Politica

Si è svolto stamani un sopralluogo ed un incontro con la stampa locale per la buona notizia della concessione della gestione di villa San Cataldo al Comune di Bagheria da parte dell’ente provinciale di Palermo.

Già dai prossimi giorni una squadra di 10 operatori del verde sarà attiva per pulire tutto il magnifico giardino all’Italiana della villa” spiega l’assessore al Verde Pubblico Massimo Mineo, che annuncia anche che due dei progetti dei cantieri servizio inviati al vaglio della Regione per il finanziamento sono previsti appunto per il verde e quindi anche per villa San Cataldo.

L’assessore annuncia dapprima di voler inaugurare in primavera l’uso al pubblico della villa poi, dopo una breve riunione con i consulenti agronomi al Verde Pubblico, a titolo gratuito, Riccardo Baiamonte e Giuseppe Caputo, azzarda di voler riuscire ad organizzare la sagra sociale dello sfincione e dei mercatini di Natale nella restituita villa San Cataldo.

Entusiasta il sindaco Lo Meo nel poter offrire alla cittadinanza la fruizione della villa, e con le sue competenze agronome e forestali spiega ai presenti anche tutte le varie tipologie di piante e arbusti presenti nel giardino oltre alle azioni degli ultimi giorni che lo hanno visto protagonista, il 2 ottobre scorso, nella firma della convenzione sottoscritta anche dal commissario straordinario dell’ente provinciale, Domenico Tucci.

Per la riqualificazione della villa ed in particolare del giardino era pree-sistente un progetto della Provincia, per una cifra pari a circa 700 mila euro, ma ora non conoscendo quale sarà l’evoluzione della questione, l’amministrazione comunale intanto si inizia a far carico della sistemazione e riqualificazione di tutta l’area verde mentre per alcuni locali attigui, i corpi bassi occorrerebbero interventi strutturali più onerosi.

Nel passaggio di gestione infatti non torna al Comune di Bagheria soltanto l’usufrutto del giardino, oltre 13 mila mq, ma anche tutti i locali che non sono di competenza del liceo artistico Renato Guttuso, la scuola lì dislocata.

E' negli intenti dell’amministrazione l’idea di condividere con la città quanto più possibile non solo la fruizione ma anche la gestione, cercando forme di coinvolgimento con associazioni cittadine esperte in materia. “E’ un atto di grande consapevolezza, che abbiamo apprezzato, in capo al commissario straordinario della Provincia” ha detto il sindaco Lo Meo che ha sottolineato l’importanza storica della villa.

fonte: ufficio stampa comune di Bagheria

Nonostane i numerosi problemi che gravano sulla nostra comunità, l'amministrazione comunale ha trovato il tempo per emanare un'ordinanza, magari anche condivisibile nei contenuti, di istituzione del divieto di alimentare i piccioni allo stato libero. 

Crediamo che questa, come decine di altre ordinanze emesse nel passato, rimarrà quasi certamente lettera morta, anche perchè non si capisce chi e come dovrebbe sanzionare gli eventuali trasgressori della norma.

Ecco il testo del comunicato diffuso dall'ufficio stampa comunale:

Con l’ordinanza n. 80 del 2 ottobre 2013, il sindaco Vincenzo lo Meo, vieta a chiunque, a meno che non ci siano autorizzazioni ai fini sanitari e scientifici, di alimentare o abbandonare volontariamente cibo ai piccioni presenti nel nostro territorio comunale, con esclusione degli allevamenti dei colombi domestici e viaggiatori nei propri allevamenti.

Il provvedimento si è reso necessario per la massiccia presenza di piccioni allo stato libero nel territorio bagherese che costituisce un rischio per la salute pubblica con il possibile pericolo di trasmissione di malattie infettive e parassitarie all’uomo e agli animali domestici.

La presenza dei volatili comporta anche un danno per gli edifici pubblici e privati con costi gravosi per le operazioni di pulizia, manutenzione e restauro.

Caro Angelo,

non credo che chi cambi idea sia necessariamente un saltimbanco, mestiere comunque dignitosissimo.

Credo invece che il cambio delle idee sia insito in chi è abituato a leggere la realtà con spirito critico, in chi si interroga sui cambiamenti, ma anche sui ricorsi storici.

L’averci lasciato alle spalle, purtroppo in modo non molto convinto, il centralismo democratico, la dittatura del proletariato, un egualitarismo che mortifica il merito, una cultura assistenzialista e statalista, che ha prodotto sprechi, clientele e degrado morale, non credo sia un male.

Credo anzi che l’evoluzione “socialdemocratica” e per certi versi “liberaldemocratica” della sinistra sia un fatto positivo.

Concordo con te sull’”imborghesimento” del nostro ceto politico, sulla crisi della militanza, sull’omologazione ai privilegi della casta.

Anch’io rimpiango gli eletti che versano il, 50% del gettone, i funzionari pagati quanto un metalmeccanico, i “picchetti” all’alba, coi braccianti, alle porte del paese.

Quell’omologazione però ha radici lontane, con la scusa di difendere “ i nostri” spesso ci siamo concessi deroghe rispetto alle regole, non tutti i compagni che si trovano nella pubblica amministrazione sono entrati perché avevano i migliori titoli.

Quelle deroghe, purtroppo, oggi sono diventati la norma, quando i nostri “onorevoli” hanno cominciato ad aprire le segreterie, invece che incontrare i militanti in sezione, il processo di smarrimento della diversità era compiuto.

Abbiamo capitolato quando ci siamo convinti che la politica serviva a dare risposte ai problemi particolari, piuttosto che a quelli generali, non abbiamo capito che quello è un compito nobilissimo del volontariato non della politica.

Abbiamo smesso di organizzare interessi legittimi e collettivi per andare appresso all’”amico” che aveva bisogno della licenza, dell’incarico, del posto nel cantiere di lavoro o nella formazione professionale, etc., etc.

Bisogna pur dire che ci siamo adattati ad una metamorfosi culturale che riguardava l’intera società, l’onda lunga della resistenza e del 68 si era esaurita, il consumismo, l’edonismo, l’individualismo avevano vinto.

Quel proletariato che emancipando se stesso avrebbe emancipato tutta l’umanità , sottoposto ad un persistente bombardamento mediatico, esauritesi i luoghi di formazione critica e controinformazione, ha finito per cedere alle lusinghe del berlusconismo, del primato della quantità sulla qualità.

E’ prevalsa l’illusione del percorso individuale al soddisfacimento dei bisogni, si è smarrita l’idea di una società in cui servizi pubblici efficienti potevano garantire a tutti un’adeguata qualità della vita.

Occorre riprendere quell’idea, ma per fare questo abbiamo bisogno di metterci profondamente in discussione, recuperare il primato dell’essere sull’avere, del noi sull’io, la bontà di uno stile di vita sobrio, riscoprire la bella politica riscoprendo l’etica della responsabilità individuale, ognuno provi prima a cambiare se stesso e poi quello che gli sta attorno.

Finite le ideologie forse abbiamo bisogno di recuperare idee forti là dove la testimonianza le rende più credibili, fra i cristiani che operano coi diseredati o tra i laici di Emergency che hanno saputo affermare il primato del dialogo sul conflitto, la cultura della vita su quella della morte.

Ottobre 2013 Pino Fricano

Caro Pino, sottoscrivo pressocchè totalmente le considerazioni che fai: quando parlo di saltimanchi, o saltafossi, per evitare di tirare in ballo una categoria, quella degli acrobati, che fanno tanti sacrifici per diventarlo, non mi riferisco a quanti con percorsi limpidi e coerenti approdano a porti politici diversi rispetto al passato.

Mi riferivo allo spettacolo ignobile cui si è assistito nel Parlamento nazionale, dove fatta una legge, quella che aboliva le preferenze, che doveva togliere  potere e tagliare le unghia ai partiti ha finito per dare tutto il potere agli apparati di partito e dei loro sottogruppi.

Mi pare che le tue considerazioni possano servire per avviare un confronto tra quanti, a sinistra soprattutto, sono profondamente delusi dalla politica di oggi.  Angelo Gargano
 



Anche dal limitato e modesto punto di osservazione della realtà locale bagherese, si percepisce la sensazione che la politica italiana è entrata in una fase di forte accelerazione: uno di quei momenti in cui le scelte dei protagonisti, (sinceri e disinteressati interpreti della volontà dei cittadini), sono destinate a produrre, eventualmente, non solo effetti rilevanti nel breve periodo, ma a lasciare una traccia più duratura e profonda negli anni.

Alle riflessioni critiche che , ormai tardivamente e irreversibilmente e giorno dopo giorno sempre più numerose, vengono manifestate da autorevoli esponenti dell’aggregazione di centro-destra, si sovrappone un’ipotesi di Partito Popolare Europeo che intende assumere l’arduo compito di una ristrutturazione dell’intera realtà del Centro-moderato, che potrebbe produrre un cambiamento strutturale dell’intero quadro politico.

In questo contesto, l’iniziativa, su un terreno tutto politico, è stata presa, dopo la dovuta riflessione sulla recente consultazione elettorale, con molta determinazione dal leader dell’U D C Casini.
La proposta ha cominciato a farsi strada nel silenzio assordante di molti suoi potenziali critici e, per un lungo periodo, rotto soltanto dall’intervento molto acuto di qualche analisi giornalistica.

Oggi, però, sembra di essere alla vigilia di rapidi e precipitosi avvenimenti politici, ad opera, anche, di esponenti di rilievo dell’attuale formazione di centro-destra che intravedono con chiarezza, se non la definitiva eclissi del loro leader Berlusconi, quanto meno l’appannamento di una stagione politica.

Ora, andando al merito, anche se è indubbio che la costruzione di un forte centro-moderato, nell’immediato e fermo restando gli attuali schieramenti politici, potrebbe avere come primo effetto di dare un baricentro moderato al centro sinistra, riteniamo ugualmente utile avviare un confronto con tutte le forze moderate a cui sta a cuore di unire, nei gruppi dirigenti e negli umori diffusi, quei settori che vedono il rispetto della persona e la tutela dello stato sociale coniugabile con il principale obiettivo di rappresentare le “classi medie”orientate alle innovazioni.
In tutta Europa i moderati e i democratici cristiani rappresentano una realtà fortemente radicata e rappresentano milioni di elettori: a Bagheria dobbiamo recuperare una rappresentatività analoga.

La nostra esperienza politica ci conferma nel convincimento che nella nostra Comunità Bagherese una proposta moderata e di centro può trovare un importante gradimento da parte dei cittadini, purchè sia articolata in maniera seria, credibile e coniughi i valori tradizionali favorendo un rinnovamento della classe dirigente.

L’UDC di Bagheria , unitamente a tutte le altre forze moderate che volessero accogliere positivamente il presente invito al confronto, intende svolgere un ruolo attivo, a condizione che ognuno anteponga l’interesse per Bagheria ed i suoi cittadini e metta in campo la propria passione e le proprie capacità, trascurando le piccole beghe, che non possono trovare ascolto in una grande aggregazione.

Bagheria 1 ottobre 2013

La Segreteria Cittadina
Nino Di Francesca
Italo Fragale
Nino Di Bernardo

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