A proposito di un articolo del periodico "S" sull'assessore Pier Carmelo Russo

A proposito di un articolo del periodico "S" sull'assessore Pier Carmelo Russo

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Anche noi nel nostro piccolo abbiamo il problema dei titoli, perché abbiamo sperimentato quanto un titolo azzeccato invogli alla lettura di un articolo o all'acquisto di un giornale o di una rivista.
Non è una osservazione granchè originale la nostra, ma è così.
E' pertanto evidente, ed anche legittimo, che nel titolo si cerchi di mettere un po'(o tanto) di pepe, si cerchi di creare nel lettore una aspettativa, e che la necessita di essere nei titoli concisi e immediati, costringa talvolta a semplificazioni che non rendono conto della complessità di una vicenda o di un argomento ( e talvolta addirittura lo snaturano)
Detto questo però, anche nei titoli oltre che negli articoli, occorre vedere dove termina il diritto di legittima critica e dove invece cominci l'arbitrio delle insinuazioni calunnniose.

Ci riferiamo alla copertina del periodico "S", che nel numero in edicola questa settimana, sopra una foto di un Pier Carmelo Russo felice e sorridente riporta il titolo "La Pacchia" e come sottotitolo "A 47 anni è già un pensionato d'oro - Fa parte del club dei 49 regionali a riposo da 10.000 euro al mese in su" e sin qua siamo alla doverosa cronaca della notizia.

Ma non finisce qui perchè il sottotitolo continua - "ma Piercarmelo Russo è in buona compagnia con dirigenti pagati per leggere il giornale , trattoristi che non hanno mai visto un trattore personale stipendiato per lavorare mezza giornata a settimana. Per concludere Tutto è possibile alla Regione Siciliana,. A spese nostre."

Nessun dubbio che sia eticamente discutibile, in una società che vede tante situazioni di drammatico bisogno, che ci siano baby pensionati della Regione che abbiano tutti questi trattamenti di eccessivo favore, (anche se previste da leggi indegne che il Parlamento Regionale si è dato), o che possano esserci giornalisti come Santoro, che pare, avranno una liquidazione di 10 milioni di euro, o che in un Ufficio stampa della Regione ci siano 23 giornalisti che ci costano un occhio della testa non sappiamo per produrre o scrivere cosa.

Ma queste cose fanno parte di quello schifo, e non esiste altra espressione, della politica regionale siciliana, in cui con responsabilità trasversali destra e sinistra hanno, anche se non egualmente, dato però un robusto contributo, soprattutto negli ultimi venti anni di malgoverno della Regione.
Anche se però, e questo va detto, andrebbero guardate con più rispetto e attenzione le scelte dei singoli e la loro storia personale e politica siano essi Santoro o Pier Carmelo Russo, per capire se dietro gesti che sanno tanto di opportunismo, ci siano dinamiche e motivazioni , che un articolo di giornale non si preoccupa di approfondire o di cogliere, e che anzi talvolta usa come elemento di scherno e di denigrazione, ma che feriscono  le sensibilità dei protagonisti di queste scelte e dei loro familiari.

E tanto per essere chiari, chi scrive, e lo dico con orgoglio, non è certo imparziale: conosce Pier Carmelo Russo da oltre trenta anni, gli è stato vicino nei momenti topici della sua vita politica e professionale: da quello della laurea al giorno in cui vinse nel 1987, e brillantemente, il concorso alla Regione, a quando nel 1993 assunse con grande responsabilità la carica di segretario della sezione del PDS di Bagheria; ed ancora allorchè cominciò a collaborare con il gruppo parlamentare dell'allora PDS, sin quando con grande spirito di servizio aveva accettato di rappresentare, quale candidato a sindaco, il P.D.S. e il centrosinistra nelle elezioni amministrative del 1999 a Bagheria, (che poi non si fecero più per un inopinato scioglimento del consiglio all'ultimo minuto), e via via sino agli incarichi di maggiore responsabilità e prestigio cui è stato chiamato, senza avere alle spalle né lobby né gruppi di pressione nè altro, ma esclusivamente come patrimonio, la stima, questa sì veramente trasversale di cui era ed è circondato.

Per questo mettere sullo stesso piano o nella stessa "compagnia" per usare l'espressione di "S", Pier Carmelo Russo, la cui professionalità ed integrità morale sono state da tutti apprezzate e trasversalmente riconosciute, con "dirigenti pagati per leggere il giornale o trattoristi che non hanno visto mai un trattore o personale stipendiato per lavorare mezza giornata a settimana" ci è parsa una operazione giornalistica non degna di un giornale come "S" che leggiamo e ammiriamo per il suo inequivoco impegno antimafia e di lotta per il riscatto dai mali della Sicilia

Pensiamo però che quello di incoraggiare e comunque di alimentare, con articoli "sparati" in copertina, il disdoro e la cattiva immagine su servitori veri, esclusivi, capaci e competenti (oltre che indefessi lavoratori) della collettività, su uomini che possono veramente rappresentare una opportunità di riscatto per la nostra terra, sia, questa sì, operazione discutibile per non dire sopsetta, che forse fa vendere qualche copia in più, ma finisce di affossare quelle prospettive di cambiamento della nostra Sicilia e che passano anche dall'impegno politico  di gente, come Pier Carmelo Russo o altri impegnati oggi nella giunta di Raffaele Lombardo.

Credeteci, amici di "S", noi vi abbiamo conosciuto e stimato solo attraverso le cose che scrivete: ma a leggere quel titolo abbiamo avuto una stretta allo stomaco: ci è parso di rivedere aleggiare quel manganello e quell'olio di ricino con i quali i giornali di "famiglia" bastonano e puniscono ecclesiastici e laici irriverenti nei confronti del loro padrone ( dei giornalisti di famiglia s'intende).
Credeteci, non ne valeva la pena, potevate e con pieno diritto discutere della "eticità" di norme così assurde e facendo un ragionamento criticare anche aspramente Pier Carmelo Russo, ma non potete diffondere nebbia e creare confusione in una regione che ha bisogno di chiarezza nella attribuzioni delle responsabilità per la situazione in cui ci siamo venuti a trovare.

Ed a questo punto vogliamo sperare che lo "scivolone", se così vogliamo chiamarlo, sia stato solo per qualche copia in più o per qualche pagina di pubblicità in più, e non abbia invece avuto secondi fini che mortificherebbero quel credito e incrinerebbero quella fiducia che con il vostro lavoro e i vostri sacrifici vi siete conquistati.