva.

Biagio Sciortino è stato, da assessore, l’antesignano di una prassi corretta e condivisibile, e cioè di dare la possibilità ad artisti, associazioni, gruppi teatrali o musicali di essere ospiti di locali di prestigio di proprietà dell’amministrazione ed di organizzare all’interno un “break”, “brindisi”, o momenti di ristoro, cosa che si è sempre fatta e che è giusto fare.

Ora dispiace che questa brutta storia cada all’indomani di un evento, la prima di Baarìa, che aveva visto il sindaco recitare al meglio il ruolo di padrone di casa e nel mezzo di una vicenda quale quella dei rifiuti in cui il sindaco di Bagheria, ed è onesto riconoscerlo, pur essendo tra i responsabili del disastro (era lui il sindaco quando il presidente del Coinres, Raffaele Loddo, fece quella infornata di assunzioni per la gran parte inutili), si sta seriamente impegnando per assumere un ruolo di guida dei comuni per sollecitare una soluzione definitiva; ed ancora quando la sua amministrazione sulla questione delle aree artigianali aveva segnato un punto importante a proprio favore.

La verità è che Sciortino stenta a capire che essere sindaco non vuol dire disporre, come è avvenuto e avviene, a proprio piacimento, di personale e strutture dell’amministrazione, ma che il suo potere va esercitato all’interno e nel rispetto di leggi, norme e regolamenti, e che, sedi, strutture e apparato amministrativo non sono "cosa sua", ma "cosa nostra", nel senso che appartiene ai cittadini, e che lui amministra su nostra delega e per nostro conto...

A questo punto il sindaco, per restituire un minimo di prestigio e di credibilità a se stesso e alle istituzioni che rappresenta, ha una sola cosa da fare, ed una sola strada da percorrere: quella della verità.

Vada in consiglio e dica come sono andate veramente le cose, non definisca “leggerezza” quella che è stata una decisione scriteriata e chieda scuse vere all’intera città.

Ed il consiglio comunale voti all’unanimità un ordine del giorno di censura nei confronti del comportamento del primo cittadino.
Solo così potremo credere, che da questa storia, il sindaco, i suoi consiglieri e la maggioranza che lo sostiene abbiano imparato qualcosa.




L’informazione locale, prima delle ferie, ha provato a configurare lo scenario possibile per le amministrative della primavera 2011
, tra le candidature prefigurate c’è anche la mia; per quanto mi compete, ritengo questa possibile e, nel contempo, improbabile.
Possibile, perché, come tutti sanno, non ho bisogno di particolari investiture: sono riuscito già una volta , insieme ad altri, a mettere su una lista civica e battere sia il PDL che il PD, sono riuscito, purtroppo, a ripetere l’operazione una seconda volta, per interposta persona; qualunque cosa ne pensino gli attuali amministratori, ritengo che per il loro successo ha pesato, in modo decisivo, l’eredità positiva della precedente esperienza amministrativa .

Non c’è due senza tre, potrebbe dire qualcuno, ritengo invece improbabile una mia candidatura perché ho l’impressione che il probabile successo mi costringerebbe ad un percorso amministrativo molto difficoltoso, in un contesto ostile a dinamiche di cambiamento vere (le uniche che riesco ad interpretare in prima persona).

Un percorso difficile perché si è smantellata l’organizzazione degli uffici , da noi concepita per obiettivi da raggiungere, piegandola alla lottizzazione tra le diverse anime della coalizione, mortificando competenze e potenzialità; difficile perché si è smantellato il nucleo di progettazione, faticosamente organizzato attorno al Sistema Informativo Territoriale, impoverendo la progettualità dell’ente in un momento delicatissimo (l’avvio della programmazione dei fondi comunitari); difficile perché si è caricato il bilancio comunale di costi clientelari (vedi Coinres) ponendo le condizioni per scelte future dolorose e impopolari; difficile perché la paralisi della delibera sui vincoli, da quasi due anni in consiglio, mi ricorda molto quel clima, legato al nuovo PRG e ai vecchi piani di lottizzazione, che ha portato all’ultimo scioglimento.

Ma quello che mi preoccupa ancora di più è il contesto: con l’avvio del federalismo fiscale, ci sarà un’ulteriore progressiva riduzione dei trasferimenti, l’obbligo di politiche di rigore, fondate sull’ulteriore taglio degli sprechi e la necessità di politiche di sviluppo a legate a scelte fondate sulla produttività del sistema e sulle capacità di fornire serie opportunità per lo sviluppo delle imprese.

Tutto questo in un Consiglio, organo supremo di programmazione, dove per 20 consiglieri su 30, al di là della recita a soggetto, più che il destino della città, l’interesse principale è quello per un “posto” per sé, per un figlio, un nipote, un incarico professionale, il finanziamento di un progetto che illuda per qualche mese giovani a cui non si riesce a dare una risposta seria per il loro avvenire. Per questo proporrò a quanti si vorranno confrontare con me, per formulare alla città una proposta di cambiamento, un maggiore impegno per qualificare la presenza in Consiglio.

La globalizzazione, la sfida dei paesi emergenti, la crisi economica e finanziaria, la pressione dei paesi poveri, la questione ambientale ci impongono di riconsiderare il nostro stile di vita, ci impongono un atteggiamento più sobrio ed il recupero di valori comunitari.

A me pare che la gente sia ancora chiusa dentro un orizzonte individualistico e consumista, che non ci sia nell’opinione pubblica sufficiente consapevolezza della necessità di politiche di rigore, della necessità di farsi carico dei problemi comuni, con rinnovata attenzione verso l’atro che và pensato come fratello e non come nemico da cui difendersi, l’orizzonte politico è ancora dominato da logiche clientelari e da un giustizialismo di facciata, tesi a tutelare un ceto politico incapace di dare risposte concrete ai problemi della gente.

Manca la consapevolezza della necessità di un pragmatismo etico, fondato sulla valorizzazione delle competenze, sulla selezione di una classe dirigente, che non può più essere solo l’immagine speculare della società, ma che deve essere migliore di questa.

Ritengo che oggi la politica sia particolarmente povera perché non riesce a rispondere ad un interrogativo che ci poneva qualche settimana fa V. Mancuso : “Si può dare un umanesimo senza trascendenza che riconosca un valore più grande del singolo, un primato dell’etica in base al quale il singolo superi se stesso e la sua volontà di potenza ( che spesso si declina in modo casereccio sotto forma di adulteri, menzogne, furberie, narcisismi di varia sorta)?”

A questa domanda il laicissimo Bobbio, dopo lungo argomentare, rispondeva: “sembra dunque che ogni tentativo di dare un fondamento razionale ai principi morali sia destinato al fallimento.

Per questo da un po’ di tempo lavoro per rifondare la politica su basi spirituali, sul presupposto fondamentale dell’amore per il prossimo.

Solo su queste basi si può dare un fondamento al ragionamento sviluppato di recente da Presidente Napolitano: per sconfiggere la mafia “conta la qualità della politica, il prestigio delle istituzioni democratiche, l’efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni … la crescita della coscienza civica e della fiducia nello Stato di diritto: fiducia … che può rafforzarsi solo in un clima di rispetto, in ogni circostanza, degli equilibri costituzionali da parte di tutti coloro che sono chiamati a osservarli”. Credo che invece si sia tirata troppo la corda, da un lato e dall’altro, e con questa sia ormai spezzata la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

Questo mio pessimismo (per dirla con Gramsci “dell’intelligenza”), non mi solleva dall’obbligo “dell’ottimismo della volontà”; da quando, per me, la politica è diventata dovere di testimoniare verità e giustizia, forma elevata di carità, l’obbligo di fare qualcosa per la comunità, ed in particolare per chi dentro di questa ha particolare bisogno, è diventato un imperativo categorico.

Per questo credo che sosterrò l’elezione di un uomo o di una donna di buona volontà; nonostante i fatti pare mi abbiano dato torto, non rinuncio all’idea di rinnovare la classe dirigente, di fare spazio ai giovani.

Sui giovani la penso come Ciampi, che li considera tali al di là dell’età anagrafica, a proposito della candidatura di un cinquantasettenne alla guida del PD, sostiene che la sua stima và a chi possiede “ un fresco approccio di curiosità verso il futuro” ad “un uomo pacato, sereno, competente, concreto, di coscienza … un’ottima combinazione del nuovo che ha esperienza della vecchia identità. Un autentico rifondatore”.

La breve esperienza di velista (antica passione che finalmente ho avuto la possibilità di coltivare) mi spinge, altresì, a pensare che sia inopportuno navigare controvento (la traversata dell’oceano si fa con gli Alisei favorevoli), nel contesto politico che ho prima descritto, oggi è più conducente ritagliarsi un ruolo tecnico, quel ruolo che avrei voluto svolgere accanto all’attuale sindaco e che mi è stato impedito, coi risultati che stanno sotto gli occhi tutti. Il prossimo sindaco avrà sicuramente bisogno di collaboratori provvisti di esperienza e di specifiche competenze.

Non sono un politico pentito. Ancora oggi quando passo per strada è vedo Villa S. Cataldo e P. Cutò recuperati, penso che il mio lavoro in provincia sia stato utile, cosi come mi avvilisco quando vedo che nessuno lavora seriamente per consegnare il nuovo Scientifico ai ragazzi.

Ancora oggi quando vedo Villa Cattolica interamente recuperata, La Certosa e Palazzo Butera sottratti al degrado, la scuola Incorvino affollata di bambini, piazza Sepolcro, Anime Sante, Stazione, restituite alla loro dignità, quando vedo che si stanno ultimando in tutte le scuole i lavori per adeguarle alle normative vigenti, quando vedo crescere gli alberi nelle nuove strade e nei parcheggi realizzati, allora mi dico che quei quattro anni di fatiche non sono state inutili , anche se mi avvilisco nel vedere che il progetto per il corso e la villa, se realizzati come dai noi previsto, avrebbero dato alla città una risposta più adeguata e razionale.

Nel volere mettere da canto me ed i miei collaboratori la vicenda dell’indagine credo c’entri poco, dopo sei mesi da quel famoso novembre 2005, in cui si appresi solo a mezza stampa dell’avvio di un’indagine nei miei confronti, anche ai meno avveduti appariva chiaro che la mancata comunicazione di una richiesta di prosecuzione dell’indagine equivaleva ad un sostanziale disinteresse dei PM alla prosecuzione della stessa, la mancata richiesta di un rinvio a giudizio equivaleva ad un proscioglimento, che continuo ad attendere con fiducia e pazienza.

Chi con me aveva condiviso oltre trenta anni di militanza politica (quella militanza di cui parla Tornatore in Baaria), la campagna elettorale e le scelte amministrative, sapeva e sa che non ho chiesto ne avuto mai voti dai mafiosi, non ho favorito né favorirò mai gli interessi della mafia.

Nel volere ad ogni costo azzerare l’esperienza precedente, continuo a credere, abbiano pesato le miserie di una politica che è tornata ad essere esercizio del potere inteso come dominio, piuttosto che come servizio, ha pesato la difesa di piccoli privilegi, la vanità e la presunzione di persone che avevano qualche sassolino da togliersi dalla scarpa.

So che il mio può sembrare il discorso dei perdenti, ma, per dirla con Sepulveda “Perdenti che però hanno saputo conservare l’allegria. Perché sanno per cosa hanno combattuto e perso” illuminati da quella luce che “è la determinazione di cambiare quello che non ci sembrava giusto. Una luce che non si spegne mai.”

Ritengo quindi opportuno ritentare quell’approccio, affidandolo possibilmente a persone che abbiano consapevolezza dei propri limiti, che ci tengono alla parola data, che apprezzino il valore dell’etica della responsabilità individuale, che sappiano essere intellettualmente oneste, coraggiose e determinate, limitandomi al ruolo che mi sta più a cuore, quello di pensare allo sviluppo della città, all’utilizzo ottimale di un territorio inteso come risorsa.

Ho provato a fare il padre di questa città, tentando di rinnovare quell’anima produttiva che l’ha fatta grande (la Bagheria del vino, del pomodoro in scatola, del verdello, degli artigiani che hanno costruito le ville, del primato sui docenti universitari), l’ho fatto forse accentrando eccessivamente, con un carico di responsabilità che ha logorato il mio fegato e non mi ha consentito di seguire la crescita di mio figlio; ho fatto il sindaco forse in qualche momento con l’atteggiamento del padre-padrone, dando anche qualche scappellotto, con la fierezza del libero pensatore, forse con qualche frequentazione inopportuna, provocando la suscettibilità di qualcuno che poi ha deciso di liberarsi dall’ingombro, facendo pagare alla città, più di quanto abbia fatto pagare a me, un prezzo salato.

Ora sono convinto che sia più opportuno fare il fratello piuttosto che il padre, qualcuno si sentirà orfano, ma spero che questo contribuirà ad una maggiore assunzione di responsabilità da parte di tutti.

A proposito delle ultime polemiche sulla zona artigianale, ribadisco come fondamentale il valore della verità, non ricordo più il contesto in cui la città fu riempita di manifesti con la scritta Pinocchio, sono certo che si trattava di una delle tante manovre demagogiche con cui si è fatta una opposizione durissima per addomesticare un sindaco che rifiutava il compromesso di basso profilo e le logiche spartitorie, ritengo comunque che Pinocchio “amico dei giorni più lieti”, sia un personaggio molto caro a tutti perché aveva una coscienza (il grillo), quella coscienza che gli ha impedito di fare la fine di Lucignolo, credo che Bagheria alle prossime amministrative debba guardarsi bene dai Lucignolo di turno, mi è parso di intravederne qualcuno tra i nomi di cui si parla.

Il rischio per la città è di passare da un’assenza di classe dirigente (bisogna purtroppo rassegnarsi al fatto che fino alla primavera del 2011, in città non c’è e non ci sarà un sindaco), ad una classe dirigente di sciacalli (nell’accezione del Gattopardo).

Quando appalesavo la preoccupazione per la perdita dei finanziamenti per le zone artigianali, non c’era in me alcuna soddisfazione, semmai amarezza, (per quel finanziamento ho lavorato più di dieci anni, da quando, consigliere provinciale, me ne occupai su delega del Presidente Puccio); ribadisco, nonostante la proroga di quattro mesi, il mio pessimismo ed il mio sconforto: a questo punto ritengo ci siano poche possibilità per la zona di Aspra e per le imprese che alla realizzazione di questa avevano legato i finanziamenti; mi auguro di sbagliare e spero, comunque, che alla fine della vicenda, chi di dovere assuma le responsabilità conseguenti.

Settembre 2008,
Pino Fricano

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