Attualità

"Avilla Stavilla", stavolta è il movimento Bagheria Benecomune che, con un gioco di parole, riprende una delle tante questioni aperte, e mai risolte, a Bagheria. 

Un'altra delle cose che, se realizzate, ci farebbe salire un pò in quella speciale e ideale graduatoria della qualità della vita, graduatoria in cui Bagheria non occupa certo i primi posti.

C'è una villa settecentesca, poi ristrutturata a mò di fortezza, nel tempo sede provinciale della Compagnia di Gesù, oggi, anzi ieri, una quindicina di anni fa, acquisita alla proprietà pubblica, la Provincia Regionale di Palermo.

Ci sono locali ampi, ariosi, e ben conservati che oggi, almeno in parte, ospitano il Liceo d'arte "Renato Guttuso". C'è poi un bellissimo e tipico giardino, uno degli ultimi "sui generis" in Sicilia, c'è chi dice addirittura l'ultimo, a corredo e servizio della villa.

Ci sarebbero le condizioni ideali per farne un vero giardino pubblico, anzi un piccolo parco urbano all'interno della città: la dimostrazione sta nel fatto che quando, se non ricordiamo male, nella primavera del 2002 l'allora sindaco Pino Fricano ne dispose l'apertura al pubblico nei fine settimana, l'evento, chè tale era, fu salutato con grande eentusiasmo.

Ma appena il tempo di salutare l'apertura del parco all'uso pubblico, che arrivò la disposizione di richiuderlo. Motivi di sicurezza, si disse, ma è solo questione di qualche settimana e si riapre, fu lo speranzoso messaggio di Fricano.

Bene, anzi male, malissimo.

Sono trascorsi dieci anni, e periodicamente qualcuno, e noi fra questi, si sveglia e si ricorda che abbiamo dentro la cinta urbana e invivibile, una piccola oasi di silenzio e natura.

Se ne ricordò il sindaco Biagio Sciortino, quando nel settembre del 2006, appena eletto anche lui, firmò con grande squilli di tromba e rulli di tamburi, una convenzione con l'allora presidente della Provincia, ci pare Francesco Musotto, per l'uso del giardino della villa.

Entro dicembre, ci fu garantito, il giardino della villa San Cataldo tornerà alla fruizione dei cittadini.

Siamo arrivati al dicembre del 2012, e siamo ancora qua.

Negli intervalli di disattenzione e silenzio, approfittando di qualche custode mezzo addormentato vandali e ladri hanno portato visi qualche decina dei grandi vasi di tufo.

Ce ne siamo ricordati anche noi periodicamente, sollecitando con articoli e predicozzi privati sindaci di Bagheria e consiglieri provinciali di maggioranza che si sono succeduti a Palazzo Comitini, da Sciortino  a Lo Meo , a Di Salvo e Lo Meo, a Lo Meo e Di Salvo

Risultato: le solite giustificazioni, e cioè: la messa in sicurezza costa, ci vuole un progetto, ci vuole il progettista, ci vogliono i soldi (pare 2.000.000 di euro), ci vuole il piano triennale, insomma siamo a dieci anni dall'apertura e immediata repentina chiusura, e poco è cambaito.

Periodicamente qualche associazione, qualche scuola organizza qualcosa, ottiene dei permessi parziali e sporadici, poi su villa San Cataldo torna a calare l'oblìo e il silenzio.

Stavolta a risollevare il problema è appunto Bagheria Benecomune: interviste a radio e tv, lenzuoli con scritte nonsense appesi alla recinzione, petizioni in rete, appelli ai responsabili che potrebbero fare veramente qualcosa.

E' vero ci sono problemi di muretti di recinzione cadenti  e "graste" pericolanti, però forse prima di fare passare anni per redigere il megaprogetto, si poteva trovare una via breve, insomma si poteva "addubbare", rimediare cioè una soluzione d'accomodo più rapida e meno costosa anche se non definitiva.

Sistemare e riaprire il giardino, magari transennando qualche vialetto a rischio, magari con la vigilanza aggiuntiva di volontari, magari solo il sabato e la domenica, magari solo il sabato o la domenica.

Magari, magari, magari!

 Speriamo bene. Intanto ci ritroviamo più vecchi di dieci anni e intenti a parlare sempre delle stesse cose, nella segreta e mai morta speranza che non sia tempo perso. 

 

 

Questa è  la storia di Nebbia, randagio di Bagheria, arrivato nel lontano 2002 ancora cucciolo. Bello, bianco, carattere buonissimo, amava la libertà e cosi' si era stabilito in via Mattarella, al condominio Quadrifoglio, da allora non se ne più andato, specialmente dopo avere incontrato l' amica della sua vita, Aurelia, un pastore tedesco.

Nebbia è stato uno dei primi cani di quartiere, prima contestato da alcuni inquilini ma poi con il suo buon carattere e con quello sguardo ammaliante è riuscito a farsi volere bene.

Mi piace sottolineare questa storia perchè l'amore che puo' nascere tra uomo e animale, che puo' esistere la convivenza pacifica con gli animali anche se non si amano e che non occorre avvelenarli solo perchè non si vogliono tra i piedi, mentre porti a spasso il tuo cane, come è successo nei giorni scorsi a Bagheria dove sono stati avvelenati tre cani.

La nostra associazione continua a fare denuncie di maltrattamento animali e spero che prima o poi qualcuno venga preso con le mani nel sacco e paghi le giuste conseguenze.

Un saluto speciale al nostro Nebbia che ci ha lasciato la scorsa settimana per vivere una nuova vita!

         Francesca Bellomo
    Delegata A.S.V.A.Bagheria

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Abbiamo capito ormai tutti che per la realizzazione della pista ciclabile abbiamo avuto un finanziamento quasi piovuto dal cielo, ed a caval donato, come si dice, non si guarda in bocca.

E’ anche vero che il rettifilo con gli alberi cresciuti su marciapiedi ristretti, non si prestava ad ospitare una pista ciclabile con le caratteristiche di quella che è stata poi effettivamente realizzata.

Però adesso che la pista è quasi del tutto completata, manca solo il box per il noleggio bici alla stazione ferroviaria; con molto buonsenso non si lasci cadere la questione, come se ormai non interessasse più nessuno.

Anche perchè da quando un paio di mesi fa tanti cittadini, e noi fra questi, sollevammo il problema niente è stato fatto, niente è cambiato.

Realisticamente si trovi una soluzione che contemperi la possibilità di fruire della pista per quelli che lo desiderino e di venire incontro alle esigenze dei residenti, chè in definitiva è questo il problema più grosso da risolvere.

L’unica soluzione che sembra anche la più praticabile è quella di consentire la sosta nelle ore diurne solo sulla corsia opposta a quella su cui si sviluppa la pista, e naturalmente facendo rispettare il divieto sul lato della pista.

Anche perché chi opera nel settore delle progettazioni pubbliche ha avuto modo di constatare anche che nell’inserimento dei requisiti e delle dotazioni di un comune nelle “griglie” che determinano le graduatorie per accedere a finanziamenti o altro, la pista ciclabile è una di quelle che dà immagine e soprattutto “punteggio”.

Per questo pensiamo che il sindaco, gli uffici tecnici assieme al nuovo assessore ai lavori pubblici quando si sarà insediato, affrontino al più presto questo nodo, dando,e qualunque essa sia, una risposta ai cittadini, ciclisti e non, senza far finta che il problema non esista, senza confidare sul fatto che la gente dimentichi o rimuova il problema.
 

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