Ci sono cose che impattano sulla memoria degli individui, e della generazione cui i medesimi individui appartengono, più di altre. Per il semplice fatto che quelle cose riguardano un po' tutti: e che quelle stesse cose trasformano, in maniera evidente, lo spazio, la città, in cui viviamo.
Non sono cambiamenti epocali, ma segnano un netto discrimine tra il prima e il dopo. E poi magari, dopo qualche anno, quando quei cambiamenti sono stati riassorbiti dal mondo che pur li ha prodotti (o hanno smesso di sprigionare la loro forza di rinnovamento) essi rimangono comunque nella memoria collettiva come segna-pagine del grande libro della comunità.
La Biblioteca comunale di Bagheria, negli anni '90, rientra per me - e probabilmente per tutti quelli della mia generazione - nella suddetta tipologia di fatti. Non che non ci fosse una Biblioteca comunale in precedenza. Anzi la biblioteca civica "F.Scaduto" era stata istituita nel lontano 1956, durante la sindacatura di Silvestre Cuffaro, e affidata alle cure e alla competenza ( e alla cultura) di Castrenze Civello. Quando vi entrai la prima volta, sul finire gli anni Settanta, la Biblioteca era allocata, in maniera parecchio disordinata e confusa, in un piano di Villa Cattolica. La dirigeva in quegli anni il padre di un mio compagno di scuola (si era alle Medie inferiori) che un giorno con la sua auto (una vecchia Renault 6, mi pare di ricordare) decise che noi, giovani e inesperti lettori, si dovesse conoscere quel posto così poco frequentato dai giovani e dagli studenti. Ci portò un giorno con lui a Villa Cattolica e, tra pile di libri depositati sul pavimenti, ci concesse prestiti generosissimi e fu prodigo di consigli. Non l'ho conosciuto a fondo ma ne ricevetti l'impressione come di un gran lettore. Ricordo che il primo libro che mi diede da leggere fu Il Signore di Ballantrae di R.L.Stevenson. Segnò Tanino Scaduto, credo consapevolmente, una mia predilezione.
Trascorsi quegli anni, in Biblioteca non ci rimisi piede fin quando, agli inizi dei Novanta, non ne divenne Direttore Vincenzo Drago. Ero già abbastanza adulto da rendermi pienamente conto della conquista che la nuova Biblioteca di Enzo rappresentava: uno spazio aperto al pubblico ogni giorno e con fasce orarie molto estese; fornito di tutti i giornali quotidiani e i periodici (settimanali, mensili e riviste culturali di vario tipo e orientamento) più interessanti e necessari; una Istituzione capace di incrementare ogni anno il proprio patrimonio di diverse centinaia di titoli e pronta ad accogliere donazioni di privati. La Biblioteca era diventata soggetto finalmente attivo nell'organizzazione della vita culturale della città, con diverse sale di lettura ben presto dotate anche di computer. Nel giro di pochi anni finì che in Biblioteca si andava a leggere i giornali, a chiedere libri ( o film in vhs) in prestito o a studiare e a leggere sapendo di trovare in quelle stanze silenzio e accoglienza. Anche perché i collaboratori di Enzo si svestirono in fretta dell'etichetta di "personale addetto" per porsi, nei confronti degli utenti-cittadini, come persone orgogliose e consapevoli del servizio prestato alla comunità. Insomma, si respirava una bella aria tra le stanze e gli scaffali sempre più pieni della Biblioteca Comunale. L'unico neo di quel decennio fu forse rappresentato dal fatto che la Biblioteca sia stata costretta a cambiare sede per ben tre volte prima di essere allocata a Palazzo Aragona Cutò, dove tutt'ora si trova. La caparbietà e l'intransigenza dell'allora Direttore ovviarono al disagio causato da tali spostamenti.
Sabato scorso (13 gennaio) a Palazzo Aragona Cutò è stato presentato il libro postumo di Vincenzo Drago, Mattatoio Bagheria (Plumelia Edizioni, 2018). Un volume frutto della ricerca ( e dell'ossessione) di una vita intera e che soltanto la sua morte ha interrotto. Sono stato tra coloro (Prof. Antonino Morreale, Prof. Domenico Aiello) che, per espressa volontà della famiglia, hanno curato la revisione e la pubblicazione del testo. Quando ci è stato annunciato che la presentazione del volume si sarebbe tenuta in quel luogo, abbiamo tutti pensato che nulla di meglio poteva omaggiare la memoria di studioso e amico di tutti noi, e l'operato di dipendente pubblico di Enzo: in fondo lì, in Biblioteca, Drago aveva trascorso, per sua stessa ammissione, gli anni lavorativi più belli e densi di soddisfazioni.
Sabato scorso, però, l'omaggio (partecipatissimo) a Enzo e al suo lavoro di studioso e storico della città è stato guastato dalla constatazione delle condizioni di trascuratezza (preferisco non usare altre parole) in cui versava buona parte di ciò che al pubblico è stato dato di osservare di Palazzo Aragona Cutò. In particolare lo scalone monumentale, a due rampe simmetriche, che conduce al piano nobile (in una delle cui sale si è svolta appunto la manifestazione di cui sopra): buona parte era cosparso da guano (ovvero merda di volatili di vario tipo) come nemmeno gli scogli delle Galapagos. Tutti gli intervenuti hanno dovuto letteralmente passarci sopra per accedere al salone dove si è discusso di Mattaio Bagheria e si è ricordato Enzo Drago.
Ho sentito esprimere incredulità e imbarazzo a buona parte degli intervenuti per le condizioni igieniche e di degrado constatate (semplicemente perché sotto gli occhi e sotto i piedi di tutti). A considerare però lo spessore dello strato di deiezioni volatili, direi che non è certo affare di pochi giorni o settimane; è da mesi che non si pulisce.
Ho provato a consolarmi pensando che in fondo, sebbene involontariamente, i responsabili - se ve ne sono, se il dissesto finanziario non è un buon motivo anche per legittimare il camminare sugli escrementi - di quel disamore verso la città, verso i suoi luoghi, verso i cittadini che comunque ne onorano la storia e la memoria (e di cui sentiamo il dovere di onorare la memoria e la vita) hanno confezionato loro malgrado una metafora perfetta della città di questi tempi. Siamo nella merda? Se sì però, da sabato 13 gennaio in poi, lo siamo certo fuor di metafora.
Maurizio Padovano
In copertina Vincenzo Drago in una foto di Ferdinando Scianna