Urgono rianimatori per la giunta Sciortino

Urgono rianimatori per la giunta Sciortino

Politica
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E’ cominciata da appena una settimana la ricognizione avviata da Biagio Sciortino e che dovrebbe portare nel breve periodo, ad un allargamento della maggioranza, ad una ridefinizione degli obiettivi programmatici e ad un rinnovamento della squadra:
il tutto per affrontare e, si spera, risolvere i problemi di Bagheria, che non sono né pochi né semplici.
Non finirà presto, ne avremo probabilmente per tutto il mese di luglio. Dovremo tornarci.

Ci interessa però segnalare una prima anomalia tutta bagherese: il sindaco Biagio Sciortino, non ha di fatto una “appartenenza” politica; anche perché i partiti che lo hanno candidato (Progetto x Bagheria, e Bagheria Popolare) di fatto non esistono più.
Sciortino guarda con "attenzione" al Partito Democratico, senza però farne parte, e qualche mese fa nel periodo dei congressi, piroettò disinvoltamente, raccogliendo applausi dappertutto, dal congresso dell’U.D.C., alla assemblea fondativa di Sinistra Democratica, sino al congresso del Partito Democratico.
Solo sensibilità istituzionale? Forse.

Vede e sente spesso Totò Cuffaro, suo mèntore, confessore e padrino politico.
Ha cercato agganci con Raffaele Lombardo, e non disdegna, attraverso comuni amici, contatti con Beppe Lumia: insomma si muove, se non a 360°, quantomeno a 180°.
Non ha quindi un partito e un gruppo dirigente da cui riceve un mandato e a cui deve rendere conto, nel corso di queste trattative che conduce lui in prima persona, senza una delegazione accanto.
Potrebbe essere un vantaggio per un sindaco, l’essere libero dai condizionamenti di un partito, ma potrebbe rappresentare un limite anche grave, nel momento in cui non si capisce quando, con chi, e come si formino le sue opinioni, i suoi orientamenti, e le sue scelte, se in perfetta solitudine o male accompagnato.

Prima di proseguire è bene fare una, sia pure rapida, disamina delle forze in campo in consiglio. Il gruppo più numeroso è quello del Partito democratico forte di sei consiglieri, segue l’U.d.C. con cinque, Forza Italia con tre (o quattro?), e poi Sinistra Democratica con due, Bagheria popolare con uno (o due?), A.N. con due, il neonato P.d.L. con due e poi c'è la galassia dei “single”, dei “civici” e dei “migranti”, che si scompone e ricompone continuamente a seconda delle circostanze e dei bisogni.

Sinora la maggioranza si era, diciamo così, retta sui voti di P.D., di S.D., di Bagheria popolare,e su un atteggiamento di non disinteressata disponibilità dei quattro consiglieri ”civici”.
Ora capirete che non è impresa facile mettere assieme, partendo da questi numeri, una maggioranza di sedici consiglieri.

Il primo passaggio è stato, martedì scorso, l’incontro con i consiglieri P.D., alla presenza del coordinatore provinciale P.D., Passarello e di Andrea Zangara, assente però il direttivo del Partito, il che ha subito suscitato qualche malumore, pare immediatamente chiarito.
Il mandato? Cercare di allargare la maggioranza “aprendo” alle forze moderate: detto fuori dalle piccole ipocrisie della terminologia politica: all’U.D.C.
C’è subito un problema, anzi due che Sciortino tende ad affrontare “preliminarmente”.

Castronovo e Amato hanno fatto sapere senza troppa diplomazia, che loro e l’U.D.C. si ritengono alternativi, e citano il voto sull’ex Poste e la materia urbanistica che considerano una sorta di pietra di paragone e discriminante.
Se ci sarà l’U.D.C., non ci saremo noi, dicono senza mezzi termini. Bel problema.
Lasciando a terra Sinistra Democratica, il sindaco rischierebbe di scoprirsi a sinistra, cosa che nel tempo potrebbe rivelarsi un disastro.
Doveva esserci un incontro venerdì scorso con i consiglieri di S.D., che è stato però rinviato.

C’è poi l’U.D.C. che non è affatto unito nelle tendenze “ministerialiste”: qualcuno spinge, perché sa che c’è molto da spartire e si aprono prospettive interessanti, qualche altro teme che questa vera e propria “inversione a U”, non verrebbe capita dall’elettorato, e quindi sarebbe più opportuno, considerato anche il successo ottenuto con Bartolo Di Salvo alle provinciali, stare fuori per cercare di cogliere un risultato pieno, magari fra tre anni.
Ed è per questo che intende porre a Biagio Sciortino condizioni capestro: autocertificazione del fallimento di una politica e di un programma; marcamento “a uomo” delle iniziative del sindaco; “abiura” rispetto a molte delle scelte fatte sinora; assessorati tanti e pesanti; la presidenza del consiglio, che si è rivelata uno dei ruoli di massima visibilità, e che se gestito con autorevolezza e imparzialità può costituire una postazione dove l’esperienza e i contatti possono funzionare da trampolino di lancio per ben altre imprese.

Ma anche Sciortino intende dare al rapporto con l’U.d.C. una valenza strategica: anche lui vorrà la garanzia che fra tre anni potrà essere il candidato di una eventuale coalizione P.D-U.d.C..
E naturalmente, anche di fronte a questa eventualità, l’U.d.C. nutre parecchie riserve.
L’incontro dovrebbe svolgersi oggi, lunedì: staremo a vedere.
Sciolto il nodo, U.d.C. sì, U.d.C. no, allora le cose dovrebbero semplificarsi (o complicarsi).

Ripartendo da quello che c’è, P.D., S.D. e cespugli residui di Bagheria popolare, andrà avviato il discorso con i “civici” sinora tenuti buoni con qualche pizza al Mata Hari o qualche pranzo da “Don Ciccio”; ma che ora vorranno vedere le carte di Biagio.
La sede degli incontri? Basterà un’auto anche di piccola cilindrata, perché i partecipanti saranno due o al massimo tre.
Hanno fatto da donatori Ciccio Lima, Antonio Prestigiacomo, Caterina Vigilia e Giuseppe Tripoli (ancora incerto): ora è arrivato il momento di incassare.
E in cassa c’è parecchio: 8 assessori (una norma non scritta prevede un assessore per ogni due consiglieri); il presidente del consiglio, un difensore civico, (retribuzione come quella del presidente del consiglio), tre revisori dei conti (un appannaggio di circa 20.000 Euro l’anno).

Lo diciamo senza alcuno scandalo: la politica è anche questo. Però fate presto, chè Bagheria non può più aspettare.
Ad oggi è prematuro parlare di assessori e di presidente del consiglio, lo faremo più in là.
Ma la cosa più vera, e più sensata ce l’ha detta un consigliere del P.D. che si può considerare la mente politicamente più avvertita di questo partito: se la “ripartenza” non avverrà sulla base di tre-quattro chiari riferimenti programmatici veramente condivisi, e sarà stata solo una banale operazione di spartizione di posti e prebende, allora Biagio avrà reso un pessimo servizio alla collettività.
E anche noi ci auguriamo che non sarà così.