A Bagheria c’è una querelle che merita attenzione più delle altre, perche riguarda tutti: l’identità. Ovviamente mi riferisco a tutti quelli che credono che l’identità sia un elemento distintivo importante per la Comunità e per se stessi.
L’identità nel tempo cambia, per opera della natura ma anche dell’uomo. Penso a Gibellina, dove a seguito di un terremoto la città da agricola diventò artistica, grazie alla lungimiranza di un sindaco illuminato come Ludovico Corrao; penso anche a Bagheria, città nata aristocratica grazie ai nobili che la abitarono nel Settecento, come testimoniano Palazzi e Ville edificati per la sua felice posizione: non lontano dalla capitale, vicino al mare, protetta da sequele di monti, in terre col profumo di zagara.
In quegli anni Bagheria fu abitata anche da maestranze specializzate impegnate nella costruzione di sontuose dimore, erano architetti, scalpellini, decoratori ed ebanisti con menti raffinate. Questi abitanti acquisirono uno stile di vita che li diversificava da altre popolazioni e la loro identità fu artistica e culturale.
Più avanti, col crescere della comunità, ogni palmo di terra fu trasformato in vigorosi giardini che diedero il nome di “Conca d’oro” alla fascia costiera; pian piano tra gli abitanti nacque l’interesse per l’agricoltura che per oltre cento anni rappresentò la principale ricchezza del paese, “verdello docet”, creando un nuovo stile di vita e una nuova identità agricola.
Solo negli ultimi decenni la nostra agricoltura è entrata in crisi, senza che nessuno si sia mai preoccupato di dare un nuovo assetto identitario alla città, lasciando che la “diligenza” fosse assalita da disorientati personaggi con idee balzane, l’ultima è: “Bagheria Città del Gusto e del Buon Cibo”. Ovviamente si tratta di soluzioni classificabili in “tutto bene Madame la Marchese”.
In questo caso la critica non va indirizzata a chi promuove la gastronomia con i gustosissimi sfincioni o i prelibati prodotti agroalimentari, che pur contribuiscono a fare di Bagheria una città più attraente per l’arte culinaria, ma a quanti devono ancora capire che l’identità di una città è un’altra cosa. Il concetto d’identità tiene conto del nostro patrimonio genetico, che è invisibile ma non inesistente, e solo chi lo conosce può comprenderlo.
Bagheria vanta un primato eccezionale: è la città che nel rapporto “personaggi illustri / abitanti” non ha eguali.
Per questa circostanza Bagheria deve riprendersi il ruolo che le spetta nel panorama siciliano e mondiale, come aristocratica città artistica e culturale.
Lo street food lasciamolo al suo destino naturale e per festeggiare la ritrovata identità.
La foto: Un’opera di Renato Guttuso