Al teatro Branciforti è stato organizzato un convegno sul culto di san Giuseppe in Sicilia cui era presente Ignazio Buttitta, nipote del grande poeta, e figlio di Nino Buttitta, oggi professore emerito dell'Ateneo palermitano; gli abbiamo rivolto alcune domande.
Professore cosa rappresenta la festa di San Giuseppe per Bagheria e come nasce?
“Bagheria proprio per le sue origini agricole è una realtà che ha bisogno di rapportarsi col mondo del sacro, come altre società contadine siciliane, trovando degli interlocutori nel trascendente in particolare i santi. Il culto di san Giuseppe, come noto, è fortemente radicato in Sicilia tanto da diventare, in alcuni casi, il patrono. San Giuseppe ha poi superato questa dimensione contadina tanto da diventare il simbolo di una comunità: il garante non solo delle attività produttive ma di tutto ciò che concerne la vita quotidiana".
I simboli della vampa e del pane come si rapportano alla comunità?
“Sono simboli che caratterizzano la festa a Bagheria ma che ritroviamo un po’ in tutto la Sicilia e non solo. Queste caratteristiche le ritroviamo in altre parti d’Italia, in particolare in Puglia, anch’essa fortemente legata alla cultura della terra. Questi simboli arcaici, come il fuoco o la manipolazione dei pani, sono stati ricodificati in termini cristiano – cattolici e hanno assunto una nuova valenza. Oggi stanno perdendo la loro relazione con l’origine contadina divenendo simboli dell’identità di una comunità."
Un tempo nelle tipiche "vampe" della vigilia si bruciava la legna proveniente dalla potatura degli agrumi e dell'ulivo, ciò stava ad indicare in qualche modo bruciare il vecchio per aprire alla nuova stagione, la primavera. E’ corretta questa chiave di lettura?
“Questa visione è assolutamente coerente con quelli che soni i riti primaverili. In tutte le culture i passaggi di stagione sono caratterizzati da una serie di comportamenti. Indicano un vero e proprio Capodanno, un rinnovamento. La vampa di San Giuseppe, in particolare, indica la chiusura con i rigori dell’inverno e l’inizio della primavera."
IGNAZIO BUTTITTA docente di Tradizioni popolari presso l' Università di Palermo