Salvatore Siragusa interviene sull'uscita di Cirano dal M5S

Salvatore Siragusa interviene sull'uscita di Cirano dal M5S

Politica
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L’uscita di un componente da un gruppo, da una squadra, da un progetto è sempre fonte in primo luogo di un sentimento di tristezza, prima che di disappunto ma è e deve essere anche naturale fonte di riflessione all’interno del gruppo stesso.

Il gruppo del MoVimento 5 Stelle di Bagheria, composto non solo da sindaco, amministrazione comunale e consiglieri comunali ma anche da numerosi attivisti senza alcuna carica elettiva è sempre in costante contatto, grazie alla presenza di un Deputato Regionale, con il Gruppo Parlamentare dell’Assemblea Regionale Siciliana, che continua a manifestare la massima fiducia e la massima stima a tutto il gruppo bagherese, oltre che l’apprezzamento per il lavoro fin qui svolto nell’amministrare una realtà difficile e complessa come quella di Bagheria.

Il gruppo del MoVimento 5 Stelle di Bagheria, è e resta un gruppo solido, coeso, unito.

Le decisioni all’interno del gruppo sono prese in maniera democratica e trasparente, con un continuo confronto tra le idee, anche differenti, che si manifestano in ogni possibile occasione di incontro. Il sindaco e gli assessori non hanno mai mancato, nonostante gli innumerevoli impegni e le imponenti difficoltà nel relazionarsi con tutte le componenti del gruppo del MoVimento 5 Stelle di Bagheria, oltre che con la cittadinanza, aggiornando costantemente e fedelmente sulle cose fatte e sulle iniziative da intraprendere, senza mai sottrarsi al dibattito ed al confronto e facendo tesoro del contributo di tutti.
Si fanno errori, nessuno è infallibile e nessuno ha la bacchetta magica, ma non manca il dibattito, il confronto e la democrazia.

Non riconoscersi più in un gruppo, in una squadra, in un progetto è cosa da mettere in conto, può accadere; ma fare parte, da eletto soprattutto, del MoVimento 5 Stelle, implica anche la costante e forte consapevolezza, che quando in questo gruppo, in questa squadra in questo progetto non ci si riconosce più, non basta “girarsi dall’altra parte e guardare altrove”, non basta appellarsi all’assenza del vincolo di mandato, occorre un semplice atto di coerenza, occorre fare un passo indietro, dimettendosi dalla carica elettiva ricoperta.

Questo perché l’eletto del MoVimento 5 Stelle sa ed ha accettato all’atto della candidatura di essere un portavoce, di essere un rappresentante, oltre che dei cittadini, del gruppo, della squadra e del progetto che lo hanno candidato. Il vincolo di mandato o meglio la sua assenza non deve essere un pretesto legislativo ancorché costituzionale, un appiglio giuridico, da usare come paravento per giustificare tutto ed il contrario di tutto, per l’eletto del MoVimento 5 Stelle vi è un vincolo morale forte stabilito con gli elettori, con i cittadini, con il proprio gruppo e soprattutto con il simbolo che si rappresenta, che lega a doppio filo il proprio percorso all’interno delle istituzioni. Perché l’eletto del MoVimento 5 Stelle non ha voti propri, nessuno di noi è stato eletto grazie al proprio “bacino elettorale”, siamo stati eletti grazie al lavoro di un gruppo che, in maniera completa e totale, si è speso e ci ha messo la faccia e siamo stati eletti grazie ad un simbolo senza il quale ognuno di noi non sarebbe mai potuto arrivare ad essere sindaco, consigliere comunale, deputato regionale, nazionale o europeo.

Questo è il MoVimento 5 Stelle, nel quale il vincolo di mandato è vincolo morale che lega ed unisce un gruppo verso un obiettivo comune, che a differenza dei partiti tradizionali in cui questo vincolo, ben presente seppur mascherato, si chiama “disciplina di partito” e genera franchi tiratori, correnti, voto in dissenso, spaccature, fratture, “cambi di casacca”, impone le dimissioni dalla carica ricoperta, quale gesto di coerenza e rispetto del vincolo morale stesso, laddove non ci si riconosca più nell’obiettivo comune e nel percorso intrapreso.

Ma l’obiettivo comune è appunto una sintesi comune di idee diverse ed il percorso è intrapreso insieme ad altri, non si può pensare di non riconoscersi più solo perché la propria idea o la propria posizione sono minoritarie (o uniche) all’interno di un gruppo, quando non addirittura in antitesi agli stessi valori fondanti del gruppo stesso, questo significa non aver compreso fin dall’inizio quelli che sono gli obiettivi, quello che è il percorso ed in buona sintesi quelli che sono i valori fondanti del gruppo stesso ed in questo caso è ancor più urgente e necessario dimettersi dalla carica elettiva ricoperta perché significa che di quel gruppo non si è mai realmente e soprattutto moralmente fatto parte.