Adesso tutti, politici, cittadini, stiamo a chiederci come è potuto accadere il miracolo: che nel giro di appena quattro, cinque anni sono raddoppiate le tariffe per la raccolta rifiuti,
è stato raddoppiato il personale, sono stati gonfiati gli uffici di impiegati e impiegate, sono stati prodotti una ventina di milioni di Euro di debiti, e la spazzatura lasciata per le strade... è anch’essa raddoppiata?
Il contratto di servizio che Coinres ha stipulato con i comuni viene di fatto disatteso: i cassonetti dovrebbero essere lavati ogni settimana, le strade spazzate e la spazzatura raccolta quotidianamente. Invece ogni due, tre mesi, arriva quella che chiamiamo emergenza, ma che in realtà è diventata la normalità: sacchetti di rifiuti che fuoriescono dai cassonetti, dilagano su marciapiedi e sedi stradali, danno vita a composizioni quasi artistiche, “installazioni” si chiamano adesso, sempre nuove ed originali: a fungo, a cappello, a montagna, a distesa, ecc…
E non solo, dopo qualche giorno di sciopero, le vie in cui dovrebbe essere effettuata la raccolta che con molto humor viene definita “ porta a porta”, sono ridotte peggio delle periferie di qualche capitale del Centro Africa; perché, credeteci, a Tunisi le scene che si vedono da noi non esistono.
Certo, va anche detto, anche noi un piccolo contributo lo diamo: sacchetti di immondizia buttati a tutte le ore, sistemati sui tettucci delle auto, agganciati ai cofani, lanciati al volo con grande (o scarsa) classe e maestria attraverso i finestrini delle auto dentro i cassonetti, evasione dell’imposta per la raccolta. Però il nostro comportamento non può giustificare il disastro a cui assistiamo giorno dopo giorno.
Non è nuovo, questo problema dei rifiuti a Bagheria e nel sud d’Italia.
Già qualche secolo fa i viaggiatori che venivano in Sicilia, restavano colpiti dalla sporcizia delle nostre strade.
A Milano e al Nord la raccolta, con almeno cinque cassonetti per la differenziata avviene dentro i condomini, le strade vengono lavate ogni settimana, chiunque sia il sindaco di centrodestra o di centrosinistra: perché la civiltà non ha partito.
A Bagheria negli anni ’50 la raccolta veniva effettuata da una ditta privata, e le cose andavano così così; ai primi degli anni ’60 con il mito delle nazionalizzazioni (Enel e quant’altro) passò in gestione diretta al Comune, e le cose andarono subito peggio.
Assunzioni clientelari: laureati e diplomati, ragionieri, geometri avvocati, assunti come “netturbini”, come si chiamavano allora, che naturalmente una volta assunti andavano ad occupare i ruoli di loro competenza, facendo venir meno il numero di addetti alla raccolta.
Fenomeni di malcostume, quali consumi anomali di carburante dei mezzi, acquisto di “erica scoparia” in quantità industriali, imboscati, facevano lievitare i costi del servizio, senza che ne guadagnasse la qualità.
Poi qualche anno fa, finalmente, quella paroletta magica e misteriosa: il consorzio, il C.O.I.N.R.E.S!!!
Mannaggia! come mai non ci avevamo pensato prima, a coniugare la proprietà pubblica e l’efficienza di una gestione privatistica e industriale?
C’era voluto tempo, però c’eravamo arrivati: avremmo avuto città pulite, discariche controllate, raccolta differenziata.
Sembrava l’uovo di Colombo, managerialità privata e proprietà pubblica: nel giro di qualche anno il risultato è quello ricordato in premessa.
Consigli di amministrazione pletorici e costosi, manager fai da te, assunzioni a gò gò, debiti stratosferici, e lo sfascio più completo.
Ora potremmo farvi l’elenco delle lettere, delle ingiunzioni, delle diffide, incrociatesi in questi anni e in questi ultimi giorni soprattutto, tra i Comuni, il C.O.I.N.R.E.S., l’Agenzia acqua e rifiuti, l’AMIA e la Prefettura.
Non servirebbe a nulla.
Avremmo di fronte l’eterna pratica dello sport più diffuso e amato dai politici italiani, che non è, badate bene, il calcio, ma è quello del rimpallo delle responsabilità.
Avremmo avuto un’ultima ancora di salvezza, volendolo: il 13 e il 14 di Aprile si va a votare per le elezioni politiche e regionali, ed eravamo tentati di dirvi: mandiamo a casa Cuffaro, Miccichè, e soci che hanno ridotto la Sicilia in questo stato; cambiamo classe dirigente.
Ma ripensando a quello che è successo a Napoli e in Campania con Iervolino e Bassolino sul tema dei rifiuti, ci vergogniamo a dirlo.
Però il voto è, malgrado tutto, l’ultima e l’unica arma che ci rimane.
Usiamola bene.