Patrizio Cinque , l'abusivismo e Bagheria ( 1 Parte) - di Angelo Gargano - Video

Patrizio Cinque , l'abusivismo e Bagheria ( 1 Parte) - di Angelo Gargano - Video

Politica
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Sotto il termine 'abusivismo' siamo soliti affastellare quei fenomeni di caos, disordine, illegalità e arbitrio edificatorio che hanno contrassegnato lo sviluppo edilizio  di Bagheria per un trentennio, ed esattamente dal 1960 al 1990.

 

Con questo termine onnicomprensivo vengono però indicati fenomeni diversi tra loro per il periodo in cui accaddero, per le specifiche caratteristiche che all'epoca hanno assunto e per le motivazioni da cui ebbero origine.

Per questo non è superfluo rileggere questo trentennio, sforzandosi di sottrarlo alle emotività della cronaca e di consegnarlo ove possibile al rigore della storia.

IL  SACCO  DI  BAGHERIA

Il primo 'abusivismo' si può più o meno collocare nel periodo che va dal 1960 al 1966, e per capire cosa fu occorre riandare alle condizioni economico-sociali dell'Italia, e di converso di Bagheria, del tempo.

Siamo in piena epoca del cosiddetto 'boom' o 'miracolo economico': l'Italia sta crescendo tumultuosamente, la ricchezza si accumula, e Bagheria a modo suo ne è l'esempio: in quegli anni il prezzo pagato ai coltivatori per i verdelli si attestò intorno alle 200 lire al chilo, ed un solo paniere di limoni ( cnque-sei chili) consentiva di 'pagare la giornata' ai braccianti che allora era di 1.200 lire per otto ore lavorative. 

Bagheria cresceva tumultuosamente di popolazione, produceva tanta ricchezza, non bisogna dimenticare l'indotto dell'economia grumicola, avevamo Buttitta e Guttuso, i cui nomi si affermavano nel mondo, c'era un Circolo di cultura dal quale uscirono decine di docenti universitari e grandi artisti, uno per tutti il fotografo Ferdinando Scianna.

C'è un paese pieno di fiducia e ottimismo nel futuro, l'economia agricola che tira, viene rilanciata l'intuizione già coltivata agli inizi del secolo di un porto a Aspra, villa Palagonia viene visitata da tanti turisti e grandi artisti, ed uno di questi Salvador Dalì, si disse che volesse adirittura comprarla.

  Dipinte in queste rive/ son dell’umana gente/ le magnifiche sorti e progressive, tanto per fare una citazione; è questo il clima che si respirava a quel tempo.

Si amplia la fascia medio-borghese, si cominciano a diffondere, oltre alle auto, le abitudini della middle class, le ferie, la pizza il sabato, la casa in condominio.

Ed è sfruttando questo disperato bisogno di case e questa enorme disponibilità economica che si consuma il primo 'sacco edilizio' di Bagheria; almeno una ventina di palazzoni, in strade strettissime accatastati l'uno sull'altro,ecc....senza posteggi, senza luce, senza aria.

In pratica quello che oggi si chiama il quartiere Caravella, 400-500 appartamenti che sorgono per gran parte tra le vie De Gasperi, Spuches, Papa Giovanni e D'Amico, Tommaseo e D'Azeglio.

Nel 1966, un gruppo i consiglieri civici di grandi qualità etiche e professionali e citiamo per tutti i dottori Pietro Belvedere, Masino Di Leonardo, Pietro Lo Cascio, l'avv. Aurelio D'Amico ed altri di cui al momento ci sfugge il nome, assieme agli undici consiglieri del partito comunista eleggono sindaco un comunista, il docente universitario Peppino Russo e votano subito dopo la formazione di una commissione d'inchiesta sugli scempi perpetrati in quegli anni sul territorio.

Presidente della commissione d'inchiesta è l'on. Giuseppe Speciale, comunista, assessore all'urbanistica è Antonio Martorana. comunista, l'anima e il motore della commissione è Vincenzo Drago, comunista, segretario della commissione Pietro Lo Cascio, indipendente.

Dei risultati dei lavori della Commissione ne parlerà, anche se in maniera sommaria e imprecisa, Dacia Maraini nel suo libro Bagheria, il che scatenerà una dura polemica tra il PDS e la scrittrice, successivamente ricomposta.

Vengono esaminate e passate al setaccio le licenze rilasciate sin dal 1960 e si scoprono nefandezze inenarrabili che andranno a confluire nella relazione finale della Commissione che sarà approvata dal consiglio comunale ed inviata alla Magistratura; ma dopo appena tre mesi la giunta Russo viene fatta fuori.

Ma quella relazione farà la sua strada: nel 1968 verranno rinviati a giudizio una quindicina di persone tre ex sindaci, assessori all'urbanistica, funzionari comunali, proprietari di aree e costruttori:  il rinvio era stato richiesto dal giudice istruttore Rocco Chinnici, che, ironia della sorte qualche settimana prima dell'attentato del 29 luglio 1983 di via Pipitone Federico che lo portò via assieme alla scorta e al portiere dello stabile dove abitava, aveva partecipato proprio a Bagheria ad un convegno antimafia ed aveva ricordato quella sua esperienza professionale risalente a circa vent'anni prima.

Al processo le sentenze furono di condanna ma, grazie soprattutto al sistema delle  prescrizioni,  le conseguenze per gli imputati furono lievi.

Quando nel novembre del 1968 si tornò al voto amministrativo dopo un periodo di commissariamento, il Partito comunista, nella speranza di trarre giovamento politico da quella straordinaria battaglia di legalità, affisse un grande pannello 3 x 6, dipinto dai fratelli Ducato che fu sistemato all'angolo di piazza Madrice, tra corso Butera e corso Umberto.

Vi era raffigurato il classico speculatore panzuto dal cui taschino della giacca fuoriuscivano rivoli di dollari, ed alle spalle la classe operaia rappresentata dall'omino con la classica tuta da lavoro che si preparava a dare una martellata in testa allo speculatore, con la scritta 'Diamo un colpo in testa alla speculazione edilizia'.

Il colpo in testa, elettoralmente parlando, lo prendemmo noi del partito comunista scendendo da undici ad otto consiglieri ( allora il consiglio comunale era formato da 40 consiglieri.

La lettura politica di quel voto che impegnò a lungo il partito non fu univoca e suscitò un ampio dibattito, ma mise le premesse per delle scelte che non sarebbero state paganti neanche nel futuro.

 31  AGOSTO  1968: LA  NOTTE  DEI  LUNGHI  COLTELLI

Ma la tensione sul mercato abitativo era sempre altissima, i quartieri popolari di Bagheria erano sovraffollati, in case piccole e inadeguate abitavano migliaia e migliaia di persone, per cui  quella prima indagine non fu sufficiente a raffreddare la speculazione, che ebbe un altro momento di gloria.

Nel 1968 il ministro dei Lavori Pubblici, il socialista Giacomo Mancini emanò una legge, passata poi sotto il suo nome che vietava nei comuni delle dimensioni di Bagheria uan attività edilizia che non fosse regolamentata da un Piano regolatore generale (a Bagheria vigeva sino ad allora un piano di fabbricazione, strumento molto più labile ed elastico).

La notte del 31 agosto 1968, notte che si protrasse però sino all'alba, la Commissione eilizia approvò circa trecento di quelle che un tempo si chiamavano licenze edilizie, creando quindi una provvista di centinaia di opportunità edificatorie che fecero sentire i propri effetti sino all'inizio degli anni '70.

Possiamo figurarci cosa accadde quella notte in cui in teoria avrebbero dovuto essere esaminate e controllate centinaia di pratiche edilizie: di tutto e di più.

Nella nostra memoria è rimasta solo la presenza sino a notte fonda di centinaia di persone che come formiche salivano e scendevano ininterrottamente dal comune.

Si continuarono pertanto a costruire condomini con costi di appartamenti irrisori (circa 20 milioni di media), e c'erano professionisti che ne compravano anche due- tre non appena si apriva il cantiere; e la zona Caravella continuava ad espandersi con gli stessi criteri  di prima, cioè a capocchia.

Malgrado la mobilitazione sui giornali e le battaglie portate avanti al comune viene costruito un imponente complesso edilizio di 165 appartamenti proprio di fronte la scuola media 'Carducci'.

Esauritasi la riserva però i nodi vennero al pettine: il piano regolatore affidato nel 1954 all'architetto Spatrisano non vide mai la luce, e quello successivamente affidato all'ing. Vitello non faceva passi avanti per le mire non sempre coincidenti tra gli interessi collettivi e quelli dei grossi proprietari di aree (Aiello, Galioto, Scaduto, Greco, Mineo, Scardina ecc..)

LA  PRIMA  ONDATA  DI  ABUSIVISMO  'POPOLARE'

All'inizio degli anni '70 in assenza di Piano regolatore generale, prima timidamente, poi sempre più alla luce del sole, sospinta sempre dalla larghissima disponibilità ecomico-finanziaria ( la pervasività dei soldi della droga, a Bagheria 'operavano' per conto di cosa nostra  due raffinerie di eroina, la crisi degli agrumi che divenne opportunità per gli uomini e la mafia dello 'scafazzo') e dalla fame di case prende il via la prima ondata di abusivismo edilizio 'popolare' 'spontaneo' o 'di necessità' che durerà esattamente sino al 19 giugno del 1976, data in cui l'assessore regionale Tepedino, pubblicherà sia pure con due 'stralci' significativi ( 50 m. a nord e sud della prevista nuova  via Mattarella e il territorio di Aspra) il decreto di approvazione del Piano regolatore generale di Bagheria, che sembrava lo strumento essenziale per mettere fine all'abusivismo selvaggio.

Attorno al vecchio perimetro urbano nascono così i primi agglomerati abusivi: Casaurro- Coglitore, Dietro Certosa, Angiò, Mole,Sant'Antonino ecc...

Quartieri con le strade tracciate ad occhio, senza alcuna previsione di spazi comuni e servizi, con strade che all'improviso diventano vicoli ciechi, senza fognature e talora con grosse difficoltà ad avere installate le utenze idriche ed elettriche, insomma quelli che nel linguaggio corrente divennero i quartieri abusivi o spontanei per indorare la pillola.

Il potere politico del tempo, tollera e talora incoraggia il fenomeno, perchè politicamente questo laissez faire, laissez passer è redditizio: ci sono stati al tempo politici, qualcuno ancora vivente, che sull'abusivismo edilizio costruirono la popria carriera politica, e non solo.

In realtà come vedremo poi, il Piano regolatore generale che verrà approvato, lo ripetiamo, il 19 giugno 1976, anzichè agire da freno, paradossalmente incoraggiò anzi scatenò l'abusivismo popolare rendendolo una sorta di tsunami che tutto e tutti sommerse e travolse.

il video che segue è stato realizzato nel gennaio 1976 da Giuseppe Saitta durante lo sciopero per il piano regolare generale

Continua...