Quer pasticciaccio brutto di Metropoli est - di Angelo Gargano

Quer pasticciaccio brutto di Metropoli est - di Angelo Gargano

Politica
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Non è la prima volta che rubiamo il titolo del romanzo di Gadda per descrivere  una vicenda della politica. Se la memoria non ci inganna lo usammo a proposito del Coinres e torniamo a farlo per Metropoli est, anche se va subito detto che le due ‘storie’ non sono tra loro confrontabili per ragioni sin troppo comprensibili, ma hanno un tratto comune.

Ed il tratto comune a tanti fallimenti e guai (anche del nostro paese Italia) risiede nei politici (o meglio nei politicanti) che si fanno imprenditori e che, grazie alle aderenze politiche, e con meriti e competenze professionali vicini allo zero, hanno infeudato tutto, dagli Enti economici pubblici piccoli e grandi alle banche pubbliche, dalla Informazione pubblica alle aziende di stato, e che alla fine hanno lasciato montagne di debiti e di disoccupati, e cioè macerie economiche e sociali.

Metropoli est è un piccolo esempio, se vogliamo, ma ci narra di come, sia che si chiamino Coinres o Metropoli est o come altri Enti o Consorzi di recente formazione che vanno a finire nelle grinfie dei politici, questa è la sorte inevitabile di chi nella gestione di questi enti piuttosto che alle leggi dell’economia e dell'efficienza si ispira e si adegua alle regole ferree della politica e delle clientele.

E poi a pagare i danni saranno i dipendenti e i cittadini, così come sarà per Metropoli est.

Vi condurremo attraverso la dettagliata relazione dell’ultimo consiglio di amministrazione all’interno del labirinto di pressappochismo gestionale e della superficialità contabile, o peggio di fattispecie di reati anche gravi, che hanno a che fare con l’appropriazione indebita o con l’abuso di ufficio o con il peculato.

Eppure Metropoli est per qualche anno era parso seguire un modello diverso, un modello virtuoso; passi per la nomina degli organi di direzione, presidente, consiglieri di amministrazione, nomina di progettisti, esperti e consulenti tutti rigorosamente targati PD, o FI, o UCD, o altro e le assunzioni dei dipendenti palesemente clientelari, perché quello è il sistema a cui neanche l’amministrazione del Movimento 5 stelle sembra volersi e potersi sottrarre.

Però erano state intercettate risorse comunitarie, parecchi comuni se ne erano giovati, diverse opere pubbliche realizzate.

Poi arrivò un giorno dell’anno 2010 in cui qualcuno pensò che lo strapotere di alcuni sindaci del territorio che dentro Metropoli est facevano il bello e il cattivo tempo doveva essere bloccato, e fu tentato un rovesciamento del potere, ponendo come capofila dei protestanti l’altro comune capisaldo di Metropoli e cioè Misilmeri. L’operazione non ebbe successo, ma la vittoria del gruppo dirigente di allora che riuscì a mantenere come presidente abbarbicato alla poltrona Salvatore Camilleri, sostenuto da una variopinta accozzaglia di sindaci, fu una vittoria di Pirro.

Da quel momento parecchi comuni, e Bagheria tra questi, smisero di versare le quote consortili, i comuni non parteciparono più ai bandi con la quota di finanziamento di loro competenza, e per tre anni non si fece più nulla, assolutamente nulla; anzi a dire il vero Metropoli est ebbe finanziato un progetto, ma poi vedremo come andò a finire e crediamo che anche la magistratura, e non solo quella contabile, avrà molto da ridire sulla gestione di quest’ultimo progetto che prevedeva l’acquisto di minibus con alimentazione a metano o GPL.

Le cose che stiamo scrivendo potrebbero sembrare trite considerazioni politiche, invece no: quello che riportiamo è stato tutto messo, nero su bianco, in un documento di 23 pagine in cui il dimissionario consiglio di amministrazione racconta quello che ha trovato all’atto dell’insediamento.

Il consiglio di amministrazione eletto il 30.10.2014 e insediatosi il 03.11.2014, nelle persone di Gianluca Rizzo, presidente, Giovanni Di Cristina, vicepresidente e Francesco Cirafici, componente, in quattro mesi mette assieme una dettagliata relazione che viene approvata il 27 aprile 2015 dall’assemblea dei sindaci che ratifica le loro dimissioni e procede alla nomina di un commissario liquidatore del Consorzio, il dottore commercialista, Antonino Mineo, a cui spetterà il compito di dipanare la matassa.

altMa noi vogliamo anticipare alcune delle pesanti affermazioni contenute nella relazione e che vengono con molto fair play definite criticità e che vanno da aspetti normativi (mancato rispetto di leggi e di norme su ‘protezione di dati personali, sulla mancata applicazione delle norme sulla prevenzione della corruzione e sulla inconferibilità e incompatibilità degli incarichi') per passare ad aspetti amministrativi ( verbali addirittura non approvati dal C.d.A. o approvati ma non firmati da presidente e segretario, o non trascritti nel libro apposito; reiterata e ingiustificata convocazione del C.d.A. senza alcuna reale necessità), sino agli aspetti economico finanziari, che sono quelli che presentano refluenze penali, ed in questo caso si va dal 'mancato pagamento degli F 24 dei dipendenti ai mancati versamenti IVA, dai decreti ingiuntivi e successivi atti di pignoramento diretti e vs terzi ( i comuni) proposti da consulenti o amministratori e non opposti sino a diversi prelievi per cassa e operazioni effettuate con carte di credito senza idonei giustificativi di spesa’, naturalmente da chi aveva titolo per usare la carta aziendale, presumibilmente il presidente Salvatore Camilleri.

Adesso sarà Antonino Mineo ad avviare la fase più delicata di questa vicenda, e cioè accertare la massa debitoria, tentare un concordato con i creditori e decidere alla fine quali dovranno essere gli atti illegittimi o illegali da mandare alla Corte dei conti e, ove necessario, alla Procura della Repubblica.

Ma questo lo vedremo alla prossima puntata.
 

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nella foto di copertina Patrizio Cinque con il liquidatore di Metropoli Est, Antonino Mineo

nella foto interna l'ex presidente di Metropoli est Salvatore Camilleri