Dal prossimo 14 Aprile, nelle sale cinematografiche approda “Il bambino di Vetro”, opera del regista Federico Cruciani prodotta da Paolo Maria Spina con il sostegno della Regione Sicilia.
Narra una storia della nostra difficile isola, rendendo decisiva la prova degli attori coinvolti, protagonisti di dialoghi in dialetto siciliano, come tutto il film del resto, di grande intensità e crudo realismo. La storia prende forma in modo naturale attraverso gli occhi del suo protagonista, Giovanni Vetro, un bambino di dieci anni che vuole tanto bene a suo papà Vincenzo.
La sua vita si svolge nella routine di un ragazzino che frequenta le elementari in una scuola di quartiere, in quella zona della città di Palermo che gli è toccata in sorte; lui è un bambino dolce, saggio e responsabile molto più dei suoi coetanei, con i quali condivide comunque i piccoli segreti tipici dell’infanzia, quando i bambini, come i grandi, possono essere un giorno amici e uno no. Ed è bello rifugiarsi poi nell’intimità della famiglia seduta la sera tavola, quando papà fa le battute e mamma ride, e tutto il rancore di una piccola sconfitta quotidiana viene inghiottito in quel piacevole fragore.
Giovanni sa che suo padre ha bisogno di lavorare molto: lavora al mercato del pesce e fa anche tante commissioni a Palermo e dintorni, quasi sempre lui gli fa compagnia, sebbene non sia molto divertente stare in macchina ad aspettarlo dove intorno non c’è nessuno... Nemmeno alla mamma piacciono queste consegne, tant’è che si arrabbia e comincia a litigare con papà che poi le urla che è pazza, e vanno a nascondersi per discutere.
Ed il grigio che avvolge la città di mare in un’invernale fotografia d’autore di una Palermo priva di artifici, priva di veli, cruda e bellissima nella sua straziante verità, è anche il grigio business di mafia che coinvolge la famiglia Vetro, o meglio, Vincenzo. Il papà infatti, prende ordini dalla cosca a cui fa riferimento pure suo cognato Tommaso, con il quale intreccia, oltre che loschi guadagni, anche altri delicati segreti.
Ispirato al romanzo “Figlio di vetro” di Giacomo Cacciatore, la sceneggiatura è creata da Paolo Pintacuda, Josella Porto, FEderico Cruciani e lo stesso Cacciatore, un linguaggio che fa da sottofondo spontaneo, duro e delicato insieme, a questo film siciliano, dal cast siciliano, in cui spiccano la bravura del giovanissimo Vincenzo Ragusa nel ruolo del protagonista e l’iconica espressività dell’attrice catanese Chiara Muscato, perfetta nei panni della coraggiosa e sofferente Maria.
Una storia schietta, così come i suoi personaggi, con quei visi veri e a tratti molto poetici nell’ottima fotografia di Duccio Cimatti.
Marina Galioto