Pino Fricano: recuperare idee forti che la testimonianza renda più credibili

Pino Fricano: recuperare idee forti che la testimonianza renda più credibili

Politica
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Caro Angelo,

non credo che chi cambi idea sia necessariamente un saltimbanco, mestiere comunque dignitosissimo.

Credo invece che il cambio delle idee sia insito in chi è abituato a leggere la realtà con spirito critico, in chi si interroga sui cambiamenti, ma anche sui ricorsi storici.

L’averci lasciato alle spalle, purtroppo in modo non molto convinto, il centralismo democratico, la dittatura del proletariato, un egualitarismo che mortifica il merito, una cultura assistenzialista e statalista, che ha prodotto sprechi, clientele e degrado morale, non credo sia un male.

Credo anzi che l’evoluzione “socialdemocratica” e per certi versi “liberaldemocratica” della sinistra sia un fatto positivo.

Concordo con te sull’”imborghesimento” del nostro ceto politico, sulla crisi della militanza, sull’omologazione ai privilegi della casta.

Anch’io rimpiango gli eletti che versano il, 50% del gettone, i funzionari pagati quanto un metalmeccanico, i “picchetti” all’alba, coi braccianti, alle porte del paese.

Quell’omologazione però ha radici lontane, con la scusa di difendere “ i nostri” spesso ci siamo concessi deroghe rispetto alle regole, non tutti i compagni che si trovano nella pubblica amministrazione sono entrati perché avevano i migliori titoli.

Quelle deroghe, purtroppo, oggi sono diventati la norma, quando i nostri “onorevoli” hanno cominciato ad aprire le segreterie, invece che incontrare i militanti in sezione, il processo di smarrimento della diversità era compiuto.

Abbiamo capitolato quando ci siamo convinti che la politica serviva a dare risposte ai problemi particolari, piuttosto che a quelli generali, non abbiamo capito che quello è un compito nobilissimo del volontariato non della politica.

Abbiamo smesso di organizzare interessi legittimi e collettivi per andare appresso all’”amico” che aveva bisogno della licenza, dell’incarico, del posto nel cantiere di lavoro o nella formazione professionale, etc., etc.

Bisogna pur dire che ci siamo adattati ad una metamorfosi culturale che riguardava l’intera società, l’onda lunga della resistenza e del 68 si era esaurita, il consumismo, l’edonismo, l’individualismo avevano vinto.

Quel proletariato che emancipando se stesso avrebbe emancipato tutta l’umanità , sottoposto ad un persistente bombardamento mediatico, esauritesi i luoghi di formazione critica e controinformazione, ha finito per cedere alle lusinghe del berlusconismo, del primato della quantità sulla qualità.

E’ prevalsa l’illusione del percorso individuale al soddisfacimento dei bisogni, si è smarrita l’idea di una società in cui servizi pubblici efficienti potevano garantire a tutti un’adeguata qualità della vita.

Occorre riprendere quell’idea, ma per fare questo abbiamo bisogno di metterci profondamente in discussione, recuperare il primato dell’essere sull’avere, del noi sull’io, la bontà di uno stile di vita sobrio, riscoprire la bella politica riscoprendo l’etica della responsabilità individuale, ognuno provi prima a cambiare se stesso e poi quello che gli sta attorno.

Finite le ideologie forse abbiamo bisogno di recuperare idee forti là dove la testimonianza le rende più credibili, fra i cristiani che operano coi diseredati o tra i laici di Emergency che hanno saputo affermare il primato del dialogo sul conflitto, la cultura della vita su quella della morte.

Ottobre 2013 Pino Fricano

Caro Pino, sottoscrivo pressocchè totalmente le considerazioni che fai: quando parlo di saltimanchi, o saltafossi, per evitare di tirare in ballo una categoria, quella degli acrobati, che fanno tanti sacrifici per diventarlo, non mi riferisco a quanti con percorsi limpidi e coerenti approdano a porti politici diversi rispetto al passato.

Mi riferivo allo spettacolo ignobile cui si è assistito nel Parlamento nazionale, dove fatta una legge, quella che aboliva le preferenze, che doveva togliere  potere e tagliare le unghia ai partiti ha finito per dare tutto il potere agli apparati di partito e dei loro sottogruppi.

Mi pare che le tue considerazioni possano servire per avviare un confronto tra quanti, a sinistra soprattutto, sono profondamente delusi dalla politica di oggi.  Angelo Gargano