La previsione formulata da diversi organi di informazione, livesicilia.it tra tutti, è stata confermata: il Consiglio dei ministri ha deliberato l'impugnativa della legge della Regione Sicilia n. 19 dell'agosto 2015, "Disciplina in materia di risorse idriche", per la presenza di articoli che esorbitano dalle competenze regionali e contrastano quindi con la Costituzione.
Lo rende noto il comunicato della presidenza del Consiglio. "Numerose disposizioni - spiega la nota governativa - contrastano con le norme statali di riforma economico sociale in materia di tutela della concorrenza e di tutela dell'ambiente, spesso di derivazione comunitaria, eccedendo in tal modo dai limiti posti alle competenze regionali. In caso di approvazione di una nuova normativa da parte dell'Assemblea regionale siciliana che riveda completamente il testo, il Governo potrà valutare l'opportunità di riesaminare il ricorso".
Uno dei punti contestati fa riferimento anche alla gestione diretta delle acque da parte dei comuni singoli, organizzati sotto forma di sub-ambiti, evento subordinato al consenso della Regione, così come ha fatto Bagheria.
Ma analogo articolo votato nella legge sull'acqua in Liguria è stato cassato dalla Corte costituzionale, che considera obbligatoria la gestione di alcuni servizi da parte di raggruppamenti di comuni o di consorzi; c'è pertanto da prevedere che lo stesso avverrà per la Sicilia.
Peraltro la nostra Regione non ha a quanto pare alcuna intenzione di opporsi in giudizio davanti alla Corte suprema, bensì come recita un comunicato del governo regionale "sulla base del confronto giá avviato con il governo nazionale, convocherà immediatamente la commissione parlamentare, l'assessore competente e l'ufficio legislativo e legale della Regione, per valutare insieme gli atti necessari da compiere per superare il problema".
C'è insomma la volontà di superare le criticità della legge di concerto con lo Stato.
