Giammanco: “Diamo al Paese una scuola più efficiente, più moderna e più meritocratica”. Si lavora perché la scuola non diventi unicamente veicolo di nozioni ma percorso formativo dell’individuo, del cittadino”.
Il centrosinistra ha criticato la scelta della maggioranza di Governo di affidarsi al voto di fiducia per affrontare la riforma della scuola che ha visto protagonista il Ministro Gelmini. Secondo l’opposizione, con la scelta dell’Esecutivo, è mancata le necessaria discussione che il provvedimento meritava.
Ci ha pensato Gabriella Giammanco, giornalista professionista e parlamentare del Popolo della Libertà alla prima esperienza, a dimostrare che il voto di fiducia non mortifica la politica. E’ stata lei, senza volerlo, a smontare le polemiche strumentali della sinistra. L’approvazione di un ordine del giorno, se risponde ad una reale esigenza dei cittadini e se chiede una cosa semplice e facilmente realizzabile, è politica vera.
La settimana scorsa, durante la discussione sul provvedimento, la parlamentare ha fatto ‘parlare la politica del fare’.
Certi soloni, maestri della pedagogia, avrebbero preferito discettare, nell’emiciclo, sui massimi sistemi, sugli effetti del 68, sulla eterna crisi generazionale.
Gli italiani sono alle prese, però, con altri problemi. In un periodo di difficoltà economiche molte famiglie hanno difficoltà a programmare le vacanze. Il mese di Settembre è quello che, per ovvi motivi, offre migliori soluzioni. Molto spesso gli italiani hanno difficoltà nel prenotare perché non è dato sapere, in tempi ragionevoli, l’inizio dell’anno scolastico. Ecco allora che dal pragmatismo di una giovane parlamentare nasce una semplice ed efficace proposta che impegna il Governo e che, probabilmente, aiuterà i bilanci di molti nuclei familiari.
L’odg presentato dalla Giammanco chiede che la data d'inizio dell'anno scolastico possa essere resa nota alle famiglie entro la fine dell'anno scolastico precedente a quello di riferimento. "Allo stato attuale - dichiara la parlamentare - la data effettiva del primo giorno di scuola viene resa nota generalmente solo durante il mese di settembre, dopo un serie di passaggi eccessivamente lunghi e complessi. Il calendario scolastico regionale, una volta fissato dalle singole Regioni, per effetto dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, e' suscettibile infatti di ulteriori modifiche da parte dei consigli di istituto. Il Governo - spiega - si e' impegnato a sottoporre la questione alla Conferenza Stato-Regioni affinche' si possano concordare nuove norme e soprattutto nuove tempistiche per fissare i calendari scolastici regionali”.
Tutto qua. Nessuna iperbole ideologica ma un provvedimento che, alla lunga, sarà benedetto da molte famiglie.
Con l’onorevole Gabriella Giammanco, componente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati, il Socialista Lab ha analizzato le principali novità della Riforma Gelmini.
Onorevole, via libera alla Riforma. Massimo D’Alema dice che non sarebbe il caso di utilizzare questa terminologia per il provvedimento.
“Le riforme della Scuola che si sono succedute in questi anni sono state spesso molto radicali ma non hanno colpito nel segno. Noi in Aula abbiamo approvato un provvedimento che è costituito da pochi articoli, proposte semplici che contribuiranno ad avviare il cambiamento e che consegneranno al Paese una scuola più efficiente, più moderna e più meritocratica. Ci si è confrontati con le difficoltà economiche del momento e ci si è concentrati sulla riqualificazione e razionalizzazione della spesa pubblica e delle risorse umane. Abbiamo preservato la qualità dell’insegnamento, ne abbiamo qualificato la funzione ed abbiamo puntato sulla formazione e sulla valorizzazione del capitale umano. Una buona riforma non deve necessariamente essere una riforma complessa”.
La riforma colpisce perché, rispetto agli ultimi anni al centro del ragionamento c’e’ la singola persona.
“Sicuramente si lavora perché la scuola non diventi unicamente veicolo di nozioni ma percorso formativo dell’individuo, del cittadino. La reintroduzione dell’educazione civica, d’altra parte, non è che un segno che va in questa direzione. E’ sul percorso formativo del singolo studente che è necessario intervenire. Questa riforma consentirà la nascita di un nuovo rapporto docente–discente.
Anche in questa direzione la scelta del maestro unico non farà altro che aiutare questo percorso”.
Ed è qui che l’onorevole spiega questa misura che tanto ha fatto discutere. Con efficace capacità di sintesi ricorda le genesi della scelta, chiarisce alcuni aspetti e promuove una riflessione che non si limita solo al sistema Italia.
“E’ bene chiarire alcuni aspetti. Nel nostro Paese si passò al modello modulare all’inizio degli anni novanta. Si mandò in soffitta un sistema che funzionava e che era all’avanguardia in tutto il mondo. La scelta di abbandonare il maestro unico non fu dettata da motivazioni di merito ma da una particolare situazione sociale. Erano gli anni del decremento demografico e c’era la necessità di salvare i livelli occupazionali. Oggi si fa un passo indietro ma si guarda alla modernità. Non ci sarà, nei fatti, un maestro unico ma un maestro prevalente che insegnerà le discipline di base ed è chiaro che sarà coadiuvato per altre materie, penso all’inglese, da altri colleghi. Il modello stellare, che ci accingiamo ad adottare, è poi la regole nei Paesi dell’Unione europea”.
Lavorare alla modernità, recuperando idee del passato che con troppa fretta si erano archiviate. Il voto in decimali e il voto in condotta sono misure che garantiranno maggiore efficacia e che, nel caso del voto in condotta, diminuiranno il fenomeno del bullismo nelle scuole?
“Il voto in decimali aiuta le famiglie e soprattutto i ragazzi. Il giudizio è più chiaro e diretto e non è di difficile decifrazione. Anche il voto in condotta è una significativa novità. In Commissione cultura il primo Luglio con il Ministro Gelmini posi il problema e si è aperta una discussione. Il voto in condotta già c’è ma non fa media e rischia di essere inutile. Non credo la misura possa essere risolutiva del problema del bullismo ma certamente aiuta: sarà maggiore l’attenzione verso la disciplina, la responsabilità ed il rispetto dell’altro”.
C’è poi, la battaglia sull’utilizzo del grembiule. E’ la sua tenacia che ha aperto una breccia.
“Penso che il grembiule rappresenti innanzitutto un simbolo e che favorisca il senso di appartenenza ad una comunità. La divisa è dei militari, è dell’esercito, è di un gruppo che ha regole condivise.
Credo che aiuti, fra le altre cose, a superare la corsa al consumismo che non può appartenere ai giovani delle scuole elementari. Nessuno vuole mettere un grembiule alle personalità, nessuno vuole uniformare i bambini, si ha l’intenzione di favorire un confronto non su quello che si possiede ma su quello che si è. Sarebbe una scelta etica, bella e perché no, anche utile"
*Testo dell'intervista rilasciata dall'on. Gabriella Giammanco al periodico SOCIALISTA LAB