L’elemento più vistoso in questa fase della crisi apertasi (ormai non ricordiamo quasi più quando e perché) nell’Amministrazione comunale di Bagheria, rimanda agli scontri a colpi di lettere e comunicati ...
Ora noi non sappiamo, e non crediamo, se dobbiamo essere sinceri, che quello di far esplodere la litigiosità nella sinistra, fosse uno degli obiettivi di questa strana crisi. In ogni caso al di là probabilmente della stessa volontà e consapevolezza di Biagio Sciortino, l’obiettivo raggiunto dalle forze moderate non è di poco conto.
Dopo lo spettacolo di questi giorni, si rende di fatto impraticabile per i prossimi lustri qualunque progetto e strategia futura del centrosinistra di governo della città, chiunque venisse chiamato a rappresentarla. Perché, è inutile nasconderlo; ma il risultato per ora più importante per le forze del moderatismo è proprio questo.
Essere riusciti ad offuscare e a far perdere credibilità ad una prospettiva riformatrice che aveva segnato gli ultimi cinque-sei anni di politica bagherese, e cioè di un centrosinistra che pur minoranza elettorale, con accorte strategie, con liste civiche efficaci e candidature credibili (Fricano e Sciortino), aveva preso in mano le redini di questa città.
Sul come il centrosinistra abbia gestito questa opportunità, e abbia amministrato per oltre cinque anni Bagheria, ci sarà tempo per una riflessione. E saranno considerazioni amare che comunque andranno fatte, anche perché una buona mano nel far dissolvere la speranza, l’hanno data proprio gli amministratori del centrosinistra di questi anni. La cosa che in questo momento ci preme è capire e far capire chi e perché, e da cosa siano state innescate questa litigiosità e queste contrapposizioni.
Il catalizzatore pensiamo sia stata soprattutto la sconfitta elettorale delle provinciali: un risultato che erroneamente è stato rapidamente e silenziosamente archiviato, ed attribuito alle difficoltà che in ogni parte della Sicilia il P.D. aveva incontrato.
Un risultato elettorale negativo che ha coinvolto anche Sinistra Democratica, rimasta senza rappresentanza parlamentare nazionale e regionale.
E sono le sconfitte, che nei partiti, danno l’avvio alla resa dei conti, mai le vittorie dietro le quali si riesce a nascondere tutto.
Ritrovarsi a Bagheria con un partito con poco più di 3.000 voti e una percentuale poco superiore al 10%, quando la somma di Diesse e Margherita faceva pensare ad un partito del 25% è stata una brutta botta.
Una analisi seria e coraggiosa avrebbe dato significato alle scelte che sono seguite e che rischiano invece di essere fraintese.
Peraltro le condizioni iniziali della trattativa, avviata di fatto ai primi di maggio, sono mutate e quello di presentarsi ad un tavolo di confronto con questa sconfitta sulle spalle non ha certo aiutato, quando dall’altra parte c’è un partito come l’U.D.C. reso baldanzoso da un risultato elettorale premiante, che ora detta le condizioni per una alleanza.
Ed è inutile stare là a sgolarsi che l’alleanza se si farà, si farà sulla base di un programma del sindaco, che sinora nessuno ha visto e che viene protetto meglio di un segreto di stato.
Va detto, comunque, ad onor del vero, che se l’alleanza con l’U.D.C. fosse stata portata avanti con motivazioni “alte e altre” poteva avere anche un senso e una ragione.
Argomentata serenamente e con vera trasparenza, al di là di ideologismi e pregiudizi, non sarebbe stato affatto scandaloso,che una città in ginocchio potesse fare ricorso alle energie migliori, ad una sorta di “governo di salute pubblica” in cui mettendo in campo ognuno per la propria parte gli uomini migliori e più capaci e su un programma di quattro, cinque obiettivi centrali e strategici si sarebbe potuta trovare un consenso ampio per tirarsi fuori dalle secche (completamento programma dei lavori pubblici avviati, avvio di due-tre opere strategiche, svincolo e barriera frangiflutti, cura da cavallo per una macchina amministrativa a pezzi e per alcuni problemi quali il traffico e la qualità di vita a Bagheria e seria programmazione poliennale 2007/ 2013 delle risorse comunitarie, Moralizzazione e normalizzazione del Coinres, per es.)
L’alleanza sarà purtroppo un equilibrismo delicato di numeri, dosati con il famoso “Cencelli”.
Se a ciò si aggiunge una trattativa che avanti ormai da mesi, con azzeramenti e marce indietro, con mezze verità e mezze smentite, con batti e ribatti e che si sta sfilacciando sempre più in una serie innumerevoli di incontri, riunioni, assemblee, confronti e polemiche, si capisce bene come alla fine la montagna potrebbe partorire il topolino di una piccola giunta, con piccoli assessori,con un piccolo programma, senza quello slancio che certi processi richiedono, senza quei connotati di rinnovamento forte, e la convinzione e la consapevolezza che è una delle ultime occasione per dare una svolta vera a questa nostra città.
Rischia invece di sembrare alla fin fine la ricomposizione postuma di due vecchi tronconi della Balena bianca.