Sciortino: io speriamo che me la cavo

Sciortino: io speriamo che me la cavo

Politica
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Succede che in una intervista ci si scordi di fare la domanda più importante, quella che, e lo diciamo con cognizione di causa, è poi quella più semplice, la più diretta e immediata.
La domanda non l’abbiamo fatta, ma la risposta l’abbiamo avuta.
Perché questa crisi, questo rimpasto, questa riflessione, questa che noi oltre due mesi fa chiamammo già “ribaltone” ?
Quale è il motivo vero, la ”ratio”, come si suol dire?

Noi lo sospettavamo, ma la prova l’abbiamo avuta in circa una ora di chiacchierata con B.Sciortino, impegnato in questi giorni nella ricomposizione di un puzzle, i cui pezzi sembrano fatti però di ricotta, si disfano e si frammentano, non reggono “l’espace d’un matin”.
La riportiamo questa discussione, rielaborando in maniera rigorosamente fedele, quanto detto.

Ce ne dice tante, tantissime di cose il sindaco in un’ora circa di chiacchierata, con le solite telefonate (il traffico di Corso Umberto, la monnezza, ecc..), e via via che la discussione va avanti prende corpo il pericolo che avvertono in questi giorni quanti, come noi sono adusi a dare alla politica oltre alla dimensione (e lo diciamo senza alcun intento di offendere) di “mediazione di interessi e di potere", che ne è lo si voglia o no una componente essenziale, anche una dimensione “altra” e se vogliamo “alta”.
Che cioè quella che dovrebbe essere, malgrado tutto, una trattativa politica divenga un estenuante mercato, una specie di suk arabo, un tira e molla in cui tutto si frantuma e si sminuzza sul “do ut des”, con dei foglietti cui si aggiungono o si cancellano nomi in un vortice indecifrabile, con diktat e ultimatum, promesse e pretese.

Per questo cercheremo di far capire il perché e il percome di quello che sta avvenendo in questi giorni e di descrivere quello che si definisce “lo stato dell’arte”.
Da qualche tempo Sciortino, che sciocco non è, ha capito di avere perso lo smalto di due anni fa, quando sull’onda di un simpatia e apprezzamento popolari aveva sconfitto avversari sulla carta più quotati.
Per colpa sua soprattutto, ma non solo. Vi risparmiamo questa analisi a ritroso, non perché inattuale, ma perché appesantirebbe, al di là del sopportabile, il nostro ragionamento.

Sarebbe però già una grande cosa se nella nuova giunta si evitassero alcuni degli errori, anche grossolani fatti sinora, sia in tema di scelte di uomini, che in tema di scelte di governo della città.
Il voto di Aprile, ma soprattutto quello di Giugno, sono state la prova provata, che una rielezione di Sciortino, con le attuali forze che lo sostengono sarebbe un’utopia.
Da qui nasce l’idea, qualche tempo fa, di un coinvolgimento del Partito di Cuffaro e Romano.

E non perché la maggioranza di Sciortino, che pure vacillava e andasse spesso sotto (ma più per assenza dei suoi che per preponderanza dell’opposizione) avesse problemi particolari: in fondo approvato il bilancio e trovata la solidarietà sulle questioni di interesse generale (area artigianale in specie), non aveva granchè da temere dall’opposizione. E poi sarebbe bastato, e se ne parla da quasi un anno, di legittimare il ruolo delle due liste civiche che avevano ognuna due consiglieri, e che in tante occasioni votavano con la maggioranza.

Nell’entourage del sindaco aveva preso corpo l’idea che, sostenuto dal Partito Democratico, da una eventuale sua lista (del Sindaco) e dall’U.D.C., Biagio Sciortino avrebbe buone possibilità di giocarsela fra tre anni, magari al ballottaggio.
La speranza, peraltro legittima, di Sciortino è anche che, con una serie di cantieri che vanno a chiudersi, Corso Umberto, Piazza Stazione, Palazzo Butera, Strada Scotto Lanza, Piazza Vittime della mafia, e con altri che andrebbero ad aprirsi, Depuratore , Barriera frangiflutti, e Svincolo autostradale, e correggendo la sciagurata politica su consulenze e incarichi, (che più che guadagnare voti ne fa perdere e anche tanti), ci fossero i presupposti per potere convincere un elettorato in larga parte disamorato dell’attuale sindaco, e garantire la rielezione.

Funzionerà? L’U.D.C. ci starà? E soprattuttol’U.D.C. sarà àncora di salvezza, o si potrà trasformare in zavorra che lo porterebbe definitivamente a fondo, salutandolo magari alla vigilia del voto con tante scuse, per andare da solo? Sono tutti interrogativi per i quali una risposta non c’è. Tra l’altro, queste riflessioni fatte alcuni mesi fa rischiano anche di essere superate dagli eventi.
Dopo il 15 Giugno a fronte di un Partito Democratico, piegato e mortificato, che solo nella personale affermazione di Tornatore riesce a trovare motivo di consolazione, c’è un centro destra scatenato non solo nei numeri, ma che stavolta viene fuori con figure (Lo Meo e Di Salvo per intenderci) di spessore, con un largo seguito e considerazione popolari, e che vorranno sicuramente giocare un ruolo nelle prossime vicende comunali.

Ed inoltre il consiglio comunale nelle ultime settimane sembra un albero all’epoca della fioritura: fioriscono gruppi, sottogruppi, formazioni, che si moltiplicano come per gemmazione ed hanno una caratteristica, per così dire,“unitaria”, e cioè che sono formate da un solo consigliere, che ha però alle spalle un capocorrente comunale, provinciale o regionale, che di diritto o di rovescio partecipa alla trattativa.
E Bagheria fa un po’ gola a tutti, grandi e piccini.

E nelle riunioni che sono in realtà faccia o faccia, si cerca di ritrovare il bandolo della matassa, ma la coperta è sempre troppo stretta; ed il pericolo che noi avvertivamo sta prendendo corpo, e lo dobbiamo dire per onestà intellettuale, non solo per colpa del Sindaco.
Che quello che doveva essere un serio tentativo di rilancio su basi rinnovate, su un nuovo slancio politico e ideale, divenga un rituale stancante e defatigante alla fine del quale avremo cambiato solo un paio di assessori, senza neanche la garanzia che siano migliori di quelli che andranno via.

Per la cronaca: il sindaco ha visto già i “civici” da lui sollecitati a creare aggregazioni, e vedrà l’UdC, che con molto garbo istituzionale, ha già fatto sapere che ascolterà quanto avrà da dire il sindaco, ma sapendo già di avere le carte migliori in mano.

Per chiudere vogliamo ripeterlo a quanti, in questo momento, hanno responsabilità nella gestione di questa vicenda, al di là del colore politico: è una occasione unica per rimeditare le ragioni di una alleanza, per correggere errori, per far prevalere sugli egoismi di partito e sui piccoli interessi della propria botteguccia, gli interessi di una comunità.
Non lasciate cadere questa opportunità. L’intervista? Se leggete attentamente c’è dentro tutta.