Attualità

Chi non conosce Gianni Granata può facilmente credere a tutto quello che i media ci trasmettono, semplicemente come notizia data, quasi asettica, senza considerazioni o controprove.

Certamente chi ha lavorato con Gianni non può fare altro che amareggiarsi, indignarsi per come un uomo retto, un professionista viene considerato alla stregua di un qualunque “opportunista” della politica, un approfittatore.

Non è assolutamente vero!

Non bisogna analizzare gli aspetti puramente amministrativi della vicenda Coinres, ma entrare nello specifico momento storico nel quale tale storia si colloca.

Si era in quella fase convulsa della costituzione di un organismo che doveva riorganizzare tutto il sistema della raccolta rifiuti per la salvaguardia dell’ambiente;un momento particolare dove tutti gli Enti Pubblici le forze sindacali sono stati coinvolti nel far ripartire una nuova macchina consortile.

Tutto è nato per caso, il dott. Granata dopo aver vissuto assieme e me un esperienza politica nella Giunta della città, è stato catapultato alla Presidenza del Consorzio Intercomunale.

Non voglio entrare in merito ai percorsi che la Giustizia amministrativa sta portando avanti, ma semplicemente non posso stare in silenzio di fronte alla denigrazione a cui è soggetto quest’uomo da tutti noi considerato intransigente ed intollerante della illegalità; denigrazione dovuta ad una cattiva percezione delle notizie che i "media" hanno veicolato.

Infatti nella gente che non ha ben approfondito la notizia, ma ha letto fugacemente dell’accaduto si è insinuata la convinzione che Gianni ha tratto vantaggi economici personali dalla vicenda; nulla di più errato!

Questo è quello che in questo mio intervento puntualizzare, Gianni dalla vicenda non ha tratto alcun vantaggio economico illegale!!

Non era a mio avviso giusto far cadere tutto nell’oblio e nell’indifferenza.

Soprattutto per chi come lui da amministratore pubblico ha supportato fortemente la nascita del Centro Antiracket ed Antiusura all’interno del Comune, e che ne ha creato un altro all’interno dell’Agenzia di Sviluppo Metropoli Est.

La mia è solo una testimonianza di amicizia, di stima e di sincero affetto perché ho avuto la fortuna di aver lavorato fianco a fianco con Gianni , fermo restando la mia assoluta fiducia nella Magistratura che saprà far piena luce sulle vicende del Coinres.

 

Chi conosce quella parte della riviera Siciliana che va dal Lido Fondachello di Santa Flavia al bivio Casetta Bianca di Casteldaccia non può non aver notato, in modo desolatamente stabile, lo stato di abbandono e di incuria nel quale si trova uno dei tratti di costa più suggestivi della zona.

L’avventore avveduto, lo stesso che al contempo si stupisce per la bellezza del territorio, non può anche non osservare che con un investimento relativamente limitato le amministrazioni pubbliche periferiche, deputate alla cura ed allo sviluppo del territorio, avrebbero potuto favorire la crescita economica e paesaggistica di quel tratto di costa.

Tuttavia, malgrado le molteplici occasioni di sviluppo mancato facciano ormai desolatamente parte della storia recente a causa della incapacità delle amministrazioni pubbliche di esercitare un indispensabile ruolo espansivo, c’è l’iniziativa di un imprenditore, rispondente al nome di Giovanni Guttilla, noto nella zona per le sue doti di imprenditore nel settore della ristorazione, che crede nell’iniziativa individuale e nel ruolo sociale che devono svolgere le imprese.

L’imprenditore, sostenendo l’idea con fondi personali, si rende protagonista di una encomiabile azione di recupero urbano e paesaggistico, promuovendo il miglioramento di un tratto di costa marina mai così bello e curato.
E’ doveroso segnalare l’iniziativa all’attenzione pubblica per almeno tre buone ragioni.

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La prima perché la rivalorizzazione di quel tratto di costa realizza uno dei fini per i quali si creano le imprese, contribuire cioè all’aumento della ricchezza collettiva e del benessere sociale.

La seconda è che quel tratto di costa recuperato suscita nei singoli cittadini, visitatori nelle future giornate piene di sole e di luce, uno spirito di emulazione, innescando potenzialmente quel processo virtuoso che permette di migliorare ulteriormente i luoghi ben curati rispetto a quelli che tali non sono.

L’ultima ragione, non meno importante delle precedenti, è quella che ci fa constatare che in un contesto sociale in cui si ritiene che debba sempre essere il settore pubblico ad intervenire nella manutenzione dei luoghi e dove è facile constatare che l’iniziativa privata è spesso osteggiata, c’è ancora chi crede nella forza propulsiva del singolo individuo, riscoprendo la responsabilità e l’importanza del fatto che ognuno debba fare la sua parte, consentendo in modo determinante al miglioramento delle condizioni di vita del territorio e di chi lo abita.

Non si può, infine, non notare come con un investimento “relativamente” contenuto, l’imprenditore Guttilla ha dimostrato come sia possibile rendere più bello quel tratto di costa, restituendolo alla “fruizione” dei cittadini e con questo evidenziando, in modo ancora più dirompente, la cecità strategica delle amministrazioni pubbliche incapaci di rendersi utili nel contribuire al miglioramento delle condizioni ambientali circostanti e che avrebbero dovuto invece, già da tempo, farsi carico del recupero di quel tratto di costa.

Articolo scritto da
Michelangelo Calì
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Ho seguito in questi giorni i commenti, le prese di posizioni e le polemiche che sono seguite dopo la condanna della Corte dei Conti per la Sicilia al risarcimento milionario di due ex presidenti del COINRES, la quale ha accolto l’atto di citazione del Procuratore Regionale.

La interpretazione della Corte dei Conti (pur se condivisibile) ha sancito che il consorzio intercomunale COINRES, ricevendo fondi dai comuni per il servizio svolto (????) è da equiparare ad un ente la cui natura è pubblica e non privata. Da ciò ne deriva il COINRES DEVE seguire la legislazione che riguarda gli enti pubblici. Secondo la Corte dei Conti c’è un giudizio di responsabilità da parte dei ex Presidenti del Coinres per le assunzioni in quanto effettuate “in eccesso rispetto alle esigenze individuate nel piano industriale del consorzio ed in violazione delle norme che imponevano il ricorso a procedure di evidenza pubblica”.

Facendo riflessioni un po’ più articolate, pensando sia doveroso renderle pubbliche desidero esprimere le mia perplessità circa la sentenza.
Le domande che mi sono posto sono:

1. Quando il dott. Granata era presidente del COINRES e insieme agli altri componenti del Consorzio hanno preso decisioni riguardo sia l’approvazione del piano industriale sia riguardo l’assunzione di personale, queste decisioni sono state prese in assoluta solitudine dal Presidente o insieme ad altri (sindaci per esempio) ?

2. Esistono dei verbali per tali decisioni (considerato la natura pubblicistica del consorzio) che sono stati pubblicati ? 

3. I sindacati hanno espresso un parere in merito o si sono limitati a plaudire l’operato guardando altrove ed indicando altro?

4. Ma i Presidenti condannati hanno predisposto da soli gli atti amministrativi consequenziali alla vicenda o già esisteva un direttore, uffici amministrativi ovvero un apparato ammistrativo efficiente etc. ?

5. I segretari comunali dei Comuni che fanno parte del COINRES non si sono mai espressi al riguardo (specie per i trasferimenti di personale e di nuove assunzioni) ?

6. I trasferimenti economici saranno stati fatti dalle rispettive tesorerie dietro appositi atti amministrativi (determine o altro immagino)?

7. Qualcuno ha verificato e vigilato sugli strumenti finanziari del COINRES? E se approvati da quale organo sono stati approvati? E se approvati fanno parte in ogni esercizio finanziario di ogni comune che fa parte del COINRES? 

altIl Segretario Comunale sovrintende allo svolgimento delle funzioni dei dirigenti e ne coordina l'attività, salvo quando il sindaco abbia nominato il Direttore Generale. Il segretario inoltre: partecipa con funzioni consultive, referenti e di assistenza alle riunioni del consiglio e della giunta e ne cura la verbalizzazione; esprime il parere di regolarità, in relazione alle sue competenze, su ogni proposta di deliberazione sottoposta alla giunta ed al consiglio, nel caso in cui l'ente non abbia responsabili dei servizi; può rogare tutti i contratti nei quali l'ente è parte ed autenticare scritture private ed atti unilaterali nell'interesse dell'ente; esercita ogni altra funzione attribuitagli dallo statuto o dai regolamenti, o conferitagli dal sindaco. In particolare, nei comuni privi di dirigenti possono essere demandate al segretario le funzioni dirigenziali. Il sindaco può inoltre conferire al segretario le funzioni di direttore generale. 

Il Direttore invece supporta gli organi di governo nella fase di definizione dei piani strategici del Comune, nella valutazione della congruenza tra gli obiettivi e le risorse, nella valutazione dell'impatto delle linee strategiche definite sulla struttura interna; ha la direzione del sistema di qualità complessivo dell'ente e sovrintende alle attività di confronto con le migliori prestazioni di altre realtà similari; riferisce alla Giunta comunale l'analisi dei risultati economici e gestionali dell'ente; individua i progetti speciali intersettoriali, ne propone il responsabile e ne controlla la realizzazione; coordina gli interventi del Comune in materia di beni e servizi, perseguendo l'obiettivo di migliorare le condizioni contrattuali; riferisce al Sindaco sull'andamento economico-gestionale delle aziende e delle società collegate e partecipate; coordina, sulla base delle proposte dei dirigenti, l'elaborazione delle proposte di budget preventivo per i centri di responsabilità e per i progetti, secondo le direttive impartite dal Sindaco; sovrintende all'attuazione complessiva dei piani di attività del Comune, garantendone la congruenza attraverso il coordinamento delle strategie dei progetti intersettoriali, proponendo gli eventuali correttivi congiuntamente ai dirigenti; presiede la conferenza dei direttori di ripartizione; valuta e esprime parere sulle richieste di nuovo personale, di mobilità interna ed esterna e di comando; se richiesto dal Sindaco esercita funzioni di diretto superiori rispetto al personale delle strutture del suo staff.

I quesiti che mi sono posto mi nascono dalla mia modesta esperienza amministrativa e cioè ma il Presidente del COINRES è un organo monocratico o è un esprime volontà condivise ? E’ giusto che siano esclusivamente loro a pagare o che sia un sistema da condannare? Ma i Dirigenti del COINRES perché non sono stati chiamati a rispondere della loro attività? 

E’ giusto colpire l’uomo, la sua famiglia, i sacrifici di una vita per erori (forse) e competenze che sono state condivise da tanti? Gianni Granata era solo in questa vicenda COINRES? Dove sono i compagni di avventura (Sindaci e Dirigente) di Gianni Granata nel COINRES? 

Conosco l’onestà intellettuale di Gianni Granata, persona che stimo e da cui sono legato da sincero affetto, ma è questa una giustizia giusta?

Giorgio Castronovo (già difensore civico)

Lo scrive Vittorio Alcamo, presidente della sezione del Tribunale di Palermo, che ha condannato Michele Aiello e Salvatore Cuffaro, in una lettera pubblicata oggi sul quotidiano La Repubblica, piena di amarezza per quelle due  Italie che si contrappongono e quella giustizia bifronte che consente a Michele Aiello di tornare per un anno agli arresti domiciliari per gli ormai noti problemi di favismo.

"Faccio parte di un paese- esordisce Alcamo - in cui i giudici ...celebrano i valori di Falcone e Borsellino non una volta l'anno con parole vuote ma ogni giorno con il loro lavoro,in cui le sentenze sono rese nel nome del popolo italiano e la legge è uguale per tutti, siano esssi poveri cristi o governatori, ed in cui le pene vanno scontate per intero e con eguali modalità.

"Un paese in cui devo ammetterlo - continua il presidente del Tribunale- un ex potente governatore regionale (Salvatore Cuffaro) si costituisce in carcere per scontare la sua pena dimostrando dignità e rispetto per le istituzioni".

"Eppure c'è un'altra Italia - lamenta Alcamo - dove purtroppo accade tutto il contrario e dove un imputato (Michele Aiello) condannato con sentenza passata in giudicato a 15 anni e mezzo per associazione mafiosa è stato autorizzato dal Tribunale di sorveglianza de l'Aquila a scontare la pena in regime di detenzione domiciliare per intolleranza alimentare alle fave e ai piselli."

"Quell'Italia in cui - aggiunge il magistrato - alla faccia dei detenuti comuni affetti da favismo ( e da ben più serie malattie) che scontano anni di carcere, esistono disparità così evidenti da meritare la definizione di ingiustizie."

"Quell'Italia - conclude Vittorio Alcamo - in cui nessuno si indigna più ed in cui si può arrivare a simili offese dell'intelligenza comune e dei diritti degli altri cittadini privi di mezzi."

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