E' una delle grandi opere incompiute di Bagheria: l'area per le attività artigianali e industriali pensata alla metà degli anni 70', che avrebbe dovuto rappresentare una concreta risposta alla crisi già conclamata del settore agrumicolo ed una opportunità per le centinaia di imprese di bravi e intraprendenti artigiani bagheresi di avere aree dove crescere e svilupparsi per potere affrontare le sfide dei mercati globali.
Il progetto incontrò sin dll'inizio i primi problemi con gli innumerevoli ricorsi agli espropri da parte dei proprietari dei terreni, tanto che per quasi trenta anni la materia fu dimenticata, fino alla sindacatura di Biagio Sciortino con Gino Di Stefano assessore, con l'approvazione di uno stralcio delle aree P.I.P. che riuscì a fare partire finalmente i lavori , che s fermarono nuovamente poco dopo.
Adesso arriva la revoca del finanziamento da parte del Minitsero per lo sviluppo economico pari a 4,3 milioni di euro, cifra che se il Comune fosse costretto a restituire, potrebbe mettere ancora una volta in seria crisi i conti dell'ente, con un possibile nuovo dssesto finanziario.
Stamattina in una conferenza stampa il sindaco Filippo Tripoli reduce dall'avventura in terra cinese e dell'assessore Brigida Alaimo hanno spiegato le mosse che l'amministrazione ha intrpreso e intende intraprendere per tutelare il Comune in questa delicata vicenda.
A prendere per primo la parola, il sindaco Filippo Maria Tripoli: «Già in campagna elettorale avevamo appurato che c’era una richiesta di revoca del finanziamento, adesso, dopo che abbiamo compreso tutti i passaggi e come è andata, abbiamo deciso di spiegarlo ai cittadini» – dice il primo cittadino.
«Sin dal nostro insediamento abbiamo convocato,da subito, dei tavoli operativi con i funzionari comunali al fine, non solo di comprendere cosa non aveva funzionato ma verificare anche eventuali responsabilità» – aggiunge il sindaco che sottolinea le difficoltà iniziali a reperire tutto il documento completo della progettazione PIP per il cambio e le rotazioni del personale.
«Non appena siamo riusciti a ricostruire l’intera faccenda, abbiamo cercato un’interlocuzione con Roma e siamo stati nella sede decentrata del Ministero dello Sviluppo economico a Palermo. Richiesto un altro incontro con il Ministero ci è stato risposto che oramai era stato avviato il procedimento di revoca» – aggiunge Tripoli.
«Abbiamo chiesto non la revoca del procedimento ma una sospensione della revoca perché volevamo dimostrare come, da maggio che ci siamo insediati sino al prossimo dicembre, avremmo potuto compiere dei passi in avanti verso la regolarizzazione. Anche la sospensione» – dice il sindaco – «non ci è stata accordata e per questo abbiamo deciso di ricorrere sia mediante l’ufficio legale comunale con l’avvocato Claudio Trovato che con un supporto esterno mediante l’avvocato PierCarmelo Russo».
« E’ chiaro» – conclude il primo cittadino –«che in questa vicenda andremo fino in fondo, stiamo raccogliendo tutta la documentazione che invieremo alla Procura, presupponiamo che ci siano state delle inefficienze da parte del Comune: è giusto che si faccia luce su questa vicenda e che si accertino le probabili responsabilità, perché ritornare 4 milioni e 3 al ministero creerà gravi problemi alla predisposizione del bilancio».
Ad entrare nel merito tecnico l’assessore Alaimo: «dal Ministero sono state erogate due tranche dell’intero importo: una nel maggio del 2010, di circa 470 mila euro, ed un’altra nel settembre del 2010 di circa 3 milioni e 7, tutti spesi – spiega l’assessore -« il ministero dello Sviluppo Economico a seguito del finanziamento, ha inviato due richieste di chiarimento, per comprendere a che punto erano le pratiche e i lavori (note prot. 11487 del 9 febbraio 2016 e n. prot. 40467 5 maggio 2017). Tali richieste sono rimaste inesitate – sottolinea l’assessore Alaimo.
Ufficio stampa comune di Bagheria
Ne giugno del 2017, il Comune, ulteriormente sollecitato risponde con delle spiegazioni plausibili legate all’approvazione del nuovo PRG (piano regolatore generale).
Il 17 ottobre 2017 il Ministero allerta il soggetto responsabile, Metropoli Est, affinché si attivi per informare lo stesso ministero. A sua volta Metropoli Est pare avrebbe comunicato al Ministero che, nonostante le richieste di chiarimento inviate al Comune, nulla era pervenuto al consorzio e dunque al ministero. E da lì sembra si sia attivato il procedimento di revoca del finanziamento.
«Il Comune, soggetto attuatore, il 22 febbraio 2019, risponde al Ministero» – riferisce Alaimo – «la risposta non viene ritenuta soddisfacente, pertanto il Ministero si attiva inviando gli atti alla Corte dei Conti, alle procure di competenze e alle autorità giudiziarie. Il 29 maggio 2019 si avvia dunque il procedimento di revoca del PIP Monaco. Era il periodo in cui ci eravamo appena insediati – sottolinea l’assessore – e come detto dal sindaco, ci attiviamo subito con i tavoli tecnici e l’invio di tre memorie difensive».
Nonostante i vari tentativi di interloquire con il Ministero da parte dell’amministrazione comunale, il 31 luglio viene notificato il provvedimento definito di revoca. Il Comune pertanto avvia l’attività difensiva con i due avvocati.
«Noi siamo organi politici e non esprimiamo nessun tipo di giudizio giuridico in capo alle responsabilità di terzi potremmo valutare solo l’operato politico» – concludono il sindaco Tripoli e l’assessore Alaimo – ma dobbiamo far luce, abbiamo incaricato l’organo di legittimità del Comune, il segretario comunale, di valutare un ulteriore invio di atti alla Procura della Repubblica e alla Corte dei conti, cosa che riteniamo doverosa nei confronti dei cittadini e della città».