Attualità

Alla Regione si sta lavorando in tutta fretta ad una serie di modifiche di diversi aspetti della legge elettorale che regola il voto amministrativo in Sicilia.

Si è partiti da una proposta che agisce  sulla preferenza di genere, alternanza uomo-donna, ma c'è la volontà di cambiare anche altri aspetti della legge, a partire dallo sbarramento per entrare in consiglio che verrebbe ridotto dal 5% al 4%, e all'introduzione della doppia scheda, una per il nome del sindaco e una per il partito. Cambierebbero anche le norme sui rimborsi.

In particolare, la norma sui rimborsi approvata oggi in commissione, come spiegano i parlamentari del Pdl Vincenzo Vinciullo e Salvo Pogliese rimedia ad un'anomalia che, spesso, ha determinato abusi a danno delle Amministrazioni comunali che dovevano rimborsare gli emolumenti dei consiglieri ai datori di lavoro. 

La nuova norma, in sintesi, prevede che: "i rimborsi sono dovuti esclusivamente ai dipendenti che risultano essere stati assunti in data antecedente all'avvenuta elezione. Il datore di lavoro dovrà allegare, alla prima richiesta di rimborso, le certificazioni attestanti la data di assunzione del consigliere elettò".

"Così - concludono Falcone e Vinciullo - si porrà finalmente la parola fine a tutti quegli abusi di quei soggetti che, dopo essere stati eletti, hanno instaurato rapporti lavorativi fittizi, costringendo le casse pubbliche a notevoli esborsi sino a costituire insopportabili degenerazioni".

Domenica alle 10.30 la SER.ECO. di concerto con l'Amministrazione ancora in piazza, ancora a sensibilizzare la gente sulla differenziata.

Se andiamo lontano nella memoria i primi tentativi di avviare a Bagheria la raccolta differenziata risalgono alla fine degli anni '80. Furono piazzati due tipi di raccoglitori: uno di plastica verde della capacità di un centocinquanta  litri ed un'altro di metallo e di maggiori dimensioni. 

Era il tempo della raccolta delle olive e i bagheresi pensarono bene che quei contenitori dal gradevole colore verde e particolarmente maneggevoli, anche perchè avevano due piccole ruote applicate alla base, erano l'ideale per essere riempiti di olive e trasportati.

Per farla breve  nel giro di una settimana sparirono completamente i bidoni più piccoli e manischi come si dice in dialetto, nel giro di un mese quelli più grandi che per essere trasportati richiedevano un mezzo più adeguato: naufragò così, con il furto di centinaia di bidoni all'uopo destinati, il primo esperimento di differenziata.

Poi venne il Coinres, e le cose malgrado fossero passati una quindicina di anni dal primo tentativo le cose andarono peggio. Ora si vivacchia.

Però mai dire mai.

Ora la ditta SERECO srl, titolare dell’oasi ecologica in Santa Flavia, nell’ambito della promozione presso il Comune di Bagheria di un “progetto finanza per i servizi” per la sostenibilità e l’incremento della raccolta differenziata, in collaborazione con l’Amministrazione Bagherese danno luogo alla manifestazione di: Ciclo e Ri-cicla, per dare una spinta, si spera stavolta decisiva, alla raccolta differenziata.

L’iniziativa, nell’ambito dell’azione di sensibilizzazione dei cittadini alla raccolta differenziata viene condivisa dal Sindaco, Vincenzo Lo Meo e dall’Assessore ai Lavori pubblici, Francesco Greco.

Pertanto in sinergìa la SER.ECO e l’Ammnisistrazione Comunale danno appuntamento alla cittadinanza per Domenica 24 MARZO 2013 alle ore 10 e 30, presso il Corso Umberto, altezza di Piazza Butifar, per dare una pedalata al Ciclo ed una mano alla Raccolta differenziata.

I cittadini che desiderano partecipare all’iniziativa possono portate il loro rifiuto differenziato, che la ditta SER.ECO provvederà a prelevare.

La SERECO metterà a disposizione della cittadinanza delle biciclette da passeggio per chi desidera fare una passeggiata in bici lungo il Corso Umberto.

Fussi chi fussi la volta bona!
 

Oggi giornata di Primavera, di rinascita, a pochi giorni dalla festa del patrono della nostra città, si celebra la Giornata della memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie.

La rinascita e l'identità, un connubio importante, due pilastri fondamentali del nostro essere comunità. Ma entrambe possono esistere e coesistere grazie alla memoria. L'identità si fonda sulla memoria, sulla riconoscibilità di ciò che è stato. Storie dentro la Storia, storie che diventano Storia.

Ma spesso, lo dobbiamo ammettere, la nostra memoria è davvero corta, perché essa, in effetti, ci interroga, ci giudica, ci scuote la coscienza.

Chi ricorda, chi fa memoria non vive poi così serenamente, perché si sente chiamato in causa, perché si innesca quell'idea di corresponsabilità che poi non è così frequente, ancora peggio quando questa memoria non è legata alle tradizioni, agli affetti di famiglia, ai culti religiosi, ma a persone, a storie, a vite, annientate, distrutte da un potere forte e violento che ha trovato terreno fertile nei nostri silenzi, nella collusione del mondo politico, della finanza, e spesso, ahimè, anche in quello religioso.

Le mafie e i mafiosi hanno negato al nostro territorio la sua identità, hanno svuotato spesso le coscienze di quella speranza nella rinascita. Eppure, i mafiosi erano e sono pochi dinnanzi alla città, ma nonostante tutto abbiamo vissuto, noi molti, tanti, in balia, di quei pochi che però hanno avuto il potere di vita e di morte sui molti.

La memoria è fondamentale, necessaria per la rinascita, la memoria di quelle vite uccise, di quelle famiglie distrutte dal dolore, dalla paura, dall'abbandono di uno Stato che invece di tutelare le vittime ha forse contrattato con i carnefici. Tanti i nomi caduti nel dimenticatoi, giudici, giornalisti, figure istituzionali, sindacalisti, imprenditori, medici, preti, gente comune uccisa per caso, bambini, donne -perché sia chiaro a tutti i mafiosi hanno ucciso chiunque senza distinzione di età, di sesso o di religione - tanti vittima del racket e dell'usura, tanti i giovani uccisi dalla droga, tante le donne rese schiave da un commercio di corpi molto redditizio. Tutto ciò accadeva e accade davanti i nostri occhi, non possiamo dire, come avvenne per lo sterminio degli ebrei, non sapevamo, perchè è quasi impossibile non sapere, è solo una giustificazione che ci mette un po' in pace con la nostra coscienza.

La memoria, è chiaro, non è solo un mero e sterile ricordo di nomi, di volti, né celebrarsi nelle manifestazioni di piazza, nei cortei, ma deve essere incarnata nelle vita di ciascuno, deve fare parte della nostra identità di cittadini, di credenti e non, deve realizzarsi nell'azione quotidiana del presente e nella prospettiva del futuro. E' la memoria che lega il presente con il futuro, è la memoria che unisce le generazioni, che ci fa diventare comunità e non branco.

La memoria ci invita però a credere nella rinascita, a vivere e operare nella rinascita, o come dicono i cristiani, nella Resurrezione. Oggi giornata di Primavera, tempo di rinascita, tempo di Resurrezione, tempo di identità e di memoria. Dobbiamo avere la certezza della rinascita, dobbiamo costruire la rinascita e sperare che dopo ogni condizione di morte c'è sempre la possibilità di ri-vivere. Uniti nella memoria e consapevoli che non possiamo delegare ad altri, auguriamoci di essere protagonisti del nostro presente.

Emanuele Tornatore 

Una cerimonia semplice e scarna ma particolarmente toccante stamane nell'atrio della scuola primaria 'G.Cirincione': centinaia di bambini leggono tutti i nomi, un elenco lunghissimo, dei morti per mano di mafia.

Nient'altro, ma è già tantissimo, quei bambini che si alternano chi con la voce più decisa chi con voce meno  sicura a leggere a voce alta, quelle centinaia di nomi.

Inizia la dirigente Vittoria Casa, seguita da piccoli, insegnanti e genitori.

Tanti di quei nomi sono sconosciuti o quasi dimenticati, ogni tanto affiorano nel triste rosario i nomi delle vittime più note o più recenti.

Si comincia  da Emanuele Notarbartolo, la prima vittima eccellente della mafia ucciso in treno tra Termini Imerese e Trabia, e via via al primo e secondo dopoguerra ai sindacalisti uccisi per avere guidato le lotte dei braccianti per la terra e il lavoro, Bernardino Verro a Corleone  e Turiddu Canevale a Sciara, nomi simbolo di questa battaglia, ma anche Salvatore Raia a Casteldaccia, Li Puma a Petralia ed il bagherese Giacinto Puleo.

Per arrivare ai giorni nostri, ai giornalisti Fava e Francese, ai rappresentanti delle forze dellì'ordine, Ievolella, Basile, Montana, Cassarà, Giuliano,  dei magistrati, Scaglione, Costa, Terranova, sino a Falcone e Borsellino, della politica Reina, Mattarella, La Torre.

Ed il sacrificio piccolo Di Matteo a non far dimenticare l'atrocità di cosa nostra che ha torturato per mesi un bambino innocente per perseguire i suoi ignobili fini.

Una cerimonia semplice, fatta con niente, solo con un consapevole impegno e dedizione delle maestre ma che lascerà senz'altro un segno nel patrimonio di sapere di conoscenze dei bambini.

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