I confini della comunità - di Maurizio Padovano

I confini della comunità - di Maurizio Padovano

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Un paio di settimane fa, dalle pagine di questo giornale, mi era sembrato doveroso portare a conoscenza dei lettori ciò che può capitare, dalle nostre parti, a un Funzionario dello Stato nell’esercizio delle proprie funzioni.

La Dirigente Scolastica del Circolo Didattico F.Tesauro di Ficarazzi, Dott.ssa Gabriella Filippone, era stata malmenata da due genitori che, oltre a non preoccuparsi della regolare frequenza scolastica delle loro due figlie, avevano ritenuto un terribile affronto, da lavare a suon di legnate, il fatto che la medesima Dirigente si permettesse di ricordare loro la gravità della situazione.

Dicevo, in quell’occasione, che purtroppo, simili episodi, a scorrere la cronaca dei giornali di provincia, non sono rari. E non sono nemmeno da ascrivere soltanto a certe regioni anziché ad altre. La linea della palma, diceva uno Sciascia mai così lucido, già sul finire degli anni ’70, si è spostata a nord – forse fino al SudTirolo, che sempre sud è!

A conferma del fatto che non si è trattato di un episodio isolato, ne La Repubblica di domenica scorsa, 14 Marzo, si racconta, in una breve nota di cronaca, di un fatto avvenuto qualche giorno prima nella nostra ridente Bagheriopoli.

Un altro capitolo di cronaca scolastica che ha per protagonista un genitore il quale – per risolvere un problema relazionale del figlio con alcuni compagni di classe, alunno del locale Istituto per l’Artigianato, I.P.S.I.A. – ha pensato bene di munirsi di tradizionale lecca sapone e attendere i rivali del figlio fuori dai cancelli della scuola.

Ovvio che Dirigente Scolastico e Professori, subodorato il marcio, abbiano fatto l’unica cosa che si poteva fare: avvertire le Forze dell’Ordine e metterli sulle tracce del Vendicatore.
Passano pochi giorni e questo stesso giornale online che ci ospita, così come gli altri organi di informazione locale, danno notizia del fermo di due minorenni per atti di vandalismo compiuti, sembra nottetempo, ai danni di alcuni locali e attrezzature del Liceo Classico F.Scaduto.

Notizie come queste possono essere lette in almeno due modi: come quasi tutte le notizie. Se ci sforziamo di assumere un punto di vista non allarmista, possibilista, disincantato, bisogna concludere che quella che ho definito ‘cronaca grigia’, sulle pagine di tutti i quotidiani nazionali, è piena, ogni giorno, di notizie come questa.

Ci si potrebbe consolare, in tal caso, pensando che la nostra realtà locale è perfettamente allineata a un trend nazionale, e che quindi qui non si è peggiori né migliori che altrove. Oppure si potrebbe ragionare diversamente, e riflettere sul fatto che da anni si vadano accumulando segnali precisi sul crollo di credibilità e rappresentatività dell’Isitituzione Scuola in un territorio, come il nostro, dove tradizionalmente si manifestano ataviche difficoltà a riconoscere come legittima la presenza dello Stato nelle sue diverse incarnazioni Istituzionali.

E allora ci sarebbe da essere un po’ più categorici, preoccupati e partecipi.

La Scuola avrà anche le sue colpe (ma quante di tali colpe non sono condivise con un’intera società che da decenni non è in grado di progettare il proprio futuro?) se versa nello stato in cui attualmente agonizza, ma è vero anche che il continuo discredito mediatico e legislativo di cui è stata oggetto negli ultimi anni irrobustisce la percezione sociale, già compromessa, dell’Istituzione Scuola.

E autorizza soprattutto le fasce di popolazione più deprivate, e quindi più bisognose di un percorso scolastico realmente formativo, a vivere l’Educazione Scolastica come un’ingerenza mal tollerata, da parte di un pugno di ‘dipendenti pubblici’, nelle loro dinamiche familiari, che spesso sono un micidiale mix di amorale familismo premoderno e beota consumismo postmodern. Insomma, senza infingimenti, gli episodi ai quali assistiamo in queste ultime settimane potrebbero essere i primi segni concreti – e ve ne saranno di ben più gravi, negli anni a venire – di un’azione politica, cinica ma ben congegnata, che sta mettendo l’Attack al sistema del welfare aggredendo basilari principi Costituzionali.

Lucidi analisti, come Carlo Donolo, ci spiegano che “La crisi attuale della società e della politica italiana è segnata principalmente da fenomeni di crisi cognitiva”.

Cosa si fa oggi in Italia per porvi riparo?

Si sbandiera una lotta a questo stato di cose nel nome della semplificazione del Sistema Scuola, ma dietro certi slogan si nasconde malamente un preciso progetto politico: la semplificazione dei problemi come banalizzazione degli stessi e come inefficienza programmata; la semplificazione della percezione del reale come maniera scientificamente orwellina di costruire un elettorato in balia di una comunicazione politica tutta all’insegna delle emozioni di tipo pubblicitario, drammaticamente priva di un’agenda credibile e modellata sul gossip personale e istituzionale anziché su una visione globale dei problemi di oggi e di domani, e delle loro soluzioni.

Lo aveva capito bene Pietro Calamandrei, se in un discorso tenuto nel 1950 al III Congresso dell’Associazione a difesa della Scuola Nazionale avvertiva che, in un futuro abbastanza prossimo, un Partito Reazionario al governo avrebbe potuto minare il diritto costituzionale all’istruzione più o meno così: “Il partito dominante comincia a trascurare le Scuole pubbliche, a screditarle a impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private…Il partito dominante, non potendo trasformare le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle sue scuole private”.

Oggi, adulti poco e male alfabetizzati che nelle loro funzioni di genitori inadempienti l’obbligo scolastico si scagliano contro un Dirigente Scolastico (solo perché ricorda loro cosa sia il diritto all’istruzione dei minori) sono il frutto avvelenato di una scientifica destrutturazione del concetto stesso di cittadinanza: padri e madri di giovani forse sì più scolarizzati di quelli di due o tre generazioni fa, ma anche meno acculturati, più indifferenti, pronti a essere presi al laccio di qualsiasi incantatore di professione, perché “orientati al futile, dato che non essendo il lavoro la mediazione con la realtà sociale, resta solo il consumo e l’intrattenimento” (ancora con le parole di C.Donolo). Scuola –lavoro: cioè formazione e impiego sociale delle conoscenze acquisite.

Proprio quello che manca oggi a Bagheriopoli e, più in generale, nell’intero Paese.

Proprio quello che separa dal futuro una generazione di giovani quanto mai altre vezzeggiata, nel presente, nel futile possesso delle merci, quanto mai altre impossibilitata a far crescere il proprio sapere tramite il lavoro. È stato spalmato un grosso cordone di Attack attorno a questa generazione: cordone che la separa da un futuro quanto mai remoto, e che segna, purtroppo, i confini stessi della nostra comunità.

Chi ritiene di non avere colpe scagli la prima pietra ( e il target non lasciatevelo suggerire dalla pubblicità!).

   Maurizio Padovano