La III Sezione del Tribunale di Palermo, ha aumentato in appello le condanne inflitte ad alcuni dei principali imputati del processo detto “Talpe in procura”,
che ha visto imputati tra gli altri l’ex presidente della Regione Totò Cuffaro, l’ex imprenditore della sanità Michele Aiello, ed i marescialli della finanza e dei CC., Ciuro e Riolo, che all’epoca dei fatti addebitati ricoprivano, negli apparati investigativi a disposizione dela Procura, un ruolo importante nella sistemazione delle microspie e nelle intercettazioni.
La sentenza che era molto attesa, è stata pronunciata nella mattinata di oggi, come si diceva dalla II Sezione, presidente Giancarlo Trizzino, giudici a latere Ignazio Pardo e Gaetano La Barbera.
Dai cinque anni del primo grado, la condanna a Totò Cuffaro è stata elevata a sette anni, perché il reato di favoreggiamento e di rivelazione di segreto di ufficio ha avuto riconosciuta l’aggravante dell’avere agevolato l’organizzazione criminale “cosa nostra”: l'elemento specifico, che sostanzia l'accusa sarebbe la informazione fatta pervenire da Cuffaro a Giuseppe Guttadauro, tramite il comune amico dr. M. Miceli, che nella sua abitazione era stata sistemata una microspia. E questo avrebbe favorito l'intera associazione mafiosa.
Anche l’ex imprenditore e manager della sanità Michele Aiello ha visto aumentata la sua pena: dai quattordici anni della condanna di primo grado si è passati a quindici anni e sei mesi: la medesima corte, su richiesta della Procura generale emetteva ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere riconoscendo la pericolosità sociale del soggetto ed il pericolo di fuga. L'ordinanza veniva immediatamente eseguita.
Ed infine il maresciallo dei CC. Giorgio Riolo ha avuto anche lui aumentata la pena da sette ad otto anni, perché il reato è stato riqualificato dal semplice favoreggiamento a concorso esterno in associazione mafiosa.
L'ex presidente della regione Totò Cuffaro, presente stamane nell'aula bunker di Pagliarelli alla lettura della sentenza ha così commentato:
" So di non essere mafioso e di non avere favorito la mafia. Avverto, da cittadino, la pesantezza di questa sentenza che, però, non modifica il mio persorso politico".
"Ciò non vuol dire- ha aggiunto- che le sentenze non debbano essere rispettate dal momento che sono espresse dalle istituzioni."
Per gli altri imputati bagheresi che gravitavano attorno alla galassia "Aiello", pene confermate, ed in qualche caso ridotte.
Lorenzo Jannì, al tempo coordinatore del Distretto sanitario è stato condannato a quattro anni e sei mesi per tuffa.
I dipendenti del Distretto sanitario Michele Giambruno e Salvatore Prestigiacomo , a 9 mesi il primo per truffa e corruzione e a nove mesi il secondo per truffa.
Antonella Butttta, 6 mesi, per accesso al sistema informatico della Procura.
Quattro anni al radiologo, peraltro anche parente di Michele Aiello, Aldo Carcione.
A Roberto Rotondo , uno dei principali collaboratori di Michele Aiello, condanna ad 1 anno, per favoreggiamento.