E’ da qualche mese, ormai, che si fa un gran parlare della scuola. Non passa giorno che non si leggano notizie estremamente inquietanti sul futuro del nostro sistema educativo e su quanto attende i nostri giovani.
Il Ministro Gelmini sembra avere trovato una felice ed inesauribile vena creativa nel creare quotidianamente momenti di scontro su tutto e per tutti: dai genitori agli studenti, dai docenti ai dirigenti, dai politici locali ai pedagogisti. E dire che eravamo già da tempo abituati alla triste, e solo italianissima, farsa del ministro alla pubblica istruzione che sistematicamente, una volta insediatosi, si rivolge alla nazione intera per annunciare la prossima riforma storica, quella che ridisegnerà una volta per tutte (si fa per dire) il sistema scolastico italiano e che restituirà dignità all’impegno di quanti operano nel settore e alla qualità degli studi.
Negli ultimi trent’anni tutti (dico tutti) i neoministri hanno comunicato di avere “scoperto” che il personale della scuola è malpagato e che non regge il confronto con gli altri colleghi europei, che gli edifici scolastici – specie nel sud – sono fatiscenti, che non vi è traccia alcuna dell’analisi costo/benefici che accompagni quelle modeste risorse finanziarie investite dalla comunità nazionale nel settore dell’educazione. In un Paese civile tali dichiarazioni sarebbero coerentemente – e conseguentemente - accompagnate da adeguate misure finanziarie mirate alla riformulazione strutturale e normativa del pianeta scuola.
Da noi, invece, no. E’ come se la sola denuncia del grave stato di abbandono assumesse valore taumaturgico. E, invece, no. La scuola pubblica italiana continua a soffrire del sostanziale disinteresse del mondo politico e appare destinata a soccombere sotto il maglio delle annunciate ristrettezze finanziarie.
Ciò che appare ancora più grave sul piano dell’esercizio della democrazia è che la scuola venga impunemente mortificata dagli enti locali, cioè da quelle amministrazioni che dovrebbero garantire, in maniera assai più prossima del governo centrale, la necessaria azione di accompagnamento finanziario, logistico, strumentale e gestionale.
Accade, invece, che proprio gli amministratori locali, quelli cioè dietro l’angolo, quelli che possiamo incontrare per strada, quelli ai quali affidiamo il nostro consenso elettorale, quelli i cui figli frequentano fisicamente la scuola di cui stiamo parlando, sono proprio quelli che rendono invivibile i momenti educativi. La casistica è così ampia che appare gioco da ragazzi citare alcune significative “perle”: l’amministrazione provinciale che comunica agli istituti superiori solo l’ultima settimana dell’anno che non vi sono soldi a sufficienza per garantire il capitolo di spesa relativo al semplice funzionamento (tranne poi a finanziare costosissimi spettacoli da offrire – "panem et circenses" – nelle piazze); l’amministrazione comunale del capoluogo che non trova i soldi neanche per garantire la carta igienica, costringendo le famiglie ad una autotassazione suppletiva per provvedere alla bisogna; l’amministrazione regionale che persiste in una colpevole politica di sostanziale separatezza tra mondo dell’istruzione e mondo della formazione professionale (non curante della gravissima ricaduta che ciò comporta sul versante della lotta alla dispersione scolastica); enti locali che non garantiscono, così come detta la legislazione, alcuna figura specialistica nel settore dell’inserimento dei disabili.
Chi scrive coordina un liceo, in carico quindi dell’amministrazione provinciale per quanto riguarda locali ed infrastrutture, che si trova ad operare con una popolazione scolastica di circa 1.200 studenti (quindi 2.400 genitori: cioè un corpo elettorale in grado di fare le “fortune” di una lista politica) e più di cento addetti tra docenti e personale amministrativo ed ausiliario. Le attività didattiche si svolgono distribuite su cinque diverse sedi, nessuna delle quali con caratteristiche da edilizia scolastica (anzi tutt’altro); non esistono aule speciali, così come ciascuno di noi le immagina a livello liceale; manca totalmente la palestra; neanche a farne cenno di un auditorium (o qualcosa di simile).
Nonostante tale difficilissima situazione logistica e strutturale la popolazione
Da venti anni (sic!) è in costruzione la sede del liceo e già basterebbe questa semplice, banale e incontestabile affermazione per seppellire tutte le amministrazioni locali competenti che si sono nel frattempo succedute sotto lo sdegno di una coscienza civile martoriata ed offesa. scolastica continua a crescere a dimostrazione, assai probabilmente, che l’impegno quotidiano dei docenti e di tutto il personale scolastico riesce, comunque, a garantire un accettabile livello di qualità al prodotto educativo.
Ma come? Parliamo e dibattiamo dell’autonomia scolastica, del modello aziendalistico a scuola, dei nuovi cittadini europei, del maestro unico, dei nuovi criteri docimologici, della irrinunciabile funzione educativa antimafia della scuola e poi impieghiamo più di venti anni per costruire una scuola? E quando affermiamo venti anni forse pecchiamo di ottimismo! I locali in costruzione debbono essere consegnati a breve (non chiedeteci quando poiché la data di consegna continua a subire continui slittamenti, da giugno 2008 a settembre, a dicembre, a febbraio (…) ma nel rush finale è adesso coinvolta anche l’amministrazione comunale di Bagheria che, a dire il vero, non pare brillare in tempestività, considerato che si attendono da circa 6 mesi i provvedimenti che possano consentire all’amministrazione provinciale di completare la struttura d’accesso al nuovo liceo.
Questo ritardo, proprio perché tocca ancora di più il rapporto cittadino-amministrazione, è quello che maggiormente preoccupa. Riteniamo sia legittimo attendersi dall’amministrazione civica la maggiore attenzione possibile (e oseremmo dire anche straordinaria) nei confronti di una vicenda che tocca così da vicino la dimensione civile della comunità e che si trascina ormai da troppo tempo.
Gaetano Pagano
Dirigente Scolastico - Liceo Scientifico Statale "G. D’Alessandro", Bagheria
Nella foto di copertina L'edificio del nuovo Liceo Scientifico