Volevamo completare l’analisi sul risultato elettorale delle provinciali, prendendo spunto dalle preferenze raccolte dai vari candidati eletti e non, e dalle lezioni che da questi orientamenti dell’elettorato si possono trarre.
I risultati, e l’elezione, conseguiti da Lo Meo, Di Salvo, Ginotta e Tubiolo, non sono nati per caso, ma sono stati il frutto di un impegno e di un lavoro di lunga lena, ed è per questo che erano largamente prevedibili.
Erano candidature preparate da tempo, ed alla scadenza elettorale, i protagonisti sono arrivati preparati e rodati.
Diverso il discorso di Tornatore, Gargano, Mineo e Balistreri, anche se per ognuno di questi candidati si può fare un discorso diverso.
A partire da Tornatore, la cui candidatura, ricordiamolo, è arrivata, a due giorni dalla presentazione delle liste.
Quando chiedevamo ad esponenti, anche qualificati del P. D., a che punto fossero con la candidatura di Bagheria, e li avvertivamo sui ritardi che si stavano accumulando di fronte a partiti e candidati che da mesi “tratturavano”il territorio, ci guardavano con il sorrisino supponente di chi sa il fatto suo, e ci dicevano: “ci stiamo lavorando”.
Come dire: occupati dei fatti tuoi, che ne vuoi sapere tu di politica? e infatti.
Peccato però: Tornatore ha avuto un significativo riconoscimento, ha di fatto trascinato la campagna elettorale del P.D., ha acceso speranze vere di cambiamento, ha coinvolto giovani nell’impegno politico, è stato tra la gente nel senso letterale della parola, e nel buio di una sconfitta nera per il partito, la sua affermazione è un dato da intendere e un patrimonio da valorizzare.
Mineo e Gargano: erano in una formazione “corazzata” in cui ognuno dei candidati, “pettinava” l’elettorato di diritto e di rovescio; chi arriva per primo in un elettorato politicamentee organizzativamente poco strutturato, ma molto umorale è largamente favorito: e Lo Meo e Ginotta erano arrivati ben cinque anni prima.
Gargano ha tenuto botta, e forse rientra; Mineo era alla prima esperienza ed una “squadra” vincente non la si inventa in quattro e quattr’otto. Ci riproverà, supponiamo.
Lo Meo e Di Salvo, a Bagheria, ma crediamo per motivi diversi, sono stati le “guest stars” delle preferenze.
Entrambi si sono giovati di consensi trasversali, che sono andati molto, molto al di là dell’ambito strettamente di partito: i voti a Lo Meo contengono un giudizio positivo sul suo operato ed una lezione: si può lavorare per il proprio paese e il proprio territorio, senza mettersi rigorosamente il distintivo di partito.
Per Di Salvo è un voto che contiene un'attestazione di stima, su come ha svolto il suo compito di presidente del consiglio, ma anche di speranza. Da soli prendono più voti del Partito Democratico, e non è responsabilità di poco conto.
Starà a loro non mortificare e deludere le aspettative.
Balistreri e l’M.P.A.: in questo partito ha pesato la diaspora di Annibale Alpi, che sino all’ultimo minuto aveva sperato di potere essere il candidato della formazione, e, come poi si è visto, il consigliere provinciale. Alpi pertanto, candidandosi in Alleanza Azzurra, che ha sfiorato il 7%, e con un personale di preferenze di quasi 1300 voti (il 90% dei voti di lista) ha cercato di dimostrare, riuscendoci, che ”l’M.P.A. c’est moi”.
In conclusione quel 13 0 14% di cui poteva a buon diritto essere accreditato l’M.P.A., si scinde in due 6 e qualcosa, e a quel punto ha buon gioco Salerno, già sindaco di Belmonte.
Significativa l’affermazione dell’Italia dei Valori, che con Rosalia Amato ottiene un bel risultato, e anche se non “scatta” il consigliere, con i consensi ricevuti fanno eleggere alla Provincia due consiglieri donna.
Scontate nei partiti minori di sinistra e destra, le affermazioni a livello di preferenze dei locali, Tutino, Scavuzzo e Castronovo.
Due riflessioni finali.
La prima: siamo convinti che a Bagheria stia maturando dentro e fuori i partiti, una buona classe politica e di governo, che non sempre trova però adeguata rappresentazione nelle istituzioni: ma le persone preparate, oneste e capaci ci sono, e sono anche più di quanto noi pensiamo.
Ed infine: vogliamo ricordare a Gianfranco Ingrassia, che ha fatto l’appello per votare i candidati bagheresi che, in una epoca di globalizzazione, voler far tornare in auge i localismi e i campanilismi è sbagliato e controproducente.
Sarebbe come dire ai bagheresi, ai palermitani e agli italiani: comprate solo i prodotti del vostro paese, oppure, comprate solo nei negozi della vostra città; è una storia che sui mercati non ha senso.
E anche quello della politica, nel senso nobile, speriamo, della parola, è un mercato.
La buona politica e i buoni politici non sono prerogative dei "baarioti".