In vista delle elezioni comunali a Bagheria è legittimo farsi queste domande: “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?”
Come ai tempi dei “Beati Paoli”, fra un incontro segreto e l’altro si profilano le alleanze e i nomi dei candidati alla poltrona di sindaco. Badate bene, l’interesse principalmente è per occupare la poltrona del sindaco e non per un ambizioso piano di rilancio della Città.
A farmi riflettere su questi argomenti sono le sempre più numerose liste presenti alle coalizioni, che vengono annunciate dagli schieramenti come punti di forza, quando invece sono sinonimo di debolezza. Infatti, è ormai consolidata l’opportunità che ogni capo famiglia diventi un capo tribù, il quale stila una sua lista, gli dà un nome più o meno accattivante e crea una coalizione, quindi potrà rivendicare il diritto alla ripartizione del potere. Ecco perché più ampia è la coalizione più debole sarà il mandato del sindaco.
Da quando nella splendida cornice di Bagheria, si cerca di rimpiazzare il sistema economico venuto meno con la sparizione del limone, si guarda favorevolmente al turismo, agendo però in modo sbagliato, tant’è che i turisti si fermano solo a Villa Palagonia come visitatori “mordi e fuggi”, lasciando appena qualche spicciolo all’amministratore della Villa. Quando poi si è voluto rimediare, allargando l’orizzonte con lo sfincione bianco, sono cambiate le sorti di appena un paio di panificatori, senza incidere sostanzialmente, nella economia della Città. Dunque, non c’è mai stato un amministratore che abbia pensato ad un piano economico basato sul turismo in generale, sfruttando in primis i beni culturali e a seguire le attività che derivano dal mare, dalla campagna e dalla montagna, creando una ricchezza diffusa e quindi un’opportunità di lavoro per i giovani.
Ovviamente queste politiche vanno gestite da specialisti e per questo sposto la mia riflessione sui Beni Culturali, un settore che conosco meglio per aver militato nel campo dell’arte per più di mezzo secolo.
Correva l’anno 1897 quando Paul Gauguin titolava un suo dipinto “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?”. Basterebbe solo questo titolo a farci capire quanto sia profondo il pensiero di questo artista. Inoltre se si potesse rispondere a questi interrogativi, potremmo cambiare la nostra vita, e non è detto che in futuro con l’intelligenza artificiale non si potrà fare. Al momento è già tanto se si riesce a dare delle risposte plausibili.
Ho appena elaborato alcuni ricordi di attività culturali a Bagheria; mi riferisco alle mostre personali di Renato Guttuso, Carla Accardi e Salvatore Scarpitta. Senza voler fare campanilismo non vi è dubbio che si tratti di tre grandi eventi.
Nel 1962 alla Montagnola di don Armando Trigona, il sindaco Guglielmo Ingrassia inaugurava la prima grande mostra di Renato Guttuso in Sicilia, alla presenza dell’artista.
Nel 1981 alla Galleria “Il Poliedro” di Ezio Pagano, Elda Pucci sindaco di Palermo, inaugurava la prima mostra personale in Sicilia della più grande astrattista italiana, Carla Accardi, alla presenza dell’artista.
Nel 1999 al “Museo Guttuso”, il sindaco Giovanni Valentino inaugurava la prima mostra di Salvatore Scarpitta in Sicilia, alla presenza dell’artista.
Con questo scenario la domanda è: di questi momenti di alta cultura, a Bagheria, se ne vedranno altri o dobbiamo rassegnarci ad attività del modello Wanna Marchi?