Nel mese di maggio dello scorso anno un professionista bagherese, secondo quanto riportato nei verbali della commissione Urban per un avviso pubblico per tre profili (quello poi passato agli onori della cronaca come l’increscioso “Caso Urban”), era stato escluso dalla selezione in quanto avrebbe
presentato domanda utilizzando carta intestata del Comune.
Per la tanto decantata legalità e trasparenza i passi da compiere da parte della commissione sarebbero dovuti essere quelli di segnalare la vicenda alle autorità competenti in quanto appropriarsi impropriamente di carta intestata di una pubblica amministrazione si configurerebbe come reato.
Come è andata in quella circostanza non è dato sapere.
All’epoca dei fatti persone vicine ai membri della commissione dissero che quest’ultima riteneva a sua totale discrezione segnalare o no la questione alle autorità.
E se si torna sull’argomento è solo perché è di questi giorni la notizia che la cooperativa di cui è presidente e responsabile del settore formazione ha ottenuto incarico ad Urban per occuparsi di docenza.
C’è di più, secondo il sito internet della suddetta attività, consigliere e responsabile del settore turistico sarebbe un brillante giovane schierato, senza grandi fortune, come candidato alle ultime elezioni provinciali.
Forse si tratta solo di coincidenze ma l’incarico alla suddetta cooperativa sarebbe stato dato in partenariato con un’altra realtà associativa che mesi fa si è occupata, sempre per Urban, di iniziative di scarso impatto di pubblico in una piazzetta cittadina.
Ai vertici di quest’ultima attività cultural-associativa vi sarebbe un altro giovane politicamente molto attivo e stretto collaboratore del candidato alle provinciali, il quale sembrerebbe essere nato con la camicia o con il pallino per gli affari sociali, in quanto presiede diverse realtà associative che, gira e rigira, ottengono incarichi ad Urban e in genere al Comune di Bagheria per le attività più disparate.
Magari si tratterà di fortuite coincidenze.
Lodevole da una parte ma strano dall’altro è che a Bagheria un gruppetto di promettenti giovani, con aspirazioni politiche, abbiano creato associazioni per ogni evenienza (sport, antimafia, cultura, sociale, centro-studi, informatica etc). Certo, le loro iniziative non splendono quasi mai per numero di consensi nella cittadina ma a detta di molti starebbero monopolizzando, di fatto, ogni spazio e fagocitando fondi europei, regionali e comunali.
Destreggiarsi nella giungla lavorativa, si sa, non è semplice.
Ma alcuni di questi giovani impegnati nelle segreterie di partito (forse un po’ meno negli studi universitari in quanto diversi di loro vengono indicati come “consulenti esperti” pur essendo in realtà ancora ampiamente fuoricorso) forse sono stati bravi a trovare la soluzione tanto da riuscire a dare il proprio contributo regolarmente e lautamente retribuito (alla faccia del volontariato e dell’impegno sociale!), quasi come se avessero il dono dell’ubiquità, contemporaneamente in ogni dove: enti pubblici, centri di formazione, scuole, consorzi, etc.
Come è possibile?
Il meccanismo, in linea ipotetica, potrebbe essere riassunto così: Tizio presiede un’associazione, Caio ne ha una di altro tipo, Sempronio ne ha un altro paio e così via. Possibilmente gli iscritti alle quattro associazioni spesso coincidono perché è il fine ultimo quello che conta in realtà: ossia garantirsi il maggior numero di incarichi.
Di conseguenza, chiunque fra Tizio, Caio e Sempronio si aggiudicherà un incarico tirerà gli altri dentro: quindi alla fine della fiera operano sempre e solo i soliti del giro.
Fin qui nulla di eclatante. Infatti, non è certamente reato essere amici ed aiutarsi ma sarebbe quanto meno immorale, o addirittura illegale, impedire a tutte le altre onlus e a chi non ha tessere di partito o non si è creato l’associazione su misura di poter operare sul territorio.
I più non riescono a comprendere quali siano i reali criteri che determinino queste forme “onerose” di collaborazione.
In molti si rassegnano e si lasciano abbindolare dalla favola che a Bagheria non si possa far nulla per lo sviluppo del territorio e per il futuro dei giovani.
Ma da quanto si è avuto modo di verificare, analizzando attentamente le graduatorie relative agli avvisi pubblici (come, ad esempio quelli dei PON ), in realtà tali opportunità risultano duplici, triplici e in abbondanza solo per un fortunato gruppetto.
Eppure a Bagheria i laureati e le competenze non mancano di certo.
Politici, amministratori e coloro che gestiscono i fondi pubblici (specie quelli destinati alla riqualificazione e allo sviluppo locale) forse dovrebbero fare più attenzione verificando certamente la storia, le professionalità e i nomi che stanno dietro l’insegna cooperativa e/o associativa, adoperandosi e vigilando affinché nessuno, a prescindere dalla bandiera di partito o dal suo sponsor, possa essere destinatario della cosiddetta moltiplicazione degli incarichi e protagonista della deleteria filosofia del “Tuttu meu, Tuttu meu” che sta mettendo sempre più in ginocchio, anche da un punto di vista morale, Bagheria, costringendo moltissimi giovani con altissima professionalità a lasciare il territorio.
Qui, infatti, il diritto a poter dare un contributo alla propria città viene impedito dal monopolio della lobby, vera e propria diramazione della politica, a discapito del vero volontariato e impegno sociale.
Ma visti gli scadenti risultati territoriali, che sono obiettivamente sotto gli occhi di tutti, non sarebbe il caso di aprirsi davvero alla pluralità delle idee, abbandonando quella mentalità marpiona e della robba che è lontana anni luce dal concetto elementare di democrazia, sviluppo e trasparenza?
Giusy La Piana