Il Tribunale dichiara il fallimento di Acque potabili: possibili disservizi nella distribuzione

Il Tribunale dichiara il fallimento di Acque potabili: possibili disservizi nella distribuzione

Politica
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Da tempo in liquidazione, l'Acque Potabili Siciliane., la società che fino ad oggi ha gestito il servizio idrico in 52 Comuni del Palermitano, tra cui Bagheria, è stata dichiarata fallita: la decisione è stata adottata dal Tribunale di Palermo.

La comunicazione è stata trasmessa anche al sindaco di Bagheria Vincenzo Lo Meo che segnala la eventualità di disservizi in questa fase in cui è scattata la protesta dei 206 dipendenti, la cui destinazione è ancora incerta.

Va ricordato che il servizio di approvvigionamento e distribuzione idrica nel comune di Palermo è gestito dall'Amap, mentre  29 comuni della Provincia non avevano aderito agli ATO idrici proseguendo nella gestione in house.

Il fallimento di “Acque potabili” è l’ulteriore dimostrazione del totale fallimento della gestione privata del servizio idrico in Sicilia, anche perchè in un recente referendum aveva trovato larga adesione la proposta di una gestione pubblica delle risorse idriche.

Il fallimento di “Acqua potabili”, infatti, rischia di gettare in mezzo alla strada altre 206 famiglie, che domani protesteranno davanti alla sede della Regione.

“Domani – ci dice Maurizio Terrani, segretario della Uil-Tec di Palermo (Tec sta per Tessili-energia-chimica, ovvero i lavoratori di questi tre settori) – scenderemo in piazza, a Palermo, per un sit-in, per difendere i posti di lavoro”.

 

In questa storia il Governo regionale ha gravi responsabilità. Fino a quindici giorni fa l’assessore all’Energia, Nicolò Marino, nel corso di una riunione, alla presenza dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali, aveva promesso il commissariamento della gestione del servizio idrico in questi 55 Comuni.

Il commissariamento, da parte della Regione, non è mai arrivato. In compenso è arrivato il pronunciamento del Tribunale, che, come già ricordato, ha dichiarato fallita la società.

Resta da capire che cosa succederà, adesso, in questi 55 Comuni e, soprattutto, chi tutelerà i posti di lavoro. La Regione fa orecchie da mercante, ed i comuni ancora una volta, come accaduto per il Coinres, si troveranno a dovere farsi carico di ulteriori costi di gestione di servizi.

Peraltro alcuni sindaci, e tra questi quello di Altavilla Milicia, Nino Parisi, hanno detto chiaramente di essere in grado con il proprio personale tecnico-amministrativo e di non avere alcuna intenzione di farsi carico di ulteriori oneri di personale.