Riccardo Galioto apre a Palermo il primo “Circolo del Cuore” in Italia di Alfio Marchini

Riccardo Galioto apre a Palermo il primo “Circolo del Cuore” in Italia di Alfio Marchini

Politica
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Riccardo Galioto 27 anni, giovane imprenditore, la politica l’ha nel proprio Dna. Appartiene infatti ad una antica famiglia bagherese che da sempre si è contraddistinta nel comprensorio per l’impegno politico, per la cultura e per l’impresa.

Una famiglia che negli anni ha espresso numerosi rappresentanti politici: da Michelangelo Galioto, deputato nel 1946 all’Assemblea Costituente, all’Avv. Gino Galioto, negli anni ‘60 e ‘70 maggiorente della D.C. locale e provinciale vicinissimo alla corrente di Piersanti Mattarella e dell’ex sindaco di Bagheria Silvestre Cuffaro illuminato scultore, fino, in tempi più recenti, al senatore dell'Udc, Vincenzo Galioto.

Nei giorni scorsi, in occasione della visita in Sicilia di Alfio Marchini, Riccardo Galioto ha aperto a Palermo il primo “Circolo del Cuore”, attorno a cui convogliare quanti si riconoscono nel progetto politico-sociale del futuro candidato sindaco della capitale.

"Infatti, quello aperto nella nostra città – dice Galioto – è il primo dei tanti circoli che vedranno la luce nei prossimi mesi in tutta Italia. E' già da qualche anno che con Marchini ragioniamo su come uscire dalle logiche dei partiti ed aprirsi all’impegno civico. Come noi , tanti amministratori locali sono determinati ad uscire da queste logiche partitiche e mettere l’interesse dei cittadini al centro del proprio operato. Il movimento di Alfio Marchini farà loro da supporto in questa coraggiosa battaglia della società civile contro il populismo. Abbiamo un gruppo di giovani straordinari, pieni di idee e di voglia di realizzarle, e una nutrita squadra di anziani saggi che, non solo in Italia, ci segue con attenzione. Del resto, abbiamo sempre creduto nell’alleanza tra generazioni come chiave per i grandi cambiamenti”.

- Da cosa nasce la sua adesione al progetto di Marchini?

“Con una battuta, posso dire di respirare politica da quando sono nato. Dopo avere contribuito allo sviluppo dei valori della Fondazione Liberal di Ferdinando Adornato, dopo avere lottato strenuamente ma invano, affinché dentro l'Udc avvenisse un necessario ricambio della classe dirigente regionale– cosa che mi ha convinto nel 2013 a dimettermi da tutti gli incarichi di partito – ho preferito fare altre scelte”.

- E cioè?

“Diciamo che l'incontro con l’amico Alfio Marchini è stato illuminante. Fin da subito abbiamo cominciato a ragionare su come offrire l’ esperienza romana del suo progetto civico alla nostra meravigliosa Sicilia, una regione costretta all’immobilismo economico e commerciale pur avendo potenzialità infinite per collocazione geo-politica e per patrimonio culturale. Insieme vogliamo provare a cambiare questa terra e superare una classe dirigente che deve andare in pensione e senza privilegi. Insieme dobbiamo dare impulso al vero senso civico e non prestare il fianco al facile populismo che ci porterebbe fuori strada”.

- E quindi che “ricetta” politica suggerite?

“Per raggiungere dei reali obiettivi di sviluppo bisogna che alla disillusione e alla rabbia subentri l'impegno e la partecipazione. Dobbiamo tornare al concetto di appartenenza: non è più possibile tenersi fuori da tutto... non sopporto chi sceglie l'indifferenza. E' ormai il tempo di metterci tutti cuore e faccia. La ricetta, chiamiamola così, non la potranno più scrivere i partiti tradizionali o quei movimenti che fanno riferimento ad apparati clientelari che qui in Sicilia, spesso, sono rappresentati da deputati regionali che salvaguardano esclusivamente una poltrona ricca ma indecente. Bisogna attrezzarsi per presentare sin dalle prossime elezioni amministrative delle liste civiche con il coinvolgimento delle migliori risorse della società civile; basta con il consociativismo dei partiti che di giorno fingono di combattersi e di notte si accordano e si spartiscono interessi e opportunità”.

- Che cosa rappresenta per lei Bagheria e, a suo parere, che cosa andrebbe fatto per lo sviluppo del territorio?

“Innanzitutto ci vorrebbe una pacificazione sociale e politica, ma ritengo che la cosa più importante e urgente sia la ricostituzione della nostra comunità, intesa in senso globale... quella comunità che oggi non esiste più. Ricominciamo dunque dalle parrocchie, dalle scuole, dalle associazioni di volontariato, dalle associazioni sportive... proviamo a ritrovare il senso di appartenenza e quelle giuste sinergie per non disperdere le nostre immense potenzialità. Basta con le divisioni, basta con il voler fare a tutti i costi le prime donne per poi consegnare il proprio patrimonio sociale e culturale al politico estraneo di turno, in cambio di miseri favori personali. Mi rivolgo, insomma, a tutti quelli che hanno a cuore il futuro di Bagheria”.

- Il suo è quindi un appello a tutti i bagheresi...

“Assolutamente sì. Bagheria rappresenta una grande opportunità inespressa, un centro non solo residenziale le cui potenzialità imprenditoriali del patrimonio storico e monumentale invidiato da tutti e conosciuto in tutto il mondo, sono oggi lasciate al totale degrado da una classe politica distante dai cittadini e dalla realtà del territorio. Con i nostri tesori dovremmo poter creare posti di lavoro e quindi crescere come comunità ricca, consapevole e orgogliosa delle proprie radici. In questi mesi dovremo lavorare per farci sentire a tutti i livelli: comunale, regionale e nazionale. Dovremo lavorare per predisporre un piano di sviluppo rivolto al cambiamento del territorio ed alla formazione di una nuova classe dirigente”.

- D'accordo, ma in concreto che proposte avanzate?

“La risposta è semplice: proporremo poche regole, chiare e uguali per tutti. Bisogna anzitutto ripartire dai servizi offerti al cittadino: strade, decoro urbano, sviluppo di una nuova coscienza di vivere civile. Non basta coprire le buche e togliere l’immondizia per strada per poter dire di aver amministrato al meglio una città... qui siamo nell'ambito di normali diritti di cittadinanza, di prerequisiti che non possono essere negati in una comunità che voglia definirsi “normale”. Ci vuole anche una nuova politica del trasporto pubblico e del turismo - emblematica in questo senso è la condizione in cui versa il borgo marinaro di Aspra, che deve diventare il nostro centro principale per il rilancio del turismo estivo. Serve una logistica funzionale e moderna a supporto delle attività produttive, che si sposi con la riduzione del peso della burocrazia. Serve, infine, una nuova politica agricola che punti al rilancio produttivo di territori come quello bagherese che in questi decenni è stato impoverito da logiche politiche che definire miopi è già fin troppo generoso. Un suo peso negativo l'ha svolto anche quell'antimafia parolaia e opportunista, fatta di proclami e inutili megafoni, che troppo spesso è servita solo a lucrare ed a costruire brillanti carriere”.