Che esisteva un paese di nome Agadir il mondo lo scoprì all'alba del 29 febbraio del 1960, quando la radio diffuse la notizia di una scossa di terremoto devastante della durata di 15" che avevavletteralmente raso al suolo questo paesone marocchino di circa 50.000 abitanti che sorgeva su una collina, e viveva di pastorizia, agricoltura e pesca.
Il numero preciso dei morti non si saprà mai (si disse 15.000-18.000), perchè, dopo avere soccorso i feriti e recuperato i corpi che era possibile recuperare, per evitare il diffondersi di epidemie il paese distrutto fu ricoperto di calce e cemento.
Nella collina su cui ogni notte si illuminano le enormi scritte, Dio, Patria, Re, rimasero in piedi solo le mura fortificate della vecchia medina, ed ogni domenica il luogo è meta di un pellegrinaggio di residenti e turisti che vengono a ricordare, ma che vengono soprattutto ad ammirare oltre ad uno splendido panorama, anche il miracolo di un paese, oggi città, risorto dalla ceneri del terremoto.
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Agadir, ricostruita in basso sulla baia sull'oceano, oggi conta circa settecentomila abitanti: ha il maggior numero di posti letto delle città turistiche del Marocco, oltre trentamila, ospita eserciti di francesi, tedeschi, inglesi e russi che qui hanno preso casa e vengono a svernare in un territorio in cui splende il sole per oltre 300 giorni l'anno, é sede di un'area portuale estesa chilometri quadrati con almeno sette-otto "bacini" dove ci sono dalle lancitedde alla barche per la pesca delle anciove ( in Marocco si pesca la più alta quota di acciughe al mondo), ai grandi pescherecci d'altura, un porto turistico ed uno commerciale per container oltre ad un porto militare.
Agadir sembra un pezzo di Nizza o Cannes trapiantato in Africa: c'è la splendida Corniche sull'oceano, una Marina ricca di locali, negozi di griffe internazionale, ci vivono un migliaio di italiani collegati alle attività turistiche di accoglienza e ristorazione ed alle imprese di trasformazione dei prodotti del mare e della terra; l'entroterra di Agadir è il Souss una delle regioni più fertili del Marocco, ricco di agrumeti e dove l'intero anno negli immensi impianti di serre, realizzati anche da imprese siciliane, si producono milioni di tonnellate di ortaggi.
Non è tutto così il Marocco, ma Agadir ne è una parte.
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Per la seconda volta restiamo colpiti dalla laicità del dibattito culturale e politico presente sui giornali di questo paese. Ci ricordammo che proprio due anni fa di questi tempi i giornali erano pieni di pareri contrapposti di esperti sulla legittimità del potere della monarchia. Alcuni organi di stampa mettevano in discussione il diritto dinastico che fa del Marocco una sorta di monarchia costituzionale con un governo e un Parlamento.
E proprio due anni fa in corrispondenza con i movimenti della Primavera araba in Egitto, Tunisia e Algeria , la monarchia corse ai ripari facendo votare con un referendum una serie di rfiorme che ampliarono i poteri del Parlamento e del governo restringendo quelli della monarchia.
In questi giorni ferve invece un dibattito altrettanto animato sul baciamano che i dignitari di corte e chiunque incontri il sovrano è costretto a fare nei confronti dell'attuale re Mohammed VI.
Baraka!, basta! tuona il settimanale Tel Quel che giudica questo gesto ultimo simbolo di servilismo, specificando che baciare la mano del re è contrario ai precetti dell'Islam, ai valori universali del diritto, della democrazia e della modernità.
Per concludere con una proposta netta: "cosa aspettiamo per mettere al bando questo gesto"?
Il mondo cammina.
Continua....