Il Golfo e l’imprenditore illuminato - di Michelangelo Calì

Il Golfo e l’imprenditore illuminato - di Michelangelo Calì

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Chi conosce quella parte della riviera Siciliana che va dal Lido Fondachello di Santa Flavia al bivio Casetta Bianca di Casteldaccia non può non aver notato, in modo desolatamente stabile, lo stato di abbandono e di incuria nel quale si trova uno dei tratti di costa più suggestivi della zona.

L’avventore avveduto, lo stesso che al contempo si stupisce per la bellezza del territorio, non può anche non osservare che con un investimento relativamente limitato le amministrazioni pubbliche periferiche, deputate alla cura ed allo sviluppo del territorio, avrebbero potuto favorire la crescita economica e paesaggistica di quel tratto di costa.

Tuttavia, malgrado le molteplici occasioni di sviluppo mancato facciano ormai desolatamente parte della storia recente a causa della incapacità delle amministrazioni pubbliche di esercitare un indispensabile ruolo espansivo, c’è l’iniziativa di un imprenditore, rispondente al nome di Giovanni Guttilla, noto nella zona per le sue doti di imprenditore nel settore della ristorazione, che crede nell’iniziativa individuale e nel ruolo sociale che devono svolgere le imprese.

L’imprenditore, sostenendo l’idea con fondi personali, si rende protagonista di una encomiabile azione di recupero urbano e paesaggistico, promuovendo il miglioramento di un tratto di costa marina mai così bello e curato.
E’ doveroso segnalare l’iniziativa all’attenzione pubblica per almeno tre buone ragioni.

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La prima perché la rivalorizzazione di quel tratto di costa realizza uno dei fini per i quali si creano le imprese, contribuire cioè all’aumento della ricchezza collettiva e del benessere sociale.

La seconda è che quel tratto di costa recuperato suscita nei singoli cittadini, visitatori nelle future giornate piene di sole e di luce, uno spirito di emulazione, innescando potenzialmente quel processo virtuoso che permette di migliorare ulteriormente i luoghi ben curati rispetto a quelli che tali non sono.

L’ultima ragione, non meno importante delle precedenti, è quella che ci fa constatare che in un contesto sociale in cui si ritiene che debba sempre essere il settore pubblico ad intervenire nella manutenzione dei luoghi e dove è facile constatare che l’iniziativa privata è spesso osteggiata, c’è ancora chi crede nella forza propulsiva del singolo individuo, riscoprendo la responsabilità e l’importanza del fatto che ognuno debba fare la sua parte, consentendo in modo determinante al miglioramento delle condizioni di vita del territorio e di chi lo abita.

Non si può, infine, non notare come con un investimento “relativamente” contenuto, l’imprenditore Guttilla ha dimostrato come sia possibile rendere più bello quel tratto di costa, restituendolo alla “fruizione” dei cittadini e con questo evidenziando, in modo ancora più dirompente, la cecità strategica delle amministrazioni pubbliche incapaci di rendersi utili nel contribuire al miglioramento delle condizioni ambientali circostanti e che avrebbero dovuto invece, già da tempo, farsi carico del recupero di quel tratto di costa.

Articolo scritto da
Michelangelo Calì
mail to: michelngelo.cali@tin.it

Chi conosce quella parte della riviera Siciliana che va dal Lido Fondachello di Santa Flavia al bivio Casetta Bianca di Casteldaccia non può non aver notato, in modo desolatamente stabile, lo stato di abbandono e di incuria nel quale si trova uno dei tratti di costa più suggestivi della zona.

L’avventore avveduto, lo stesso che al contempo si stupisce per la bellezza del territorio, non può anche non osservare che con un investimento relativamente limitato le amministrazioni pubbliche periferiche, deputate alla cura ed allo sviluppo del territorio, avrebbero potuto favorire la crescita economica e paesaggistica di quel tratto di costa.

Tuttavia, malgrado le molteplici occasioni di sviluppo mancato facciano ormai desolatamente parte della storia recente a causa della incapacità delle amministrazioni pubbliche di esercitare un indispensabile ruolo espansivo, c’è l’iniziativa di un imprenditore, rispondente al nome di Giovanni Guttilla, noto nella zona per le sue doti di imprenditore nel settore della ristorazione, che crede nell’iniziativa individuale e nel ruolo sociale che devono svolgere le imprese.

L’imprenditore, sostenendo l’idea con fondi personali, si rende protagonista di una encomiabile azione di recupero urbano e paesaggistico, promuovendo il miglioramento di un tratto di costa marina mai così bello e curato.
E’ doveroso segnalare l’iniziativa all’attenzione pubblica per almeno tre buone ragioni.

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La prima perché la rivalorizzazione di quel tratto di costa realizza uno dei fini per i quali si creano le imprese, contribuire cioè all’aumento della ricchezza collettiva e del benessere sociale.

La seconda è che quel tratto di costa recuperato suscita nei singoli cittadini, visitatori nelle future giornate piene di sole e di luce, uno spirito di emulazione, innescando potenzialmente quel processo virtuoso che permette di migliorare ulteriormente i luoghi ben curati rispetto a quelli che tali non sono.

L’ultima ragione, non meno importante delle precedenti, è quella che ci fa constatare che in un contesto sociale in cui si ritiene che debba sempre essere il settore pubblico ad intervenire nella manutenzione dei luoghi e dove è facile constatare che l’iniziativa privata è spesso osteggiata, c’è ancora chi crede nella forza propulsiva del singolo individuo, riscoprendo la responsabilità e l’importanza del fatto che ognuno debba fare la sua parte, consentendo in modo determinante al miglioramento delle condizioni di vita del territorio e di chi lo abita.

Non si può, infine, non notare come con un investimento “relativamente” contenuto, l’imprenditore Guttilla ha dimostrato come sia possibile rendere più bello quel tratto di costa, restituendolo alla “fruizione” dei cittadini e con questo evidenziando, in modo ancora più dirompente, la cecità strategica delle amministrazioni pubbliche incapaci di rendersi utili nel contribuire al miglioramento delle condizioni ambientali circostanti e che avrebbero dovuto invece, già da tempo, farsi carico del recupero di quel tratto di costa.

Articolo scritto da
Michelangelo Calì
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