C’è una sorta di convitato di pietra nella attuale vicenda politica bagherese che, per comodità e brevità chiamiamo “crisi”, ma la cui esatta definizione stentiamo a trovare.
Il convitato di pietra di cui parliamo è l’U.D.C., il partito che ha avuto una significativa affermazione alle recenti elezioni provinciali, e che al Comune si avvia dopo sei anni di opposizione ad entrare nelle maggioranza che governa la città , assieme al P.D. e ad altre formazioni minori.
Ha colpito in questi mesi il silenzio e l’assenza pressocchè totale dal dibattito politico di questo partito, che pure qualche spiegazione ai suoi elettori e alla cittadinanza tutta la dovrebbe senz’altro dare.
Praticamente nessuna dichiarazione del segretario cittadino Beppe Notaro, o di Filippo Tripoli capogruppo al Comune o di altri esponenti di rilievo: niente di niente
Una riservatezza che ci sembra francamente eccessiva, considerato il dibattito che sta vedendo impegnati partiti, gruppi consiliari e l’attenzione con cui i bagheresi giustamente seguono questa “rivoluzione” politica.
Perché questo silenzio?
Solo uno “stitico” comunicato di dieci righe, che risale ad oltre un mese fa, preceduto dalla ormai canonica giaculatoria antimafia cui segue una striminzita elencazione delle questioni sulle quali si sarebbero confrontati con Sciortino. Tutto qui.
In assenza pertanto di prese di posizioni pubbliche, ci possiamo solo esercitare a formulare delle ipotesi: e non è esercizio vacuo o retorico, perché sin dall’inizio noi sosteniamo che questo “ incontro” sicuramente nuovo tra UDC e PD avrebbe potuto, se adeguatamente motivato, se argomentato con convinzione e chiarezza, essere compreso e giustificato dai cittadini.
Si è invece scelto di procedere con una trattativa “vecchio stile” e di basso profilo, nel chiuso di pizzerie e di sedi talora poco istituzionali.
Ma questi strani silenzi fanno sembrare che quella che si sta svolgendo sia una, ci si faccia passare il termine, spregiudicata operazione di trasformismo politico e di potere, e che nella realtà l’U.D.C.. stia entrando quatto quatto nella “stanza dei bottoni” dalla porta di servizio, che qualcuno ha peraltro furbescamente aperto dall’interno.
Ed alla fine però i protagonisti di questa partita, uomini e partiti coinvolti (P.D. e U.D.C. innanzitutto) corrono il rischio di pagare caro fra tre anni in termini politici, questo passaggio confuso, le cui motivazioni e il contesto in cui è maturato ancora oggi sfuggono.
E questo sarebbe ancora il meno: molto più serio e grave sarebbe che da questa alleanza non venisse niente di buono per noi bagheresi: e queste defatiganti trattative che vanno avanti da settimane se non da mesi, e di cui nessuno sa veramente di cosa si stia discutendo, questi rinvii palesemente pretestuosi, questa confusione di gruppi che si formano e l’indomani si squagliano, stanno sostanzialmente svilendo e svuotando di significato quella che poteva essere una buona intuizione:
Una unità forte e consapevole su contenuti veri tra le forze politiche più importanti e responsabili per salvare la città.
Avremmo apprezzato questa svolta se, per esempio, ci fosse la ragionevole garanzia che il primo frutto dell'alleanza sarebbe stato di evitare, come si teme, già per settembre, la ormai solita “emergenza rifiuti”. Ecco già questo ci avrebbe potuto convincere dell’utilità di questo strano “giro di valzer” tra P.D. e U.D.C.
Allora perché il silenzio?
Forse perché non si voleva turbare un clima, con la paura che il troppo clamore facesse sfuggire un’occasione così ghiotta che si presentava all’UDC, che dopo una traversata del deserto durata appunto sei anni, finalmente tornava a intravedere l’oasi fresca e rassicurante del potere?
O perché c’è qualche fronda, inevitabile, così come è avvenuta nel Partito Democratico, di qualche frangia del partito, che non è convinta della scelta che si sta facendo?
Ma anche questo sarebbe stato giusto che l’opinione pubblica sapesse.
O ancora: perché sarà difficile andare a motivare con il proprio elettorato ed a spiegare ad una opinione pubblica che non è poi tanto distratta e di corta memoria, da non ricordare che un sindaco, Biagio Sciortino, che appena ieri era una vera e propria iattura per la città all’improvviso con il “bacio” dell’U.D.C. si sia trasformato di colpo da rospo in principe azzurro, come succede nelle favole?
O forse tutto questo messo assieme?
Forse i nostri amici dell’U.D.C. non riescono a cogliere che la trasparenza e la chiarezza delle scelte e della vita interna di un partito , non sono solo condizione per la democrazia intrinseca allo stesso partito, ma sono altresì condizione per la democrazia dell’intera società.
Viviamo in una realtà territoriale importante in cui ci sono tre periodici di carta stampata, corrispondenti dei maggiori quotidiani regionali, e ben tre siti di informazione quotidiana on line: le riunioni, gli incontri, le trattative, lo ricordino, i nostri amici di tutti i partiti dovrebbero concludersi con dichiarazioni e comunicati, per fornire una vera informazione e non trincerarsi dietro motivi di riservatezza per non dire alcunchè: l'eccesso di riservatezza può sconfinare nel desiderio di nascondere la realtà dei fatti, o per evitare che l'opinone pubblica "disturbi" il manovratore.
E questo non è corretto.
Fatto sta che una scelta politica così rilevante e inedita, in una Regione in cui l’U.D.C. porta le stimmate di Totò Cuffaro, e in un paese, Bagheria, di quasi 60.000 abitanti, tra i primi dieci della Sicilia e tra i primi 100 d’Italia, quello che sta accadendo doveva trovare ben altro supporto politico, ben altra trasparenza, e l’intervento di ben altre autorevoli voci , la cui assenza ad oggi preoccupa.