1855. Fu una meraviglia. Che splendor di bandiera!” ( 10 )
Ma i borbonici ( ecco ancora la minimizzazione dell’episodio ) non conquistarono l’intera bandiera.
Leggiamo in un giornale dell’epoca: “Fu presa dai napoletani; fu il solo loro trofeo e non lo guadagnarono senza fatica, né intiero, chè uno dei nostri…giunse a lacerare la stoffa della bandiera non lasciando fra le mani dei napoletani che una insignificante asta”. ( 11) E in un altro giornale: “Si impegnò un combattimento micidialissimo corpo a corpo fra noi e i regi e la bandiera lacera rimase un pezzo a noi, un pezzo ai regi”.
(12)
Sappiamo chi fu, tra i garibaldini, che cercò di riprendersi quel drappo che i borbonici avevano loro strappato? Forse.
“La bandiera di Valparaiso…fu vista agitata alcuni istanti, di qua di là, in una mischia stretta e terribile e poi sparire. Ma Giovan Maria Damiani delle guide potè afferrarne uno dei nastri e strapparlo; gruppo michelangiolesco lui e il suo cavallo impennato, su quel viluppo di nemici e di nastri. Mi rimarrà dinanzi agli occhi finchè avrò vita”. ( 13 )
Ma un certo Antonio Pellegrino, secondo la testimonianza di Ugo De Maria, affermava di “essere riuscito a strappare dalle mani di un soldato borbonico la bandiera e di essersela nascosta fra il seno e la camicia”.
Quel Pellegrino “nominato in perpetuo portabandiera della società palermitana dei superstiti dei Mille, farà sventolare per anni e anni quel drappo vero o presunto ( la cosa non è sufficientemente chiarita ) nelle dimostrazioni di Palermo”. ( 14 )
Ma se crediamo che i borbonici quella bandiera la strapparono davvero ai garibaldini, sappiamo di essi chi fu a farlo? Forse.
Uccise il portabandiera dei garibaldini, levandogli il ricco drappo “un sergente, alto della persona e rosso”, appoggiandogli sul petto il fucile con la punta della baionetta e sparando.
E’ Giuseppe Bandi a dircelo perché quel sergente, di lì a poco, tentò d’ammazzare anche lui; lo incontrò due mesi dopo, in marcia alla volta di Milazzo, precisamente passando per Barcellona, quando quel sergente, disertando era passato con Garibaldi, e ne seppe il nome. Quel Certosini, così si chiamava, presto sarebbe morto com- battendo a Capua. ( 15 )
Lo storico di parte borbonica Giacinto De Sivo, prima del Bandi, aveva tuttavia fatto altri nomi scrivendo che “un soldato calabrese di nome Francesco Serratore” aveva ucciso il portabandiera; “ e però ratto l’altro soldato Angelo De Vito afferrò la bandiera”. ( 16 )
Non furono però, né Certosini né De Vito, almeno secondo Francesco Guardione che riporta una lettera, datata 22 ottobre 1903 e a lui pervenuta e scritta dal figlio del soldato borbonico che veramente prese la bandiera .
Leggiamo: “Fu precisamente mio padre Luigi Lateano, soldato dei regi nell’8 Battaglione Cacciatori che alla battaglia di Calatafimi conquistò la bandiera dei Mille. Mio padre fu premiato con la promozione a sergente, inoltre ebbe la medaglia d’oro al valor militare, un premio di 100 scudi e la nomina a cavaliere del Real Ordine Militare di San Giorgio della Riunione”. ( 17 )
Quel soldato fu dunque premiatissimo e Luigi Natoli conclude che premi così importanti non sarebbero stati dati a chi non li avesse davvero meritati. ( 18 )
Quella bandiera, prima di essere presa dal soldato borbonico, era passata di mano in mano. Chi portava dapprima quella bandiera? La portava Giuseppe Campo…sottotenente della 6° compagnia comandata dal Carini..
Il giorno 15 maggio in un breve alt, fu dato ordine che quella bandiera passasse al centro della compagnia Cairoli, la 7° pavesi. Non so il perché. Ma la bandiera fu portata infatti dal Campo in mezzo a quella compagnia che era la più numerosa e forse la più intellettuale. E la bandiera sventolò superba . … Questa tornò al centro della 6° compagnia.
E anche di ciò non so il perché, so invece che vi fu un momento in cui il Campo mandò uno da Garibaldi a domandargli dove si doveva mettere con la bandiera. …
Garibaldi disse: “Ditegli che la porti nel mamelou più alto e che la faccia sventolare”. ( 19 )
E’ quella che abbiamo riportato una testimonianza tarda ( del 1903 ) di Giuseppe Cesare Abba; nelle Noterelle, il 15 maggio, alle 11 ant., sui colli del Pianto Romano, aveva tuttavia scritto: “La bandiera sventola sul poggio più alto, in mezzo a noi. Il sottotenente che la porta, mandò me dal Generale, e il Generale mi mandò a lui comandando: “ Ditegli che si porti sul poggio più alto, colla bandiera, e che la faccia sventolare! Dio, con quale voce me lo disse!” ( 20 )
Ma Giuseppe Campo fu il vessillifero dei Mille fino al momento in cui Nino Bixio non sentì il bisogno di portare la bandiera in capo al suo battaglione. Pare che dal Bixio la bandiera passasse a Menotti Garibaldi che, ferito alla mano, la cedette a Simone Schiaffino, che apparteneva al piccolo corpo delle Guide, e somigliava a Garibaldi.
Fu l’ultimo a portare quella bandiera, a lui venne tolta dal soldato borbonico che l’uccise, somigliava al Generale, si sparse voce che quest’ultimo fosse morto, in realtà era stato soltanto colpito da un sasso, alla fine i borbonici, esaurite le munizioni, fecero la guerra a sassate, lo si andò a dire al Landi che Garibaldi era morto, gli si portò la bandiera, ma gli si chiese aiuto, quello invece ordinò di ritirarsi e, pur se poco convinto, scrisse quella sciocchezza al Castelcicala.
Continua....
Bibliografia
10)Giuseppe Cesare Abba, lettera inviata al giornale il Capitan Fracassa (anno III, n. 239 ) nell’agosto
del 1903, in Francesco Guardione, op. cit., p. 249,
11)Diritto del 3 giugno 1860 in La spedizione garibaldina di Sicilia e di Napoli: nei proclami, nelle
corrispondenze, nei diari e nelle illustrazioni del tempo, a cura di Mario Menghini, Società Tipografico-
Editrice Nazionale, Torino 1907, p. 31,
archive.org/…/laspedizionegari00menguoft/laspedizionegari00mengu…
12)Movimento del 10 giugno 1860 in La spedizione garibaldina di Sicilia e di Napoli, op. cit., p.37,
13)Giuseppe Cesare Abba, op. cit., p. 21,
14)Ugo De Maria, I siciliani nella spedizione dei Mille, Rassegna Storica del Risorgimento, 1931, p.109,
www.risorgimento.it/rassegna/index.php?id=17139
15)Giuseppe Bandi, op. cit., parte 2°, cap. 8°,
16)Giacinto De Sivo, Storia delle due Sicilie dal 1847 al 1861, vol. 2°, Trieste 1868, p. 58,
books.google.com/…/Storia_delle_Due_Sicilie_dal_1847_al_186.ht…
17)Francesco Guardione, op. cit., p. 350,
18)Luigi Natoli, Di un volume di documenti sulla rivoluzione siciliana del 1860 e sulla spedizione dei Mille,
Rassegna Storica del Risorgimento, XXV, 1938, pp. 249-263,
www.risorgimento.it/rassegna/index.php?id=27206
19)Giuseppe Cesare Abba, lettera al Capitan Fracassa, cit., in Francesco Guardione, op. cit., pp. 349-350,
20)Giuseppe Cesare Abba, Da Quarto al Volturno, op. cit., p. 19,