Stavolta non sono i soliti quattro gatti, i venti- trenta commercianti delle volte precedenti, quelli che hanno attività legate ai prodotti "effimeri",di veloce consumo,
Sono oltre duecento e stavolta ci sono quasi tutti i commercianti del corso Umberto, alcuni con i loro collaboratori, ce ne sono delle vie a ridosso del corso, ce ne sono di Via Libertà, e di quelle strade interessate dai recenti provvedimenti di modifica dei sensi unici.
Ci sono anche quelli che in una prima fase, avevano accolto la chiusura del corso, come una opportunità, quelli che avevano fondato Umberto Gallery e che parlavano di corso Umberto come "centro commerciale naturale".
Tutti uniti contro la decisione presa mesi fa dal consiglio comunale, tutti decisi ad ottenere la riapertura del corso al traffico veicolare.
Doveva essere un assemblea sui temi del lavoro e dello sviluppo, con padre Giovanni La Mendola, trasformatosi, con quanta consapevolezza non sappiamo, in una sorta di capopolo.
Ci sono tutti e sono esasperati. Non è stata una assemblea serena quella che si è svolta ieri pomeriggio nell'aula consiliare.
Chi la pensa diversamente viene di fatto zittito, con interventi di commercianti urlati e per la gran parte sopra le righe e scontri verbali che rischiano di trascendere tra i politici e tra i politici e alcuni commercianti più esagitati.
Già l'inizio non promette bene: non c'è il responsabile dell'impianto di amplificazione e bisogna provvedere con un impianto di emergenza che qualcuno va a prendere a casa propria. Poi, non c'è, né si farà vivo il sindaco.
Ci sono, è vero, ben cinque assessori, Di Stefano, Pagano, Ingrassia, e poi Emanuele Tornatore ed Enzo Gulli.
All'inizio solo qualche consigliere disperso tra la folla, poi alla fine saranno una decina.
Gino Castronovo, di S.D. , Aiello, Cangialosi del PDL, Scaduto dell'U.D.C., presenti sin dall'inizio, e poi Tomasello, Amoroso, Vigilia, Lima, Gurrado.
Si susseguono una ventina di interventi, praticamente alternandosi politici e commercianti: "Abbiamo avuto cali del 30-40%", oppure "Abbiamo perso la quasi totalità della clientela che veniva dai centri vicini" ed ancora "Il corso è dei commercianti che ci vivono e ci lavorano", "Le decisioni sul corso le debbono prendere i commercianti", "nessun referendum", " noi a fine del mese dobbiamo pagare stipendie affitti e non ce la facciamo più"sono alcune tra le frasi più ricorrenti.
Si sprecano i cori di "buffoni" "buffoni", all'indirizzo dei politici.
I politici che vengono chiamati quasi sul banco degli imputati, cercano, alcuni di giustificare le scelte, altri a dire, come Gino Castronovo di Sinistra Democratica:"Noi l'avevamo detto".
Castronovo legge alcuni punti della delibera con cui in via sperimentale si avviava la pedonalizzazione del corso, legandola ad una serie di provvedimenti, nessuno dei quali è stato però di fatto realizzato.Gino Di Stefano fa una dignitosa difesa delle scelte dell'amministrazione, mentre Ingrassia si fa prendere la mano dal clima e dalla demagogia imperante, che impone di piegarsi al vento che tira. Frammenti di interventi poi per Amoroso, Vigilia e Lima. Pagano e Gulli che praticamente rinunciano a parlare.
Tutti però che lasciano aperti "spiragli e portoni" nel tentativo, non sempre limpido, di cavalcare la tigre della protesta o comunque di non dispiacere i commercianti ( e dobbiamo riconoscere che in quel clima sarebbe stato difficile per chiunque esprimere liberamente un'opinione).
Gli interventi riportano la rabbia e l'esasperazione di questa gente, anche se, bisogna osservare che ci sono anche quelli che, con maggiore ragionevolezza, lamentano il fatto che siano stati completamente disattesi gli impegni assunti: nessun nuovo posteggio, né in Piazza Indipendenza, dove già tre anni fa venivano dati per demoliti quegli immondi casotti che sorgono al centro della piazza, né in Via Libertà dove ci sono già aree che anche in maniera anche provvisoria avrebbero potuto essere destinate a questo scopo; neanche l'ombra di un servizio di navetta "circolare"; i mezzi pubblici ancora costretti a fermarsi in Via Dante; nessuna regolamentazione per l'accesso per i residenti anziani o invalidi e per lo scarico merci.
Insomma l'assenza più totale, e quasi irridente e provocatoria, della realizzazione di quelle misure che avrebbero dovuto essere varate a supporto della pedonalizzazione, con qualche commerciante che sottolinea pure lo scarso "appeal" delle iniziative di intrattenimento nei prefestivi e festivi.
L'assenza di risorse? Anche. Ma soprattutto, diciamola tutta: insipienza, strafottenza, sottovalutazione e incapacità degli assessori.
Sciortino sinora ha tenuto duro, più di tutta la sua intera giunta, ma stavolta è stato messo alle corde, anche perché una mobilitazione pro corso aperto non c'è, e non se ne veda traccia sull'orizzonte.
Ma quando si fanno scelte di questa portata, occorre poi riempirle di contenuti, e soprattutto difenderle: ed ieri sera quelli che queste scelte hanno fatto o non c'erano ( vedi sindaco e uomini del P.D.) o, anche per il clima da caccia alle streghe che si è creato, non avevano sufficienti argomenti e sufficiente convinzione per respingere l'assalto della Vandea dei bottegai.
E' difficile infatti, per chi ha una idea diversa da quella dei commercianti, poterla esprimere; chiunque ci provi, viene subito subissato dalle urla e continuamente interrotto.
Sono tanti stasera, si sentono forti, dall'altra parte c'è una amministrazione che balbetta, stavolta sentono di potere "sfondare". Ai politici chiedono una sorta di autodafé, con noi o contro di noi.
Chiedono provvedimenti immediati: e qualunque proposta che rimandi ad una riflessione, ad un approfondimento, ad uno studio, li trova fieri oppositori.
Il prossimo consiglio comunale in cui si discuterà una mozione dei consiglieri che chiedono di rivedere la pedonalizzazione del corso Umberto, sarà un consiglio veramente caldo.
Da domani per Biagio Sciortino un problema in più, e con la maggioranza-non maggioranza che si ritrova, stavolta forse sarà costretto a concedere qualcosa.