Perché non bisogna mai smettere di sperare in un futuro migliore - di Livia Carnevale

Perché non bisogna mai smettere di sperare in un futuro migliore - di Livia Carnevale

Politica
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Pubblichiamo questa lettera che è qualcosa di più significativo ed efficace di un semplice appello per il voto a Matteo Renzi. E la lucida analisi di una giovane che ci spiega  in una sorta di Manifesto della speranza perchè non bisogna mai smettere di credere nel cambiamento.

Cari Bagheresi,

Non sono mai stata particolarmente attiva in ambito politico, pur avendo sempre esercitato il mio diritto di voto. Il motivo è semplice: nessuno dei politici del panorama degli ultimi anni ha mai riflettuto quelli che sono i miei pensieri e le mie idee su come vorrei la società. E come tanti di voi, mi sentivo quasi senza speranza, perché tutto é sempre andato male e continua ad andare anche peggio, perché chi assaggia il potere diventa come e peggio degli altri. Come si può sperare in un futuro migliore? Tutto questo fino a qualche anno fa.

Visitai una città italiana, ne rimasi così colpita dalla bellezza e da come veniva valorizzato tutto, dalla più bella Chiesa, al semplice marciapiede, che fui curiosa di sapere chi fosse il sindaco. Scoprii che era un ragazzo giovane, che aveva già avuto diverse esperienze politiche, e che con le sue idee e la sua determinazione era diventato il sindaco di una delle più belle città d’Italia, riuscendo a renderla ancora più bella.Sto parlando di Firenze.

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Continuai a seguire questo politico, notando come fosse diverso dagli altri, i suoi discorsi non erano quelle triti e ritriti dei soliti politici che vediamo da 10-15 anni e che non si è ancora capito cosa abbiano fatto di concreto.

Ma la cosa più bella è che quando parlava riusciva a far sentire in me una nuova speranza: la speranza che davvero il futuro lo costruiamo noi e possiamo migliorarlo. Mi è dispiaciuto vedere la scarsa partecipazione dei miei concittadini a queste primarie, e ciò a prescindere che si sia di destra o di sinistra, perché certi valori non hanno colore ma riguardano tutti. Eppure vi capisco e vi do pienamente ragione. Per troppi anni siamo stati presi in giro da amministrazioni di qualunque parte politica, che non hanno fatto quasi nulla di ciò che avevano proclamato in campagna elettorale. L’attuale situazione del paese è tragica, come si può avere la voglia di andare a votare? 

In realtà è proprio quando la situazione sembra senza speranza che bisogna avere il coraggio di attivarsi e CAMBIARE. Cambiare cosa? Non le persone, perché una persona che ha lavorato e si impegna per il Paese, va bene anche a 70-80 anni. Bisogna cambiare le idee. Chi è seduto da 10-20 anni in parlamento e ha fallito tutte le occasioni che ha avuto deve lasciare posto ad altri per un fisiologico ricambio politico, oltre che sociale. Si può essere utili anche senza un seggio in parlamento, così come nelle amministrazioni locali. Io ho 26 anni, studio e non lavoro e sono donna. Per adesso chi si trova nella mia stessa situazione é tra i soggetti più svantaggiati nel nostro Paese. 

Vorrei un sistema scolastico con insegnanti che siano messi nelle condizioni di trasmettere il sapere alle nuove generazioni, e non che non sanno se domani avranno ancora un posto di lavoro.  L’insegnante è una figura centrale, e deve essere riconosciuto, incentivato e valutato come tale, e selezionato in base al merito.

Vorrei un sistema scolastico in cui le strutture siano adeguate, e non si sia costretti a studiare in magazzini fatiscenti. Sono necessari investimenti in tutto il comparto, gli edifici scolastici devono essere messi a norma, attrezzati e resi frequentabili appieno.

Vorrei un sistema universitario e di ricerca basato sul merito, e che dia la possibilità di studiare a coloro che sono capaci ma che non hanno la possibilità economica.

Io studio perché spero di poter fare il lavoro adeguato ai miei studi, ma se non ci riuscirò vorrei avere un’alternativa, che non sia il posto fisso che ormai non esiste più, ma la possibilità di crearmi un lavoro, che potrebbe permettermi di guadagnare anche di più del posto fisso, ma solo se tutti i guadagni non vadano via per l’imposizione fiscale.

Vorrei che chi è già lavoratore dipendente e guadagna 1000/1500 euro al mese, non si veda quasi metà dello stipendio andare via in imposte e tasse, ma che ci sia una detassazione che permetta di avere qualche centinaio di euro in più al mese. Una famiglia non può essere costretta ad avere il minimo solo per fare la spesa e pagare mutuo o affitto, deve poter portare i bambini al cinema, o uscire a cena, o fare un viaggio, e anche con 100 euro in più al mese questo si può.

Vorrei che ci fossero degli incentivi per chi decide di avviare una piccola e media impresa, cosa che tanti giovani pieni di idee vorrebbero fare e non possono perché non ci sono abbastanza soldi.

Vorrei che l’Italia riapra agli investimenti stranieri, in tal modo si creerebbero migliaia di nuovi posti di lavoro.

Vorrei che i lavoratori autonomi possano svolgere il loro lavoro con più serenità e non venire accusati per presunzione di evasione, aumentando in maniera esponenziale le imposte su questi, invece di effettuare controlli reali per scoprire i veri evasori fiscali, in modo che anche i lavoratori autonomi possano godere di sgravi fiscali.

Vorrei che le donne non siano costrette a scegliere tra figli e lavoro. Ma un sistema che incentivi il rientro al lavoro dopo la gravidanza. In Italia abbiamo la percentuale di donne che lavorano più bassa d’Europa, e non per scelta delle stesse, ma tante, anche avendo studiato, decidono di non cercare più lavoro, perché sottopagate o perché non possono accudire i figli.

altVorrei che ci fossero degli asili nido pubblici adeguati sia come struttura che numericamente in base agli abitanti, ed educatrici preparate che abbiano conseguito corsi per poter lavorare con i bambini. In Italia solo il 16% dei bambini trova posto negli asili comunali, e l’Europa prevede la soglia minima del 43%, raggiunta soltanto in Emilia Romagna e a Firenze. Se tutta Italia raggiungesse questa percentuale occorrerebbero 500.000 nuove educatrici, quindi nuovi posti di lavoro.

Vorrei un’Italia in cui si smetta di distinguere in base ai propri gusti sessuali. Forse non siamo pronti per il matrimonio tra persone dello stesso sesso, e questa non vuole essere una polemica, ma siamo tutti cittadini allo stesso modo. Vorrei che si facesse una Civil Partnership per il pieno godimento dei diritti civili, pensionistici, sanitari e amministrativi. 

Non voglio sminuire il matrimonio, io sono sposata e per me resta la base della famiglia tra persone di sesso opposto. Ma chi non ha questa possibilità, resta comunque un cittadino italiano. 

Vorrei un’Italia che investa sulla cultura, perché noi siamo sempre stati la culla della civiltà, abbiamo un patrimonio culturale immenso da valorizzare, perché la cultura, a differenza di come la pensa qualcuno, dà lavoro, perché crea turismo. 

Vorrei un’Italia che investa sull’innovazione ecologica e sull’energia pulita. Abbiamo il sole, il vento. Si ridurrebbero i costi di importazione di petrolio e gas, e si creerebbero nuovi posti di lavoro. E vorrei che si migliorasse il sistema di smaltimento rifiuti, raggiungendo in tutto il territorio l’eccellenza di tante città italiane.

Vorrei un’Italia in cui la mafia venga combattuta davvero. Aggredendo i patrimoni dei criminali con procedure più celeri in modo che vengano restituiti immediatamente alla collettività.

Vorrei che venga promossa la cultura della legalità a partire dalle scuole, inserendo anche corsi obbligatori, perché non tutti gli studenti vengono educati alla legalità nelle scuole.

Come, invece, l’hanno trasmessa a me la mia maestra e i miei professori. Tutti questi sono alcuni degli obiettivi del candidato alle primarie che ho votato domenica scorsa e che rivoterò la prossima domenica, 2 dicembre.  

E questo perché Matteo Renzi ha fatto nascere in me l’ambizione di cambiare l'Italia, adesso!

 

Livia Carnevale, cittadina bagherese, italiana, europea