Nel corso dell’ultimo weekend, in occasione del “ponte dell’Immacolata”, 88 pattuglie del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Palermo per un complesso di 194 finanzieri, hanno portato a termine una vasta operazione di controllo economico del territorio, con il primario obiettivo di tutelare il mercato legale e quindi gli operatori regolari e rispettosi delle norme dalla concorrenza sleale esercitata dagli abusivi e da coloro che non rispettano gli obblighi fiscali.
Nel complesso i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria e del Gruppo di Palermo, delle Compagnie di Partinico, Termini Imerese e Bagheria, delle Tenenze di Corleone, Lercara Friddi, Petralia Soprana e Cefalù e della Brigata di Carini hanno controllato, pure in presenza delle avverse condizioni di tempo che hanno caratterizzato lo scorso fine settimana, 218 attività commerciali, contestando sanzioni nel complesso sino a circa 730.000 euro.
Tutti gli interventi sono stati effettuati in maniera “mirata”, vale a dire verso obiettivi selezionati in base ad una preliminare analisi di rischio sviluppata dalla Fiamme Gialle, principalmente attraverso le banche dati a disposizione.
Per quanto riguarda le verifiche sul rispetto dell’obbligo di rilascio di scontrini e ricevute fiscali, 194 sono state le attività controllate, con il riscontro di irregolarità – fra mancata consegna del documento fiscale al cliente e omessa installazione del misuratore fiscale – nei riguardi di 79 operatori, con una percentuale di violazioni di circa il 45%, ancorché in determinate aree della provincia si sono toccate punte intorno al 90%.
Questi in dettaglio i dati sulle attività controllate e le violazioni constatate: 53 fra bar, pub, pasticcerie e gelaterie, con 13 esercizi verbalizzati di cui 3 casi di mancata installazione del misuratore fiscale (25%); 47 ristoranti e pizzerie, con la scoperta di 18 casi di mancata emissione, 2 casi di mancata installazione del misuratore fiscale ed 1 caso di mancata richiesta intervento tecnico (45%); 37 fra negozi di abbigliamento, profumerie, articoli da regalo e casalinghi, con 12 casi di mancate emissioni ed 1 caso di mancata richiesta intervento tecnico (35%); 32 esercizi di vendita di prodotti alimentari (fra panifici, macellerie, pescherie, ecc.), con mancate emissioni di scontrino in 14 casi ed 1 caso di mancata installazione (47%); 7 fiorai, con 4 irregolarità riscontrate (57%); 16 attività di altro genere, con 9 verbali elevati per varie irregolarità riscontrate (56%).
Per il contrasto al lavoro nero, sono stati controllati altri 24 esercizi (3 pasticcerie, 11 ristoranti, pizzerie, agriturismo, 4 negozi di abbigliamento e calzature, 1 panificio e 5 attività di vario genere), con la scoperta di 3 lavoratori irregolari e 51 completamente in nero.
Tra questi spiccano i casi scoperti a Palermo dal Nucleo di Polizia Tributaria presso un panificio dove tutti gli 11 lavoratori erano “impiegati” completamente in nero, senza alcuna garanzia previdenziale e contributiva, nonché presso una pasticceria dove sono stati scoperti altri 9 lavoratori in “nero” e presso una enoteca della “movida” palermitana sita nel centro storico della città dove tutti i 7 dipendenti sono risultati “in nero”.
Per questi esercizi, oltre alle sanzioni amministrative previste, verrà avanzata la proposta di sospensione della licenza ai competenti Uffici del Lavoro avendo impiegato oltre il 20% del totale dei propri dipendenti in nero.
Nel corso del piano di controllo economico del territorio, i baschi verdi del Gruppo Pronto Impiego di Palermo hanno contestualmente svolto una serie d’interventi contro la vendita di prodotti contraffatti e pericolosi, nelle zone del centro storico palermitano maggiormente interessate dal fenomeno, che ha portato al sequestro di 365 cd e dvd contraffatti.
In tale contesto, la Compagnia di Termini Imerese, nell’ambito dei controlli condotti sul proprio territorio ha sequestrato 1.183 prodotti di presumibile provenienza cinese tra giocattoli, materiale elettrico e cosmetici, tutti privi delle informazioni in lingua italiana sui materiali e sui processi di fabbricazione. La marcatura di sicurezza «CE» apposta sulle confezioni, era stata volutamente camuffata dietro le iniziali della sigla «China Export» ed i cosmetici non recavano nemmeno la data di scadenza.
Fonte Ufficio Stampa Guardia di Finanza