Tra le storie che mi piace raccontare ce n’è una dai contorni alla Giufà, dove tutto può sembrare il contrario di tutto. Parlo della storia del dipinto “Arsura. Donna alla fonte”.
Con i titoli di due quadri “Arsura” e “Donna alla fonte”, nasce la storia di un dipinto che merita di essere raccontata nelle pagine della cronaca, proprio come quelle che un tempo avevano il loro habitat naturale nella famigerata via Margutta di Roma. Qui, gli artisti praticavano una vita bohémien e si creavano condizioni che facilitavano il germogliare di fermenti artistici, come quelli che hanno dato vita all’astrattismo e alla pop art in Italia.
La storia di “Arsura. Donna alla fonte” è invece un frame di vita vissuta a Bagheria, tra le simbologie esoteriche dell’elegante e austera Villa Valguarnera, dove l’opera è stata dipinta tra il 1929 e il 1935, durante la stagione amorosa, non platonica, di Renato Guttuso e Topazia Alliata.
Quindi non sarebbe azzardato dire che Bagheria ha contribuito alla Storia dell’arte italiana del Novecento, dal momento che qui sono nate le basi di quella che è stata la principale corrente artistica in Italia: la pittura neorealista capeggiata da Renato Guttuso.
Sono gli anni in cui si formano i primi operatori artistici; io mi ritroverò tra questi qualche anno dopo, in pieno boom economico e per questo aprirò un Club dei Giovani, una Galleria d’arte, una Stamperia, una Corniceria, una Casa editrice e nel 1990 un Museo, creando a Bagheria la filiera della creatività.
L’ultima mia impresa è lo studio del dipinto “Arsura. Donna alla fonte”, che considero il primo quadro dipinto da Renato Guttuso. Una storia opaca perche all’origine era sprovvista di tutti i dati e oggi è esposta al Museo Guttuso di Bagheria con dati farlocchi che l’attribuiscono a Topazia Alliata.
Concludo parafrasando il cardinale Pappalardo: “mentre a Roma si pensa sul da fare, la città di Sagunto viene espugnata dai nemici!” dove Sagunto è la povera Bagheria.
La foto: Topazia e Renato a Roma. A destra “Arsura. Donna alla fonte”.