Fu un grande momento di speranza.
Accadde tra il 1986 e il 1991. Un grande progetto.
Fu un grande fu.
Quel momento ebbe inizio subito dopo la realizzazione di un buon tratto della discesa a mare ad Aspra, proprio alla fine del corso Baldassare Scaduto.
Passeggiare un giorno con un amico, lungo quella splendida discesa, in un pomeriggio di bell'inverno, parlando della bellezza di quel luogo, contribuì senza dubbio alla nascita dell'idea: un teatro a mare. Lì, proprio in quella insenatura di mare che era sotto i nostri occhi, quella zona che gli aspresi chiamano Sarello.
Quel luogo, così come naturalmente era, lo conteneva già, il teatro. Bisognava solo lavorare per ubbidirgli. Facile a dirsi, certo!, ma un bravo e sensibile tecnico avrebbe potuto farlo.
Che io sappia, non c'è posto al mondo in cui si faccia teatro a mare. Allora, sicuramente, no.
Essendo Aspra, come sappiamo, una frazione di Bagheria, ne parlammo il giorno dopo al presidente del Consiglio circoscrizionale, il dottor Bruno Cirello, a cui l'idea piacque subito.
Nel giro di qualche ora, lui la comunicò all'ingegnere incaricato del completamento della sistemazione di quella discesa a mare, riscontrandone (dallo stesso tecnico) la compatibilità con la previsione della stessa sistemazione.
Mentre scrivo, me lo rivedo idealmente, quel progetto.
Stavamo a guardarlo mentre era tutto srotolato sul pavimento del salotto di Cirello: palcoscenico, cavea... Questa era ricavata utilizzando una parete pressoché semicircolare, che era (lo è ancora) a ridosso di una spiaggetta, e s'alzava di parecchi metri quasi a raggiungere il livello della strada litoranea.
A vederlo, quel progetto, sembrava impossibile che non si dovesse realizzare.
E SI PASSO' AI POLITICI.
Una cosa ho capito di questa terra dopo tanti anni.
Ma forse è eccessivo includere tutta la Sicilia in quanto sto per affermare, meglio restringere il campo al nostro territorio: Bagheria e dintorni.
Qui, l'1% ha più valore, più forza, più capacità del 99%.
Non m'è mai capitato, avendo a che fare con politici, vedere il 99 passare al 100%, alla piena realizzazione. Mai. Ho sempre visto il 99 passare all'1. Ma non come risultato di sottrazione: 99 - 98, che sarebbe già qualcosa, l'attivazione di un minimo. No.
E' l'1 dell'altra sponda, quell'1%, che è facile, tremendamente facile da raggiungere. Lo si raggiunge senza muoversi. Perché è proprio l'inattività, il vuoto, il nulla, la stasi.
Avrei dovuto insospettirmi, avremmo dovuto insospettirci nel sentire tanti 99%. -E' fatta, è fatta, al 99%, è fatta-. -E' un progetto magnifico, superbo, può cambiare per sempre la realtà di Bagheria e di tutti i paesi vicini. Troveremo sicuramente i soldi per realizzarlo. Potete contarci; ci daremo da fare come non mai; sin da ora, potete ritenerla cosa compiuta al 99% -.
E si partì.
Uno di noi andò a Spoleto, dove Paolo Radaelli stava organizzando il Festival dei Due Mondi, su mandato del direttore artistico, Giancarlo Menotti. Fu suo ospite per due giorni.Visto il progetto e sentito il tutto, Radaelli ne rimase entusiasta: Teatro a mare. Magnifico!
Cominciò a farsi venire delle idee. Bisognava che i media cominciassero a parlarne. Faceva il nome di Zeffirelli. Dio mio, quanto fervore!
In molti ci si diede da fare, e per anni, accanto a Cirello che insistette molto.
Ma l'1 dell'altra sponda, quell'1%, era lì, tranquillo, sicuro di sé. E attendeva.
Dopo un po' di tempo, ora non si trova qualcuno, ora non si trovano alcuni. Dei politici, s'intende. Piano piano, la latitanza.
L'1 comincia ad emergere, e più emerge, più il fetore si estende. Il fetore della palude, dell'immobilità del tutto.
Ma per chi? Per chi si estende?
Per chi ci crede, per chi lavora, per chi continua ad insistere, ad insistere, sino a quando quell'1 non ti fa sentire ridicolo. E ti senti come uno di quei
personaggi di felliniana memoria, che tirano l'alba parlando di sogni, di cose stupide.
E il terribile è che quell'1, anche ora, anche in tutti questi anni,sembra sia rimasto lì, fermo. Obelisco altissimo, a testimonianza del parassitismo dei nostri politici.
Ma bisogna insistere, certo; insistere... e sperare. Ancora.
Sperare di vedere, in chi voglia prestarsi seriamente alla cosa pubblica, la risolutezza di non mettere mai piede su quell'altra sponda; e, in noi cittadini, la volontà e la capacità di vigilare a che quella sponda rimanga deserta.
Se quell'obelisco è ancora in piedi, è perchè troppe mani, troppe nostre mani continuano a sostenerlo.
nella foto Gaetano Balistreri
nella foto a centro pagina, la cavea naturale in fondo al Corso Baldassare Scaduto dove sarebbe dovuto sorgere il Teatro a mare