Quando il presidente del Coinres, Vitale Gattuso, colloquiava amichevolmente con Lo Gerfo

Quando il presidente del Coinres, Vitale Gattuso, colloquiava amichevolmente con Lo Gerfo

Politica
Typography

"Quà c'è qualcosa che deve fare scoppiare qualche bomba completamente, in modo tale che qualcuno si toglierà il vizio". Così Francesco Lo Gerfo, presunto capomafia di Misilmeri parla con l'allora presidente del Coinres Vitale Gattuso, sindaco di Castronovo di Sicilia che risponde: "Mi duole il cuore queste cose sono nulle, perchè capisci bene c'è qualcuno che ci sguazza e ci vuole sguazzare così in maniera di rompermi".

L'intercettazione è riportata sul "Giornale di Sicilia" di giovedì 19 aprile, e lascia intendere chiaramente il tipo di rapporti che intratteneva il presidente del Coinres e sindaco di Castronovo, Vitale Gattuso.

Il riferimento sin troppo chiaro è il tentativo, fatto ancora due anni fa nel febbraio del 2010, di far "transitare" altri sei dipendenti della Ditta Falletta nei ruoli dei  dipendenti del Coinres.

Allora ci volle una dura e ferma presa di posizione del Dipartimento regionale acqua e rifiuti dell'Assessorato diretto da Pier Carmelo Russo per mandare a monte l'operazione.

E ricordiamo in quell'occasione una dichiarazione alla stampa del presidente del Conres Vitale Gattuso, sindaco di Castronovo di Sicilia, che come ora sentiamo era molto in confidenza con il capofamiglia di Misilmeri, in cui si scagliò contro l'assessore, sostenendo che con le sue dichiarazioni distruggeva quanto con tanta pazienza e sapienza lui e i suoi collaboratori andavano costruendo.

E orse non era solo metaforica la bomba che voleva far scoppiare Lo Gerfo se proprio in quel periodo fu rafforzata la scorta all’allora assessore all’Energia e ai rifiuti Piercarmelo Russo.

Sono sconvolgenti rilette a mente fredda le intercettazioni che riguardano quella malsana  palude in cui si muovono mafiosi, faccendieri, politici, imprenditori, a ridosso del Coinres, ma non solo, nel triangolo Bolognetta - Misilmeri - Villabate solo con qualche escursione su Bagheria, visto che avevano assunto un ruolo di struttura operativa autonoma.

L’impressione è che finalmente la magistratura e gli inquirenti stiano venendo a capo di quel coacervo di inefficienze, di illegalità, di arbitri, di dissipazione di denaro pubblico che è stato il Consorzio dei rifiuti dell'ATO PA4 di cui si era già abbondantemente occupato la Commissione nazionale di indagine sui rifiuti.

Un mostro cresciuto in maniera abnorme e informe che ha distribuito posti, non lavoro, dissipato risorse pubbliche, favorito le ditte della mafia e ha reso invivibili le nostre città.

alt

nella foto  Vitale Gattuso

Il sindaco Lo Meo nel suo documento di risposta ai liquidatori del Consorzio, ricordava un paio delle sinecure di cui godono i dipendenti Coinres; dal contratto della Federambiente lautamente più oneroso di quello degli Enti locali, dallo straordinario ormai "indennità fissa" e non legato alle reali necessità sino alle presenze "autocertificate" dagli stessi dipendenti.
C’è una cosa che dovrebbe essere aggiunta.
Ed è che a partire dal 2008 per le periodiche emergenze rifiuti dovute all’astensione del lavoro dei dipendenti Coinres, questi ultimi non hanno mai pagato neanche con un’ora di salario trattenuto.

E perché? È semplice.

I lavoratori si astenevano dal lavoro, non perchè scioperassero ma perché mancava la D.P.S., acronimo di Dotazione Personale di Sicurezza ( guanti, scarponcini , mascherine, e quant’altro).
Fate un po’ di conti: per dispositivi che sarebbero costati qualche decina di migliaia di euro si provocava un  danno incommensurabile alla qualità di vita e all’immagine della comunità, un danno economico, nel tempo di milioni di euro, dovuto al fatto che per superare le emergenze si chiamassero, al di fuori di qualsiasi controllo e trasparenza altre imprese , il “Polpo” e compagnia cantante, i camion a 600 euro al giorno, con controlli di fatto inesistenti.

Tante denunce ai carabinieri sono state fatte da Biagio Sciortino, per queste astensioni immotivate, che sembravano scattare ad orologeria e niente pareva che sarebbe accaduto.

Questo è stato il Coinres: ed il direttore generale di questo baraccone, Riccardo Incagnone, non ha mai saputo dare una spiegazione plausibile di questi comportamenti

Adesso i nodi stanno venendo al pettine: ha cominciato la Magistratura contabile, cui si sta affiancando la Magistratura penale e abbiamo motivo di pensare che siamo solo all’inizio.

Così come non abbiamo mai lesinato critiche al sindaco Lo Meo, quando ritenevamo che fossero fondate, adesso diciamo con la stessa chiarezza che la politica tutta e l'opinione pubblica debbano stare dalla parte di moralizzare in maniera radicale un settore che ha mortificato la dignità, peggiorato la qualità di vita di noi cittadini e dissanguato le casse comunali.

Questo richiamo alla solidarietà non  ci può fare omettere di ricordare che qualcuno, nel migliore dei casi, ha compiuto il reato gravissimo di omissione, ed è quell’Assemblea dei sindaci che per ignavia, insipienza o per pavidità si è fatta sottomettere dai interessi più o meno legittimi che attorno al Coinres gravitavano.

E più responsabili degli altri sono stati i sindaci che a Bagheria si sono succeduti dal 2003  ad oggi: Fricano, Sciortino e Lo Meo, ognuno per la sua quota.

Bagheria, ricordiamolo, detiene il 29 % delle quote del Coinres: recita, citiamo a memoria, un articolo del codice civile che non evitare che un danno si realizzi corrisponde più o meno alla responsabilità di provocarlo.

E' un articolo del codice che in più di una occasione compariva nello scambio di missive tra l'allora assessore all'Energia  Pier Carmelo Russo e il sindaco Biagio Sciortino.

Lo Meo lo tenga ben presente e lo faccia proprio e se si intesterà questa difficile battaglia di pulizia non si troverà solo.