La bagherese La Mantia al Festival della letteratura di Milano con il docufilm La memoria che resta

La bagherese La Mantia al Festival della letteratura di Milano con il docufilm La memoria che resta

spettacolo
Typography

Lo scorso 10 giugno  Francesca La Mantia, giovane regista e docente di origine bagherese, ha presentato al Festival della Letteratura di Milano il suo primo lungometraggio 'La memoria che resta'; una siciliana insomma che ha raccontato il Fascismo e la Resistenza ai milanesi.

L'anteprima del docufilm ha inaugurato il ciclo di giornate dedicate alla difesa dei diritti inalienabili dell'uomo, dirittiStorti, promossa dalle case editrici indipendenti presso la biblioteca Chiesa Rossa.

Il docufilm promosso in collaborazione con le ANPI milanesi, ANED, CGIL, FLC e Fondazione Franceschi, racconta come Milano ha vissuto la nascita del fascimo, la sua evoluzione, l'8 settembre, gli scioperi, la deportazione operaia, i bombardamenti americani, la Resistenza armata, ma soprattutto la Resistenza civile e intellettuale operata da grandi della letteratura come Quasimodo, Vittorini e Gatto.

La giovane regista bagherese, che ha avuto assegnato un riconoscimento pe run spot sull'Expo, che rileggeva in chiave moderna, alcuni dei più grandi capolavori dell'arte pittorica presenti nei Musei di Milano, dopo due anni di studi e ricerche, dà volto, tramite 30 interviste inedite, ai nomi scolpiti su quelle centinaia di lapidi che hanno attirato la sua attenzione una volta arrivata a Milano.

In una Milano, città Medaglia d'oro della Resistenza, che sembra aver dimenticato, come tutto il Paese del resto, i valori della Costituzione, davanti alla rinascita di partiti di estrema destra come Casa Pound e Forza Nuova, che hanno preso piede in molte scuole del Nord, davanti a cori di ragazzi che di fronte ad un vuoto morale e politico inneggiano alla guerra e alla xenofobia, ecco che Francesca La Mantia dà voce a quelle lapidi, ormai impolverate ma presenti ad ogni angolo della città.

Le voci che la regista sceglie, non sono politiche nè retoriche, esse, rotte dall'emozione e dal peso degli anni, sono quelle degli ultimi sopravvissuti che hanno ancora la forza di raccontare alle nuove generazioni il fascismo e la guerra, affinchè non si dimentichino i valori come la pace e la libertà dell'individuo che molte volte oggi vengono dati non solo per scontato ma anche oltreggiati.

Le testimonianze dirette di protagonisti di quel periodo sono quelle di personaggi del calibro dello scrittore Franco Loi, del musicologo Luigi Pestalozza, del giornalista Libero Traversa, di Don Fono e di Sergio Violante, ma soprattutto di molte donne forti che con la loro bicicletta hanno corso più velocemente delle migliatrici tedesche come Dina Croci, la giornalista Laura Wronowska, la psichiatra Claudia Ruggierini che con Vittorini si barricò al Corriere della Sera all'alba del 25 aprile e tanti altri non così noti ma che hanno dato un contributo fondamentale al processo di Liberazione.

Quest'anno sono passati 70 anni dalla Liberazione e loro voci sono ancora più forti dell'eco del tempo trascorso e davanti alla telecamera e ai luoghi fulcro della guerra, sopra i quali ormai brillano le luci dei negozi, raccontano le storie che hanno fatto la STORIA. Non solo la loro, ma anche quella di Sergio, lettore di Shelley durante la prigionia, quella Edio, di Lia, di tutti i deportati che mai tornarono e dei quali i figli hanno scoperto solo qualche anno fa la vera vicenda.

Il docufilm che verrà diffuso in tutte le scuole di Milano e provincia a partire dal 1 ottobre e diffuso su web a livello internazionale grazie ai sottotitoli in lingua inglese, non solo ricostruisce dando voce alle pietre, le tappe della Resistenza, ma anche il percorso fatto dai deportati operai di Sesto San Giovanni durante la marcia della morte diretti a Mauthausen.

Inoltre la regista è andata sulle tracce di quei pochissimi bambini, allora di 6 anni, che scamparono alla distruzione della loro scuola elementare bombardata per sbaglio dagli anglo-americani nell'ottobre del 1944 per far comprendere alle nuove generazioni la tragedia della guerra in casa.

Quest'anno Milano è la città dell'Expo, del futuro sostenibile, ma che futuro può esistere senza memoria? Ecco perchè Francesca La Mantia ha affrontato questo lavoro, affinchè attravero le emozioni trasmesse da queste voci, ormai le ultime, le nuove generazioni non diventino vittime del qualunquismo, del revisionismo storico e dell'oblio che lascia spazio al sonno delle coscienze e alla vittoria della violenza.

La troupe che ha lavorato e supportato la giovane regista è formata da siciliani professinisti come Corrado Lannino, Ilenia Bartolone, Antonio Giua, oltre che da Lavinia Nocelli e Matteo Cavalletto. Le musiche orginali sono del bagherese Francesco Maria Martorana.