Eppur si muove....Bagheria

Eppur si muove....Bagheria

Politica
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La nostra Bagheria solitamente sonnolenta, rassegnata, talvolta cinica e più spesso opportunista, si da una scossa e vuole guardare avanti. La rivoluzione dello scorso 8 giugno sembra già lontana, con l'inverno che ha già in parte gelato le aspettative e le speranze di quei 15.000 che con il loro voto a Patrizio Cinque, (e non al MoVimento 5 stelle, dettaglio non trascurabile) intesero aprire una nuova era per Bagheria.

Dopo 200 giorni in tanti tra quelli che fecero quella scelta, hanno visto in parte deluse le loro attese: non bastava un cambio radicale della classe politica dirigente, o meglio non bastava solo questo: i problemi rimangono, gravi come prima e dal labirinto nel quale come comunità ci siamo cacciati, non si intravede una  via d'uscita.

Lo avvertono i giovani che hanno una maggiore sensibilità, lo avvertono anche i meno giovani che però stanchi delle delusioni, non hanno tanta voglia di ricominciare. Però è giusto che si torni a provarci, ed è quello che ci dicono questi ragazzi, Pietro Canzoneri, Marco Luca e Francesco Di Gesù, e questo manipolo di bagheresi, 50-60, che pur parlando una babele di lingue perchè portatori di storie, di culture, di sensibilità e di esperienze diverse, sentono confusamente che qualcosa per uscire dall'impasse occorre farla.

Ed è indubbio che dai loro interventi sia venuta fuori impietosamente la realtà di quella che è oggi Bagheria.

Un confronto, una manifestazione, una protesta, un qualcosa che testimoni che una coscienza civica questa città ancora c'è l'ha; ed appunto 'Comitato di emergenza civica' hanno chiamato questa scintilla, mix di giuste parole e  di buone intenzioni, che potrebbe però contribuire ad innescare un grande fuoco.

Nella decina di interventi, semplici cittadini o rappresentanti di associazioni,  che seguiranno l'introduzione di Pietro Canzoneri, sono due i temi sui quali si dibatte: il primo, che il movimento che si prepara a scendere in campo non è un movimento 'contro' ma 'per'; può sembrare un dettaglio sofistico ma in realtà non lo è e per tanti motivi.

A meno di un cataclisma in atto non prevedibile, non sarà una manifestazione di protesta che potrà dare, almeno nel breve periodo, una 'spallata' decisiva all'amministrazione di Patrizio Cinque; allora è più corretto anche politicamente pensare ad una sorta di governo-ombra che nella società incalzi questa amministrazione, assieme all'opposizione politica che si sviluppa in consiglio,  a realizzare il programma, anche solo in parte, che ha presentato in campagna elettorale; che costringa l'amministrazione a rendere conto, giorno dopo giorno, di quanto fa e di cosa decide, sul terreno della qualità (pessima) di alcuni servizi, rifiuti, manutenzione stradale e idrica che hanno raggiunto livelli da quarto mondo; sui perchè di tante inadempienze e prima fra queste l'assistenza ai disabili nelle scuole; sulla mancata coerenza di tante scelte e decisioni che collidono con gli impegni assunti in campagna elettorale, a partire dalla riapetura del corso Umberto alle auto.

altCerto chiedere un paese diverso, pulito e dignitoso, significa anche chiedere conto a chi in atto amministra, di scelte sbagliate o di mancate scelte che stanno riducendo Bagheria ad un villaggio, senza però avere come preminente il disegno di delegittimare o di pensare di cacciare via, magari a furor di popolo, una classe politica che con il voto dei bagheresi è stata chiamata alla responsabilità di governare; ma piuttosto con il taglio di chi vuole dare un contributo vero e attivo alla soluzione dei problemi.

E poi il rapporto con la politica, ed anche su questo è stata fatta chiarezza: non un movimento 'antipolitica', ma qualcosa che riesca a canalizzare le spinte più profonde di quella parte di società che ormai, e ne ha ben donde, diffida della 'politica classica' dei partiti tradizionali, ma senza che questo voglia dire qualunquismo e rifiuto della politica come strumento per il cambiamento.

Si farà un Comitato, si farà una manifestazione, i bagheresi che ancora non hanno  abdicato al loro ruolo di 'cittadini', se lo vorranno, avranno uno strumento in più per far sentire la propria voce e manifestare i loro intendimenti.

Con l'augurio che questo generoso tentativo non si trasformi nel tempo solo nello strumento per costruire qualche carriera politica; e in tempi recenti di questo purtroppo siamo stati testimoni, e cioè di associazioni culturali dai nomi più strampalati che alla fine si sono rivelate il trenino su cui sono riusciti a saltare effimeri opportunisti di turno.

Comunque sia è un rischio da correre.

Angelo Gargano